Campi Flegrei, sciame sismico nella notte: scossa di magnitudo 3.9 in mattinata

Photo credit: Ingv

 

Uno sciame sismico intenso accende la paura nella notte tra venerdì 26 e sabato 27 aprile ai Campi Flegrei, nel Napoletano.

Dalle ore 3.38 è in corso uno sciame sismico nell’area dei Campi Flegrei. Sono i dati diffusi dall’Ingv, spiegando che “all’orario di emissione del comunicato sono stati rilevati in via preliminare 47 terremoti con magnitudo durata uguale o superiore a 0.0 (47 localizzati) e una magnitudo massima di 3.9“. L’evento maggiore è avvenuto alle ore 5.44. “La scossa di questa mattina è stata forte, 3.9 la magnitudo registrata dai sismografi dell’Osservatorio Vesuviano“, scrive sui suoi canali social il sindaco di Pozzuoli, Luigi Mazoni. Che prosegue: “Come accade in queste occasioni ci siamo attivati subito con i volontari della Protezione Civile e la Polizia Municipale. Al momento non si segnalano danni“. La conferma arriva anche dalla Protezione civile, che su Facebook avverte: “Dalle verifiche non risultano danni“.

C’è pure il commento del sindaco di Bacoli, altro comune dell’area. “È stata molto forte. L’abbiamo sentita tutti. Ed in tanti hanno avuto paura“, scrive suoi canali social Josi Gerardo Della Ragione. “Magnitudo 3.9. Ore 5.44. Con epicentro in mare, nel nostro golfo, davanti la costa di Bacoli. Voglio rassicurarvi, subito – avverte -. Non registriamo danni a cose e persone. Abbiamo ben percepito una nuova scossa legata al bradisismo dei Campi flegrei. Tra le più forti da quando stiamo rivivendo la recrudescenza del fenomeno sismico. Sono in contatto con l‘Osservatorio Vesuviano e la Protezione Civile Nazionale. Ho convocato il Centro Operativo Comunale e stiamo operando in sinergia con la Prefettura di Napoli. La situazione è sotto monitoraggio costante. Mi rendo conto delle preoccupazioni. Ma vi invito a mantenere la calma“.

Paura nella notte anche in Toscana. “Una nuova scossa di terremoto di magnitudo 3.0 è stata avvertita dalla popolazione tra Barberino di Mugello e la Val di Bisenzio“, scrive sui social il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani. “Sono circa 50 le scosse registrate nello sciame sismico, al momento non sono segnalate criticità“.

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Terremoto di magnitudo 4.7 in Friuli Venezia Giulia: nessun danno

Un terremoto di magnitudo4.7 è stato localizzato dalla Rete Sismica Nazionale alle ore 22.19 di ieri nella provincia di Udine, ad una profondità di 10 km. L’epicentro del terremoto è stato individuato a circa 5 km a sud ovest del comune di Socchieve (Udine), circa 46 km circa a nord di Pordenone e 47 km a nord-ovest di Udine. Tra le città con più di 50.000 abitanti più vicine all’epicentro, segnaliamo anche Treviso ad oltre 80 km di distanza. La Sala Situazione Italia del Dipartimento della Protezione Civile si è messa in contatto con le strutture locali del Servizio Nazionale della protezione civile. La scossa è stata avvertita dalla popolazione ma dalle prime verifiche non risulterebbero danni a persone o cose.

Questa mattina abbiamo riunito l’unità di crisi con i sindaci dei Comuni maggiormente colpiti dallo sciame sismico registrato ieri sera. Abbiamo già verificato che non ci sono feriti. È tuttora in corso invece la valutazione dei danni alle strutture e alle infrastrutture. Al momento non abbiamo rilevato situazioni importanti“, afferma l’assessore regionale alla Protezione civile Riccardo Riccardi. “Una squadra di tecnici della Protezione civile sta effettuando un’attenta e puntuale ricognizione sui territori interessati dal terremoto. In caso di necessità – sottolinea Riccardi – ci ritroveremo nel pomeriggio per capire quali potrebbero essere gli interventi da realizzare con urgenza“. “I sindaci, nel confermare che si è trattato di un evento che ha destato molta preoccupazione e paura nella cittadinanza, hanno manifestato gratitudine – conclude l’assessore – per la vicinanza dimostrata immediatamente dalla Regione“.

La zona interessata dal terremoto, spiega l’Ingv, è caratterizzata da pericolosità sismica molto alta. La zona è stata sede di molti eventi in passato alcuni dei quali hanno raggiunto magnitudo 6. Gli eventi più importanti sono quelli del 7 giugno 1794 (magnitudo Mw stimata 6.0) nell’area delle Prealpi Friulane, seguito da una forte replica il 30 giugno dello stesso anno, e quello del 27 marzo 1928 (anche questo di magnitudo stimata Mw 6.0) nell’area della Carnia.

Il comune più vicino all’epicentro, Socchieve, è un piccolo comune in provincia di Udine, con una storia sismica. L’evento sismico è stato largamente risentito in tutto il Friuli Venezia Giulia ma anche nelle regioni limitrofe come il Veneto.

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Dall’intelligenza artificiale una speranza per prevedere i terremoti. Studiosi puntano all’Italia

Un nuovo tentativo di prevedere i terremoti con l’aiuto dell’intelligenza artificiale ha suscitato la speranza che la tecnologia possa un giorno essere utilizzata per limitare l’impatto dei terremoti sulle vite e sulle economie. Sviluppato dai ricercatori dell’Università del Texas di Austin, l’algoritmo di intelligenza artificiale ha previsto correttamente il 70% dei terremoti una settimana prima del loro verificarsi durante una sperimentazione durata sette mesi in Cina.

L’intelligenza artificiale è stata addestrata a rilevare le oscillazioni statistiche nei dati sismici in tempo reale che i ricercatori avevano abbinato a terremoti precedenti. Il risultato è stato una previsione settimanale in cui l’IA ha previsto con successo 14 terremoti entro circa 200 miglia da dove aveva stimato che sarebbero avvenuti e con una forza quasi esattamente calcolata. Ha mancato un terremoto e ha dato otto falsi avvertimenti.

Non si sa ancora se lo stesso approccio funzionerà in altre località, ma lo sforzo è una pietra miliare nella ricerca per la previsione dei terremoti guidata dall’intelligenza artificiale.

“Prevedere i terremoti è il Santo Graal”, ha dichiarato Sergey Fomel, professore dell’UT’s Bureau of Economic Geology e membro del team di ricerca. “Non siamo ancora vicini a fare previsioni per qualsiasi parte del mondo, ma i risultati ottenuti ci dicono che quello che pensavamo fosse un problema impossibile è risolvibile in linea di principio”.

La prova faceva parte di un concorso internazionale tenutosi in Cina, in cui l’intelligenza artificiale sviluppata dalla UT si è classificata al primo posto tra 600 altri progetti. La partecipazione dell’UT è stata guidata dal sismologo del Bureau e principale sviluppatore dell’IA, Yangkang Chen. I risultati della sperimentazione sono pubblicati sulla rivista Bulletin of the Seismological Society of America.
I ricercatori sono fiduciosi che in luoghi con solide reti di rilevamento sismico, come la California, l’Italia, il Giappone, la Grecia, la Turchia e il Texas, l’intelligenza artificiale potrebbe migliorare il suo tasso di successo e restringere le sue previsioni a poche decine di chilometri.

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Sisma di magnitudo 4.8 nel Mugello: nel Forlivese si temono centinaia di sfollati

Torna la paura nel centro Italia. Una scossa di terremoto di magnitudo 4.8 ha fatto tremare Firenze e molte zone dell’Appennino tra Toscana ed Emilia Romagna prima dell’alba, alle 5.10.  I danni, al momento, sono lievi. Le criticità maggiori si sono registrate nel Forlivese, in Romagna, dove molti edifici sono risultati inagibili. “Temiamo centinaia di sfollati” ha fatto sapere il presidente della provincia di Forlì-Cesena e sindaco di Cesena, Enzo Lattuca.  L’epicentro del terremoto – si legge nella nota Ingv – è stato individuato a circa 3 km a Sud Ovest del comune di Marradi (FI), circa 42 km circa a nord di Firenze. Per il presidente della Toscana, Eugenio Giani, sono state decine di scosse registrate nella zona di Marradi da quella più forte delle 5.10, “uno sciame sismico ancora in corso”.

A Marradi è stata evacuata una Rsa per anziani, per precauzione, dopo che sono state rilevati alcuni problemi all’edificio. Gli ospiti della Rsa saranno trasferiti nelle strutture vicine per garantire la prossimità ma al tempo stesso sono già pronte per la accoglienza anche strutture presenti in altre zone del territorio aziendale della Asl Centro. Nei due paesi più colpiti dal sisma, Marradi e Borgo San Lorenzo, i sindaci annunciano intanto per la giornata di oggi la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado in via precauzionale.La paura è stata tanta e forte, ci sono molti cittadini ancora in strada”, ha spiegato il sindaco di Marradi Tommaso Triberti, a Sky Tg24. Scuole chiuse anche nel Ravennate e nella provincia di Forlì-Cesena. La scossa è stata avvertita anche in Emilia Romagna. Nella valle del Lamone, “temiamo che il bilancio delle famiglie sfollate possa essere di alcune centinaia di nuclei“, come ha spiegato il presidente della provincia di Forlì-Cesena e sindaco di Cesena, Enzo Lattuca sui social. Nella zona “sono stati riscontrati danni agli immobili pubblici”. “I colleghi sindaci – ha aggiunto – stanno ora provvedendo ad assicurare una prima ospitalità e un’idonea sistemazione alle decine di famiglie rimaste fuori dalle proprie abitazioni”. Per quanto riguarda il Comune di Tredozio, il più colpito nel territorio della provincia di Forlì-Cesena, “si rilevano danni agli edifici della scuola, del palazzo comunale e di parte della struttura residenziale per anziani. Ulteriori danni si sono registrati anche nei comuni di Rocca San Casciano, Castrocaro, Portico di Romagna e San Benedetto, Dovadola e Modigliana”. Sempre a Tredozio, inoltre, “sono in corso verifiche circa le condizioni di agibilità di oltre 140 edifici e con lo scopo di garantire la ripartenza delle attività scolastiche e una piena funzionalità del Comune si lavora all’installazione di strutture e moduli abitativi in cui potranno essere collocate queste attività”. Qui, la Regione sta montando strutture temporanee che ospiteranno le persone sfollate dalle proprie abitazioni. In generale, i tecnici della Regione Emilia-Romagna, insieme ai Vigili del Fuoco, stanno effettuando tutti i sopralluoghi opportuni per verificare le condizioni di sicurezza degli edifici pubblici e privati.

Intanto il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, fa il punto del trasporto ferroviario: ritardi e cancellazioni per verifiche di stabilità, interrotte la linea Pontassieve-Borgo S. Lorenzo da Pontassieve e la Firenze-Faenza fino a Vaglia. L’Alta velocità tra Firenze e Bologna è tornata regolare. La circolazione rimane sospesa in via precauzionale sulla linea Firenze-Faenza tra Borgo San Lorenzo e Marradi. Circolazione tornata regolare sulla linea Pontassieve-Borgo San Lorenzo.

Il Marocco conta oltre 2700 vittime per il terremoto. Ue stanzia un milione di euro

Duemilasettecento: è l’ultimo bilancio, ancora provvisorio, delle vittime del terremoto che ha travolto il Marocco, a sud-ovest della città turistica di Marrakech. A questi, si aggiungono almeno 2500 feriti, secondo gli ultimi dati pubblicati dal ministero dell’Interno. Ma questi numeri sono destinati a salire. I soccorritori continuano le operazioni di ricerca dei sopravvissuti ancora intrappolati sotto le macerie, in particolare nei villaggi della provincia di Al-Haouz. Il sisma, che ha colpito il Marocco nella tarda serata di venerdì con una magnitudo 7 secondo il Centro marocchino per la ricerca scientifica e tecnica (6,8 secondo il servizio sismologico statunitense), è stato il più potente mai registrato nel Paese.

Secondo la televisione di Stato, “più di 18.000 famiglie sono state colpite” dal terremoto nella provincia di Al-Haouz, dove è stata registrata più della metà dei morti (oltre 1300). In diversi villaggi sono state allestite tende per dare rifugio a queste famiglie. Domenica il Ministero dell’Istruzione ha annunciato la sospensione delle lezioni scolastiche nelle aree più colpite nella provincia di Al-Haouz a partire da lunedì. A Marrakech, molti residenti si sono precipitati negli ospedali per donare il sangue per le vittime. Sabato è stato dichiarato un periodo di lutto nazionale di tre giorni. Le bandiere degli edifici ufficiali sono state abbassate a mezz’asta e in tutte le moschee del regno è stata offerta una “preghiera dell’assente” per le anime delle vittime.

L’Ue ha sbloccato un primo finanziamento di un milione di euro in supporto alla popolazione marocchina per sostenere gli sforzi sul campo dell’associazione Mezzaluna Rossa marocchina, partner umanitario dell’Ue. Il portavoce della Commissione europea, Balazs Ujvari riferisce che al momento “non è stata ricevuta alcuna richiesta di attivazione del meccanismo di protezione civile Ue”. Il 9 settembre l’Ue ha attivato il sistema satellitare Copernicus per fornire d’urgenza immagini ad alta qualità.

Molti Paesi, dalla Francia agli Stati Uniti e Israele, hanno offerto il loro aiuto, ma Rabat ha annunciato che al momento accetterà “squadre di ricerca e soccorso” solo da Spagna, Gran Bretagna, Qatar ed Emirati. Altre offerte potrebbero essere accettate in futuro “se le esigenze cambieranno“, ha dichiarato il Ministero degli Interni in un comunicato. La Spagna ha già inviato una squadra di 86 soccorritori, che dovrebbe arrivare sul posto lunedì.

Anche l’Italia si è messa a disposizione per intervenire. Il vice presidente del Consiglio e ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Antonio Tajani, domenica ha sentito il suo omologo marocchino Nasser Bourita a cui ha ribadito la disponibilità dell’Italia a offrire ogni forma di assistenza umanitaria, mettendo, in particolare, a disposizione del governo di Rabat squadre di emergenza, nonché asset di sostegno all’attività degli ospedali e, più in generale, quanto possa essere necessario per far fronte all’emergenza umanitaria e per pianificare attività di supporto alle strutture sanitarie marocchine danneggiate dal sisma. Da Roma è già partito un team di esperti del Roe (Raggruppamento Operativo Emergenze Colonna Mobile di Protezione Civile) che nelle prossime ore raggiungerà le zone dove ancora non sono arrivati i soccorsi.

Intanto i canali televisivi trasmettono immagini aeree che mostrano interi villaggi con case di argilla nella regione di Al-Haouz completamente polverizzati. A pochi passi dal municipio di Marrakech, dove parti degli storici bastioni risalenti al XII secolo sono stati danneggiati e parzialmente crollati, alcune persone hanno ripiegato le loro coperte sul prato dove avevano trascorso la notte. La scossa è stata avvertita anche a Rabat, Casablanca, Agadir ed Essaouira, dove molti residenti in preda al panico sono scesi in strada nel cuore della notte, temendo che le loro case potessero crollare. Questo terremoto è il più letale in Marocco da quello che distrusse Agadir, sulla costa occidentale del Paese, il 29 febbraio 1960. Quasi 15.000 persone, un terzo della popolazione della città, morirono.

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Sisma, quasi 22mila vittime in Turchia e Siria. Italia dichiara stato emergenza estero

Sono quasi 22mila i morti. E’ il tragico bilancio, destinato probabilmente a salire ancora, del terremoto che ha colpito il sud-est della Turchia e il nord della Siria all’inizio di questa settimana. Secondo gli ultimi rapporti ufficiali, le vittime sono 21.719, di cui 18.342 in Turchia e 3.377 in Siria. L’Oms stima che 23 milioni di persone siano “potenzialmente esposte, compresi circa cinque milioni di persone vulnerabili” e teme una grave crisi sanitaria che causerebbe danni ancora maggiori del terremoto. Le organizzazioni umanitarie sono particolarmente preoccupate per la diffusione dell’epidemia di colera, ricomparsa in Siria.

Intanto, un primo convoglio di aiuti è entrato nelle aree controllate dai ribelli nel nord-ovest della Siria giovedì, a quattro giorni dal disastro. Un corrispondente dell’AFP ha visto sei camion, contenenti materiale per tende e forniture per la pulizia, entrare in territorio siriano dalla Turchia attraverso il valico di frontiera di Bab al-Hawa. Mazen Allouch, un funzionario del valico di frontiera, ha detto che gli aiuti erano attesi già prima che il terremoto di magnitudo 7,8, seguito da oltre 100 scosse, devastasse la Siria e la Turchia lunedì. “Seguiranno, a Dio piacendo, come ci è stato promesso, convogli più grandi per aiutare il nostro popolo colpito“, ha aggiunto. L’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) ha spiegato in un comunicato che il convoglio, composto da sei camion che trasportano coperte, materassi, tende, forniture di soccorso e lampade solari, dovrebbe coprire i bisogni di almeno 5.000 persone.

Il sisma ha ucciso almeno 19.863 persone, secondo le ultime cifre ufficiali, di cui 16.546 in Turchia e 3.317 in Siria. E per l’Organizzazione Mondiale della Sanità ventitré milioni di persone sono “potenzialmente a rischio, compresi circa cinque milioni di persone vulnerabili“. Si teme una grave crisi sanitaria che causerebbe danni ancora maggiori del terremoto. Le organizzazioni umanitarie sono particolarmente preoccupate per la diffusione dell’epidemia di colera, che è riemersa in Siria.

IN ITALIA DICHIARATO LO STATO DI EMERGENZA ESTERO. Il governo italiano ha approvato la proposta del ministro per la Protezione civile Nello Musumeci di dichiarare lo stato di emergenza per interventi all’estero “in ragione dell’eccezionale Sisma che ha colpito la Turchia e la Siria, che si manifesta come il più tragico evento di questo tipo a livello mondiale negli ultimi decenni, per le migliaia di vittime che ha causato, per l’alto numero feriti, dispersi e sfollati, oltre che per il numero di edifici pubblici e privati distrutti. La solidarietà attiva con il popolo turco e con quello siriano é per noi un imperativo categorico”, dichiara il ministro. Nell’ambito del comune Meccanismo di Protezione civile dell’Unione Europea, aggiunge Musumeci “il governo può così fare il massimo per inviare squadre di soccorso, personale e materiale sanitario, in Turchia e, dopo la richiesta di quel governo, anche in Siria. Lo stato di emergenza avrà validità per sei mesi ed abbiamo messo a disposizione la somma di 11 milioni di euro che comprende, al netto di quanto potrà essere eventualmente rimborsato dall’Unione europea, i costi che verranno sostenuti per il trasporto, l’impiego di materiali e attrezzature e gli oneri relativi al personale impegnato nelle suddette operazioni”.

GLI AIUTI INTERNAZIONALI. Riuniti in un vertice a Bruxelles, i leader dell’Unione Europea – che sta organizzando una conferenza dei donatori per la Turchia e la Siria all’inizio di marzo – hanno osservato un momento di silenzio per le vittime del terremoto. Gli stessi hanno inviato una lettera a Erdogan esprimendo la loro “solidarietà” con il popolo turco e offrendo di aumentare gli aiuti alla Turchia. L’Ue ha inviato i primi soccorsi alla Turchia poche ore dopo il terremoto di lunedì. Ma inizialmente ha offerto solo un’assistenza minima alla Siria attraverso i programmi umanitari esistenti, a causa delle sanzioni internazionali in vigore dall’inizio della guerra civile nel 2011. Mercoledì, però, Damasco ha richiesto formalmente l’assistenza dell’Ue e la Commissione ha pregato gli Stati membri di rispondere favorevolmente alla richiesta. Il commissario europeo Janez Lenarčič, coordinatore dell’assistenza dell’Ue, si è recato giovedì a Gaziantep, nel sud-est della Turchia, dove avrebbe dovuto incontrare funzionari turchi ma anche organizzazioni umanitarie attive nel nord-ovest della Siria.

I DANNI ECONOMICI. Le perdite economiche legate al terremoto dovrebbero “superare i 2 miliardi di dollari” e “potrebbero raggiungere i 4 miliardi di dollari o più“, ha rilevato l’agenzia di rating Fitch spiegando che oltre a quella che è “soprattutto una tragedia umana“, i due Paesi dovranno affrontare anche “perdite economiche difficili da stimare, perché la situazione sta cambiando“. Si prevede dunque “che supereranno i 2 miliardi di dollari e potrebbero raggiungere i 4 miliardi di dollari o più“. Tuttavia, gli importi “assicurati sono molto inferiori“, “a causa della scarsa copertura assicurativa nelle regioni colpite“, spiega Fitch. Secondo l’agenzia di rating, potrebbero raggiungere “forse il miliardo di dollari“, una cifra “non molto elevata nel contesto del mercato globale della riassicurazione“.

LA SITUAZIONE SIRIANA. Il terremoto sta complicando il flusso di aiuti alle aree ribelli, rendendo difficile raggiungere Bab al-Hawa, l’unico punto di passaggio attualmente garantito dalle Nazioni Unite. L’inviato speciale delle Nazioni Unite, Geir Pedersen, ha chiesto a Ginevra di “non politicizzare” gli aiuti al Paese, aggiungendo di aver sollevato la questione con i rappresentanti degli Stati Uniti e dell’Unione Europea. La Francia ha annunciato che fornirà 12 milioni di euro in aiuti di emergenza alla popolazione siriana. Da parte sua, la Turchia ha annunciato che sta lavorando per aprire altri due valichi di frontiera con la Siria per consentire la consegna degli aiuti. “Per motivi umanitari, puntiamo anche ad aprire i valichi di frontiera con le aree sotto il controllo del governo di Damasco“, ha dichiarato il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu.

ULTIME ORE PER CERCARE I SOPRAVVISSUTI. Migliaia di case sono distrutte su entrambi i lati del confine e i soccorritori continuano a cercare i sopravvissuti tra le macerie, anche se la prima finestra cruciale di 72 ore per trovare i sopravvissuti si è chiusa, con la situazione aggravata dal freddo pungente. Ad Adiyaman, il terremoto ha intrappolato nell’hotel crollato degli adolescenti e i loro compagni, che erano arrivati dalla Repubblica Turca di Cipro del Nord per giocare un torneo di pallavolo. Secondo Nazim Cavusoglu, ministro dell’Istruzione turco-cipriota che si è recato sul posto, un insegnante e tre genitori sono stati estratti vivi mercoledì sera. “Trentatré persone sono ancora intrappolate“, ha detto all’AFP. Il freddo sta rendendo la vita un inferno per i sopravvissuti. Nella città turca di Gaziantep (sud), le temperature sono scese a -5°C nelle prime ore di giovedì.

Oltre 17.500 le vittime in Turchia e Siria: freddo e tensioni politiche frenano i soccorsi

Un bilancio di morti che, come da previsione, non accenna a placarsi. Supera le 17.500 morti il bilancio delle vittime del devastante terremoto che ha colpito il sud-est della Turchia e la Siria settentrionale. Secondo il vicepresidente turco Fuat Otkay sono 14.351 i morti e oltre 60.000 feriti per la sola Turchia, mentre 3.162 persone sono state uccise in Siria secondo i rapporti ufficiali. Il bilancio totale sale quindi a 17.513 vittime.

LE CARENZE DEL GOVERNO TURCO. I volontari e i soccorritori stanno continuando a cercare possibili sopravvissuti tra le macerie delle migliaia di palazzi crollati ma, man mano che passano i giorni, diminuiscono sempre di più le possibilità di trovare qualcuno vivo. E in un crescendo di polemiche, in zone già piegate dal freddo e dal maltempo, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan è stato costretto a riconoscere le carenze della risposta del governo. Ma proprio a causa delle forti critiche sui social sulla gestione della tragedia da parte delle autorità Twitter è diventato inaccessibile ai principali provider di telefonia mobile turchi. Nell’epicentro del terremoto, a Kahramanmaras, città di oltre un milione di abitanti devastata e sepolta sotto la neve, fino a martedì non è arrivato nessun soccorso. Lo stesso ad Adiyaman, nel sud della Turchia. I volontari stanno facendo del loro meglio ma la rabbia sta crescendo tra la popolazione. “Certo, ci sono delle carenze, è impossibile essere preparati a un simile disastro”, ha detto il presidente Erdogan che ha visitato la provincia di Hatay (sud), quella delle più colpite, al confine siriano. In difficoltà politica, a soli 4 mesi dalle elezioni presidenziali in cui spera di essere rieletto per il quinto mandato, il capo dello Stato ha affermato che nella sola provincia di Hatay sono stati dispiegati 21.000 soccorritori. “Alcune persone disoneste e disonorevoli hanno pubblicato dichiarazioni false come il fatto che non vi siano stati soldati o polizia”, ha denunciato. Ma “i nostri soldati e la polizia sono persone d’onore. Non lasceremo che persone poco rispettabili parlino di loro in questo modo”, ha detto.

INACCESSIBILI LE AREE RIBELLI IN SIRIA. La situazione è peggiore in Siria, dove il governo di Damasco sta impedendo l’arrivo degli aiuti nelle zone del nord-ovest controllate dai ribelli. Un appello è arrivato direttamente dalle Nazioni Unite, affinché il governo “metta da parte la politica” e consenta agli operatori di prestare soccorso. Nel Paese, finora sono stati estratti dalle macerie 2.662 corpi, metà dei quali nelle aree settentrionali e nord-occidentali sotto il controllo dei ribelli.  Queste regioni vicine alla Turchia sono private degli aiuti del governo siriano e dipendono solitamente dal supporto di Ankara, attualmente coinvolta nel disastro sul proprio territorio. “Chiediamo alla comunità internazionale di assumersi le proprie responsabilità nei confronti delle vittime civili. Le squadre di soccorso internazionale devono entrare nelle nostre regioni”, ha detto il portavoce dei Caschi Bianchi Mohammad Al-Chebli. “È una vera corsa contro il tempo, le persone muoiono ogni secondo sotto le macerie”, ha aggiunto. “Centinaia di famiglie sono ancora disperse o intrappolate tra le macerie”. Ad Aleppo, nella zona governativa, i soldati russi hanno salvato un uomo dalle macerie nella notte tra martedì e mercoledì, come annunciato dal ministero della Difesa russo. Un totale di 42 persone sono state soccorse dai militari russi.

GLI AIUTI INTERNAZIONALI. Continuano intanto gli arrivi di aiuti internazionali: oltre alle 36 squadre di soccorso e mediche, sono arrivati 11 esperti di protezione civile di Finlandia, Francia, Lettonia, Norvegia, Paesi Bassi, Polonia, Romania, Svezia e Slovenia. Un team di supporto tecnico di 12 persone di Danimarca, Finlandia e Svezia li accompagnerà, ha reso noto la Commissione europea. La presidente Ursula von der Leyen, e il primo ministro svedese, Ulf Kristersson, hanno annunciato l’intenzione di ospitare una conferenza dei donatori, in coordinamento con le autorità turche, per mobilitare fondi della comunità internazionale a sostegno delle due popolazioni colpite dal sisma.

IL SOSTEGNO DELL’ITALIA. Per quanto riguarda l’Italia, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha fatto sapere che “allo stato attuale, in base alle informazioni fornite, le squadre USAR (Urban Search And Rescue) dei Vigili del fuoco italiani in Turchia sono riusciti a salvare due ragazzi in due distinte operazioni di soccorso ad Antiochia e stanno lavorando per trarre in salvo altre persone”. La premier ha poi mandato “un incoraggiamento e un ringraziamento sentito ai nostri generosi connazionali che stanno concretamente portando aiuto alle popolazioni colpite da questo apocalittico terremoto, con la loro specifica professionalità nella ricerca e nel soccorso in contesti cittadini”.

OPERAZIONI DIFFICILI PER IL MALTEMPO. In Turchia, il maltempo sta complicando il compito dei soccorsi “anche perché le prime 72 ore sono cruciali per trovare i sopravvissuti”, ha dichiarato il capo della Mezzaluna Rossa turca, Kerem Kinik. Nella provincia turca di Hatay (sud), duramente colpita dal terremoto, bambini e adolescenti sono stati estratti dalle macerie di un edificio. “Improvvisamente abbiamo sentito delle voci e grazie all’escavatore (…) abbiamo potuto sentire immediatamente tre persone contemporaneamente”, ha raccontato uno dei soccorritori, Alperen Cetinkayanous. In questa provincia, la città di Antakya (l’antica Antiochia) è in rovina, travolta da una densa nuvola di polvere a causa delle macchine per lo sgombero che scavano tra le macerie: grazie al team Usar (Urban search and rescue) dei vigili del fuoco italiani sono stati liberati due ragazzi dalle macerie. Nulla da fare per una bambina: i vigili del fuoco hanno estratto il corpo privo di vita e lo hanno consegnato alle autorità turche.

(Photocredit: AFP)

 

terremoto siria turchia

Terremoto in Turchia e Siria: quasi 12.000 vittime, il maltempo ostacola la macchina dei soccorsi

Un bilancio di morti che, come da previsione, non accenna a placarsi. Sono quasi 12mila le vittime del devastante terremoto che ha colpito il sud-est della Turchia e la Siria settentrionale. Al momento, secondo l’ultimo rapporto fornito da funzionari e da personale sanitario nei due Paesi, almeno 9.057 persone sono morte in Turchia e 2.662 in Siria. Oltre 55mila i feriti.

I volontari e i soccorritori stanno continuando a cercare possibili sopravvissuti tra le macerie delle migliaia di palazzi crollati ma, man mano che passano i giorni, diminuiscono sempre di più le possibilità di trovare qualcuno vivo. E in un crescendo di polemiche, in zone già piegate dal freddo e dal maltempo, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan è stato costretto a riconoscere le carenze della risposta del governo. Ma proprio a causa delle forti critiche sui social sulla gestione della tragedia da parte delle autorità Twitter è diventato inaccessibile ai principali provider di telefonia mobile turchi. La situazione è peggiore in Siria, dove il governo di Damasco sta impedendo l’arrivo degli aiuti nelle zone del nord-ovest controllate dai ribelli. Un appello è arrivato direttamente dalle Nazioni Unite, affinché il governo “metta da parte la politica” e consenta agli operatori di prestare soccorso.

Continuano intanto gli arrivi di aiuti internazionali: oltre alle 36 squadre di soccorso e mediche, sono arrivati 11 esperti di protezione civile di Finlandia, Francia, Lettonia, Norvegia, Paesi Bassi, Polonia, Romania, Svezia e Slovenia. Un team di supporto tecnico di 12 persone di Danimarca, Finlandia e Svezia li accompagnerà, ha reso noto la Commissione europea. La presidente Ursula von der Leyen, e il primo ministro svedese, Ulf Kristersson, hanno annunciato l’intenzione di ospitare una conferenza dei donatori, in coordinamento con le autorità turche, per mobilitare fondi della comunità internazionale a sostegno delle due popolazioni colpite dal sisma. Per quanto riguarda l’Italia, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha fatto sapere che “allo stato attuale, in base alle informazioni fornite, le squadre USAR (Urban Search And Rescue) dei Vigili del fuoco italiani in Turchia sono riusciti a salvare due ragazzi in due distinte operazioni di soccorso ad Antiochia e stanno lavorando per trarre in salvo altre persone“. La premier ha poi mandato “un incoraggiamento e un ringraziamento sentito ai nostri generosi connazionali che stanno concretamente portando aiuto alle popolazioni colpite da questo apocalittico terremoto, con la loro specifica professionalità nella ricerca e nel soccorso in contesti cittadini“.

In Turchia, il maltempo sta complicando il compito dei soccorsi “anche perché le prime 72 ore sono cruciali per trovare i sopravvissuti”, ha dichiarato il capo della Mezzaluna Rossa turca, Kerem Kinik. Nella provincia turca di Hatay (sud), duramente colpita dal terremoto, bambini e adolescenti sono stati estratti dalle macerie di un edificio. “Improvvisamente abbiamo sentito delle voci e grazie all’escavatore (…) abbiamo potuto sentire immediatamente tre persone contemporaneamente“, ha raccontato uno dei soccorritori, Alperen Cetinkayanous. In questa provincia, la città di Antakya (l’antica Antiochia) è in rovina, travolta da una densa nuvola di polvere a causa delle macchine per lo sgombero che scavano tra le macerie: grazie al team Usar (Urban search and rescue) dei vigili del fuoco italiani sono stati liberati due ragazzi dalle macerie. Nulla da fare per una bambina: i vigili del fuoco hanno estratto il corpo privo di vita e lo hanno consegnato alle autorità turche.

Nell’epicentro del terremoto, a Kahramanmaras, città di oltre un milione di abitanti devastata e sepolta sotto la neve, a martedì non era ancora arrivato nessun soccorso. Lo stesso ad Adiyaman, nel sud della Turchia. I volontari stanno facendo del loro meglio ma la rabbia sta crescendo tra la popolazione. “Certo, ci sono delle carenze, è impossibile essere preparati a un simile disastro“, ha detto il presidente Erdogan che ha visitato la provincia di Hatay (sud), quella delle più colpite, al confine siriano. In difficoltà politica, a soli 4 mesi dalle elezioni presidenziali in cui spera di essere rieletto per il quinto mandato, il capo dello Stato ha affermato che nella sola provincia di Hatay sono stati dispiegati 21.000 soccorritori. “Alcune persone disoneste e disonorevoli hanno pubblicato dichiarazioni false come il fatto che non vi siano stati soldati o polizia“, ha denunciato. Ma “i nostri soldati e la polizia sono persone d’onore. Non lasceremo che persone poco rispettabili parlino di loro in questo modo“, ha detto.

In Siria, finora sono stati estratti dalle macerie 2.662 corpi, metà dei quali nelle aree settentrionali e nord-occidentali sotto il controllo dei ribelli. I Caschi Bianchi, soccorritori delle aree anti-governative, hanno implorato la comunità internazionale di inviare squadre in loro aiuto, in una corsa contro il tempo per salvare le persone intrappolate sotto le macerie. Queste regioni vicine alla Turchia sono private degli aiuti del governo siriano e dipendono solitamente dal supporto di Ankara, attualmente coinvolta nel disastro sul proprio territorio. “Chiediamo alla comunità internazionale di assumersi le proprie responsabilità nei confronti delle vittime civili. Le squadre di soccorso internazionale devono entrare nelle nostre regioni“, ha detto il portavoce dei Caschi Bianchi Mohammad Al-Chebli. “È una vera corsa contro il tempo, le persone muoiono ogni secondo sotto le macerie”, ha aggiunto. “Centinaia di famiglie sono ancora disperse o intrappolate tra le macerie“.

Ad Aleppo, nella zona governativa, i soldati russi hanno salvato un uomo dalle macerie nella notte tra martedì e mercoledì, come annunciato dal ministero della Difesa russo. Un totale di 42 persone sono state soccorse dai militari russi.

Terremoto in Siria e Turchia: almeno 5.000 vittime, ma il numero è destinato a salire

Un bilancio devastante, destinato a crescere di ora in ora. Due Paesi – la Turchia e la Siria – che scavano senza sosta sotto le macerie e la comunità internazionale che ha offerto tutto l’aiuto possibile. Russia compresa. La notte tra il 5 e il 6 febbraio 2023 sarà ricordata come il ‘big one’ dell’Anatolia: una scossa di magnitudo 7.9 – con epicentro a 30 km da Gaziantep – ha fatto tremare la Turchia sud-orientale, al confine con la Siria, e altre decine di scosse di assestamento – alcune con magnitudo superiore a 7 – hanno dato il colpo di grazia. Le vittime accertate sono oltre 5.000, i feriti sono ormai oltre 10mila, ma centinaia di famiglie sono rimaste sepolte sotto le case e i palazzi crollati. Gli italiani che si trovavano nelle zone del sisma sono stati tutti rintracciati tranne uno, che si trovava in Turchia per lavoro. “La Farnesina – ha scritto il ministro degli Esteri Antonio Tajani su Twitter -, fino ad ora, non è riuscita ad entrare in contatto con lui”. Le scosse hanno ucciso almeno 3.419 persone in Turchia e ne hanno ferite almeno 11.159. 3.471 edifici sono crollati. Le forti piogge e la neve, oltre al previsto abbassamento delle temperature, stanno rendendo ancora più difficile il lavoro dei soccorritori. A Iskenderun e Adiyaman, nelle province turche di Hatay e Adıyaman, gli ospedali pubblici sono crollati mentre è probabile che il bilancio delle vittime continui ancora a crescere nelle città interessate, Adana, Gaziantep, Sanliurfa, Diyarbakir in particolare. Il presidente Recep Tayyip Erdogan ha decretato sette giorni di lutto nazionale. Sono almeno 1.602 invece i morti in Siria. Ad aggravare la situazione in Siria, anche la difficoltà di censire le necessità nelle aree in mano ai ribelli, dove il bilancio di vittime e feriti è difficile da accertare, soprattutto nelle province di Aleppo e Idleb.

La prima scossa è stata registrata alle 4.17 ora locale (le 2.17 in Italia) – a circa 60 km in linea d’aria dal confine con la Siria – seguita da dozzine di scosse di assestamento, poi alle 13.24 locali una nuova scossa di magnitudo 7.5. Si tratta del sisma più forte da quello del 17 agosto 1999, che causò 17mila vittime, di cui un migliaio a Istanbul. Nel 1939, invece, un sisma di magnitudo 8.2 nella zona intorno alla città di Erzincan, nel nord della Turchia, causò circa 33mila morti.

Di fronte alla desolazione di macerie e fumo, i sopravvissuti hanno cercato di mobilitarsi sgombrando le rovine a mani nude, utilizzando secchi per evacuare i detriti. Ad Hama (Siria centro-occidentale), soccorritori e civili hanno estratto a mano, aiutati da macchinari pesanti, i corpi delle vittime sotto le macerie, compreso quello di un bambino. A Jandairis (nord-ovest della Siria), un uomo ha pianto la morte del figlio, un ragazzino avvolto in una giacca a vento. Più di quaranta case sono crollate come un castello di carte in questa città di confine con la Turchia.

E mentre Damasco e Ankara affrontavano la loro tragedia, in Italia scattava l’allerta maremoto, diramata nella notte dal Centro Allerta Tsunami dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, che aveva inviato la popolazione ad allontanarsi dalle zone costiere. Allarme poi rientrato nelle prime ore del mattino. Per precauzione, era stata sospesa la scopo cautelativo la circolazione ferroviaria in Sicilia, Calabria e Puglia, proprio per il rischio di possibili onde anomale.

La comunità internazionale si è immediatamente stretta intorno ai paesi colpiti dal sisma. Il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ha fatto appello all’unità nazionale, affermando che la Turchia ha ricevuto offerte di aiuto da 45 Paesi. Tra questi c’è anche l’Italia, la cui premier Giorgia Meloni ha espresso vicinanza e solidarietà alle popolazioni colpite. La Protezione Civile italiana ha già fornito la propria disponibilità per contribuire al primo soccorso. Stesso appello è arrivato dal governo siriano: “La Siria invita gli Stati membri delle Nazioni Unite, il Comitato internazionale della Croce Rossa e altri gruppi umanitari (…) a sostenere gli sforzi del governo siriano per affrontare il devastante terremoto”, ha chiesto il ministero degli Affari esteri in una nota.

Messaggi di sostegno sono arrivati ​​da tutto il mondo, dal presidente Usa Joe Biden fino al russo Vladimir Putin e al cinese Xi Jinping. “I nostri team sono sul campo per valutare i bisogni e fornire assistenza“, ha fatto sapere il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, facendo appello alla comunità internazionale. Un minuto di silenzio durante l’Assemblea generale dell’Onu. “Gli Stati Uniti sono profondamente preoccupati per le notizie sul devastante terremoto di oggi in Turchia e in Siria. Siamo pronti a fornire tutta l’assistenza necessaria“, ha dichiarato nell’alba americana il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan. “Il presidente Biden ha ordinato a USAID e ad altri partner del governo federale di valutare le opzioni di risposta degli Stati Uniti per aiutare le persone più colpite“. Gli Usa, continueranno a “monitorare da vicino la situazione in coordinamento con il governo turco“.

Il Cremlino, alleato della Siria, ha annunciato che le squadre di soccorso partiranno per Damasco “nelle prossime ore“, mentre secondo l’esercito sono già sul posto più di 300 soldati russi per aiutare con i soccorsi. Mosca ha precisato che il presidente turco ha accettato, dopo un colloquio telefonico con Vladimir Putin, “l’aiuto dei soccorritori russi” nel suo Paese. La Grecia, nonostante i suoi burrascosi rapporti con il vicino turco, ha promesso “di mettere a disposizione (…) tutte le sue forze per venire in aiuto della Turchia” e il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis ha chiamato Erdogan per offrire un “aiuto immediato” da parte di Atene. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha annunciato di aver soddisfatto una richiesta di aiuto della Siria, con la quale lo Stato ebraico non ha relazioni diplomatiche. Damasco ha subito negato di aver inviato una tale richiesta.

L’Unione Europea ha attivato il suo “meccanismo di protezione civile” e “sono già in arrivo squadre provenienti da Paesi Bassi e Romania” oltre che in particolare 139 soccorritori francesi che devono partire in serata e 76 vigili del fuoco polacchi. L’Azerbaigian, alleato e vicino della Turchia, ha annunciato l’invio immediato di 370 soccorritori, il Qatar e gli Emirati Arabi Uniti così come l’India quello di squadre di soccorso mediche e attrezzature di soccorso. Tocca all’Ucraina dilaniata dalla guerra, che ha offerto “un folto gruppo di soccorritori“.