La tassa anti-smog mette in crisi il sindaco di Londra. Khan: “Aiuti per rottamazione auto”

Il Consiglio comunale di Londra ha annunciato che fornirà ulteriore assistenza alle famiglie e alle imprese colpite dall’imminente estensione di una tassa sui veicoli inquinanti, che sta suscitando una forte opposizione nel bel mezzo di una crisi del costo della vita. Già esistente nel centro della capitale, l’imposta di 12,50 sterline (14,60 euro) al giorno sarà applicata a tutta la città e ai suoi 9 milioni di abitanti a partire dal 29 agosto, su iniziativa del sindaco laburista Sadiq Khan. Questa estensione alle aree in cui il trasporto pubblico è meno capillare, e nel bel mezzo di una crisi del potere d’acquisto causata dall’inflazione, è stata una delle cause della sconfitta a sorpresa dei laburisti nelle elezioni suppletive di luglio.

Sotto pressione per un ripensamento dei suoi piani, Sadiq Khan “non è disposto ad abbandonare, ritardare o indebolire questa politica“, ha dichiarato il municipio in un comunicato di giovedì sera, sottolineando l'”urgente crisi sanitaria” causata dall’inquinamento atmosferico. Tuttavia, alla luce delle “preoccupazioni” espresse e del calo del potere d’acquisto, il sindaco ha annunciato l’estensione del programma di rottamazione, aggiungendo che il 90% delle auto attualmente in circolazione a Londra è già conforme. Chiunque abbia un veicolo non conforme potrà ricevere 2.000 sterline (2.300 euro) per cambiarlo, mentre saranno aumentati i sussidi già disponibili per le imprese e le associazioni.

Lo shock delle elezioni suppletive nella zona ovest di Londra ha portato gli ambientalisti a temere che le politiche di lotta al riscaldamento globale vengano messe in discussione. L’opposizione laburista, che ha già recentemente ridotto le ambizioni del suo programma di investimenti in energia verde, aveva chiesto a Sadiq Khan di rivedere l’estensione di questa tassa. I conservatori, che stanno lottando nei sondaggi a un anno dalle elezioni generali, hanno affrontato la questione, con il primo ministro Rishi Sunak che si è presentato come difensore degli automobilisti. Secondo un sondaggio di YouGov della scorsa primavera, il 65% dei britannici si dichiara preoccupato per le conseguenze del cambiamento climatico, ma la maggioranza si oppone alle misure che richiederebbero uno sforzo personale.

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Il flashmob di Legambiente: “Respiriamo grazie alle piante, non soffochiamole”

Bari, Bergamo, Firenze, Genova, Milano, Padova, Perugia e Torino. Da queste città arrivano gli scatti dei volontari di Legambiente che sono scesi in strada muniti di maschera antigas collegata ad una piccola teca contenente una piantina. “Respiriamo grazie a loro. Non soffochiamole”, è il messaggio che gli attivisti hanno voluto lanciare in occasione dei flash mob realizzati nell’ambito del progetto LIFE MODERn (NEC).

L’inquinamento atmosferico prodotto in città dalle attività antropiche genera un impatto negativo anche negli ecosistemi remoti come le foreste e le acque dolci. Per monitorare al meglio gli effetti degli inquinanti sugli ecosistemi fondamentali per la vita sul Pianeta, questo progetto europeo guidato dall’Arma dei Carabinieri – Comando Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari CUFAA, e supportato da CNR, CREA, ENEA, Legambiente, TerraData srl environmetrics e le Università di Camerino e di Firenze, ha l’obiettivo di raddoppiare i siti attualmente monitorati attraverso la Rete Nec e incrementare il numero degli indicatori considerati.

Secondo l’ultimo rapporto Mal’aria di Legambiente, che ha monitorato la qualità dell’aria nell’anno 2022, i livelli di inquinamento atmosferico in molte città sono ancora troppo alti e lontani dai limiti normativi, più stringenti, previsti per il 2030. Rispetto a questi nuovi target europei, infatti, ad oggi sarebbero fuorilegge il 76% delle città per il PM10, l’84% per il PM2.5 e il 61% per l’NO2. Tra queste, dati preoccupanti sono stati registrati in alcune località in cui i volontari dell’associazione hanno realizzato un piccolo flashmob in strada con le maschere antigas collegate alle piantine: a Milano e Torino (media annuale di 35 microgrammi/metro cubo) e Padova (32 microgrammi/metro cubo) le situazioni più difficili per il PM10; per l’NO2 valori più alti riscontrati a Firenze (30 microgrammi/metro cubo) e Bergamo (28 microgrammi/metro cubo).

L’inquinamento atmosferico che danneggia pesantemente la nostra salute e compromette la qualità della nostra vita, influisce anche sulla biodiversità, ma, mentre un quadro delle emissioni di inquinanti atmosferici a livello nazionale è ormai sufficientemente strutturato e basato su una solida rete di siti di monitoraggio, lo studio degli impatti dell’inquinamento atmosferico sugli ecosistemi necessita di maggiori studi e strumenti come un’adeguata rappresentatività dei diversi ecosistemi e una sinergica integrazione tra i metodi e i risultati ottenuti da diversi istituti di ricerca.

Ad oggi la Rete NEC conta 10 siti, 6 forestali e 4 di acqua dolce. Tra i parametri attualmente considerati negli ecosistemi forestali ci sono lo stato di salute e la vitalità degli alberi, le deposizioni atmosferiche, la chimica delle soluzioni circolanti nei suoli, la chimica fogliare e la biodiversità di piante e licheni. Nei siti di acqua dolce sono invece considerati i parametri chimici dell’acqua come i livelli di acidità, il solfato, i nitrati, oltre alle comunità a macroinvertebrati e diatomee. Grazie al progetto, saranno considerati ulteriori 18 indicatori, attualmente al vaglio dei partner del progetto, tra cui la diversità della fauna del suolo, di pipistrelli e uccelli e il DNA ambientale, la trasparenza e la qualità dell’aria e una serie di indicatori legati alla diversità funzionale delle comunità.

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Smog, 29 città sforano i limiti di polveri sottili nel 2022. Torino e Milano sul podio

L‘emergenza smog nelle città italiane è un problema sempre più pressante. Servono interventi decisi, perché soprattutto nelle città del Settentrione, l’aria è irrespirabile a causa dell’inquinamento: quando si considerano i limiti per le polveri sottili, Pm10, il 76% dei nostri centri urbani è fuorilegge rispetto ai target europei. Sono infatti 29 su 95 le città che hanno superato i limiti normativi per lo sforamento di Pm10, (35 giorni all’anno con una media giornaliera superiore ai 50 microgrammi/metro cubo): in testa si trova Torino con 98 giorni di sforamento, seguita da Milano con 84, Asti 79, Modena 75, Padova e Venezia con 70. Sono questi i punti principali del nuovo report di Legambiente ‘Mal Aria di città. Cambio di passo cercasi’, redatto e pubblicato nell’ambito della Clean Cities Campaign.

La situazione è però preoccupante ovunque, perché il nostro Paese è decisamente in ritardo per adeguarsi ai nuovi target europei entro il 2030, visto che risulta fuorilegge il 76% delle città per il PM10, l’84% per il PM2.5 e il 61% per l’NO2. “Le città italiane dovranno lavorare duramente per adeguarsi ai nuovi limiti entro i prossimi sette anni,osserva Andrea Minutolo, responsabile scientifico di Legambiente soprattutto considerando che i trend di riduzione dell’inquinamento finora registrati non sono incoraggianti e che i valori indicati dalle linee guida dell’OMS, che sono il vero obiettivo da raggiungere per tutelare la salute delle persone, sono ancora più stringenti dei futuri limiti europei”.

Va detto che per il PM10, l’analisi delle medie annuali ha mostrato che nessuna città ha superato il limite previsto dalla normativa vigente, ma secondo Legambiente “ciò non è sufficiente per garantire la salute dei cittadini, in considerazione delle raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e dei limiti previsti dalla nuova Direttiva europea sulla qualità dell’aria, che entreranno in vigore dal 1° gennaio 2030. Per il PM10, sarebbero infatti solo 23 su 95 (il 24% del totale) le città che non hanno superato la soglia di 20 µg/mc. 72 città sarebbero dunque fuorilegge“.

L’appello al governo perché intervenga arriva anche dalla Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima) secondo cui l’Italia è il primo paese in Europa per morti attribuibili all’inquinamento atmosferico con circa 80mila decessi prematuri all’anno.Gli effetti diretti dell’inquinamento sulla salute umana interessano diversi apparati ed organispiega il presidente Sima, Alessandro MianiLe patologie dell’apparato cardiovascolare rappresentano la prima causa di morte in Italia (Eventi coronarici e Infarto Miocardico Acuto, 9.000 casi/anno – Ictus cerebrali, 12.000 casi/anno), seguiti dalle patologie dell’apparato respiratorio (7.000 decessi prematuri/anno). Gli effetti indiretti dell’inquinamento portano fino al +14% di aumento di incidenza per tutti i tumori nei siti inquinati (Mesoteliomi, 1.900 casi/anno da esposizione ad amianto – Tumori testicolari, +36% d’incidenza nei siti inquinati – Leucemie, +66% d’incidenza nei siti inquinati – Linfomi, +50% d’incidenza nei siti inquinati – Sarcomi dei tessuti molli, +62% d’incidenza nei siti inquinati – Tumori polmonari, +29% d’incidenza nei siti inquinati – Tumori vescicali o renali, +32% nei siti inquinati – Tumori della mammella, +50% d’incidenza nei siti inquinati)”. “E’ imprescindibile e non più rimandabile agire in fretta per ridurre drasticamente le principali sorgenti emissive dell’inquinamento atmosferico: in tale direzione Sima ha proposto al Governo di mitigare gli effetti nocivi dello smog partendo dagli edifici urbani, attraverso incentivi volti a facilitare interventi di rivestimento di superfici murarie e vetrate con un ‘coating’ fotocatalitico al biossido di titanio a base etanolo, che ha dimostrato in studi scientifici di essere attivato da luce naturale a svolgere un’azione di scomposizione e riduzione degli inquinanti atmosferici. Una Mitigation Action che l’Europa apprezza e valorizza”, conclude Miani.

 

Ecco ‘gennarzo’, con temperature invernali simil-africane di 10° sopra la media

Zanzare a gennaio in Italia, minime di 10 gradi e massime oltre i 20 gradi. Il clima del nostro Paese sembra quello dell’Egitto in inverno: i valori notturni sono circa 9 gradi più alti della media, durante il giorno possiamo tranquillamente girare con una felpa di cotone anche in montagna. Lorenzo Tedici, meteorologo del sito www.iLMeteo.it, conferma che il caldo anomalo è padrone non solo dell’Italia ma di tutta l’Europa centro settentrionale con massime che hanno toccato 19 gradi in Polonia, 18 gradi in Germania e persino 15 gradi in Lituania oppure 13 in Danimarca. In queste ore le anomalie termiche, cioè le temperature superiori alla media del periodo, insistono ancora su tutto il Continente a eccezione di Lapponia, parte della Norvegia, Scozia e Irlanda. Responsabile di questo caldo anomalo, lo sappiamo, è l’Anticiclone Africano che domina e dominerà la scena per tutta questa settimana; al momento sembra che da domenica 8 gennaio qualcosa cambierà, ma attendiamo conferme. In questo contesto simil-africano invernale, le temperature medie ricordano più marzo o aprile rispetto al tipico freddo gennaio, potremmo chiamare questo mese ‘Gennarzo’: anche l’anno scorso la situazione fu simile, con un periodo invernale caldo che, in quel caso, non ebbe particolari scossoni freddi nemmeno nei mesi seguenti. Per questo inverno le previsioni stagionali e sub-stagionali prevedono un trimestre in generale sopra la media termica, con una blanda possibilità di un leggero calo delle temperature da metà mese e con qualche spiffero più freddo a marzo.

Al momento, quello che è certo, è che il freddo in Italia non arriverà prima di 10 giorni, anche perché il gelo non è presente nemmeno nelle aree polari: a Capo Nord abbiamo delle piogge con temperature sopra gli zero gradi e le anomalie termiche delle aree artiche oscillano in questi giorni sui +3°C rispetto alla media. Nonostante il caldo Anticiclone Africano presente, deboli piogge potrebbero comunque interessare la Liguria, il Piemonte sud-orientale e i settori pianeggianti e prealpini della Lombardia con la prima blanda perturbazione del 2023; la ragione di queste piogge delle prossime ore è da ricercare nella disposizione dell’alta pressione. L’Anticiclone si sviluppa da Sud-Ovest verso Nord-Est, in pratica dall’Algeria verso i Balcani e poi verso l’Ucraina, lasciando un po’ scoperto il settore occidentale europeo e parte del nostro Nord-Ovest.
Su queste zone scoperte, deboli infiltrazioni umide provocano piovaschi isolati, mentre le perturbazioni organizzate transitano convinte solamente dalle Isole Britanniche verso il Mare del Nord.
Da domenica 8 è previsto un generale calo dell’alta pressione con l’arrivo di piogge diffuse. Per il vero freddo però sembra che ci sia da aspettare ancora un bel po’.

La maggiore stabilità atmosferica dovuta alla presenza di un’area anticiclonica purtroppo va a incidere anche sulla qualità dell’aria favorendo l‘accumulo di smog nei bassi strati con conseguente peggioramento della qualità dell’aria, in particolare intorno alle grandi aree urbane come Milano, Torino, Bologna e Roma. Si registrano infatti già condizioni “pessime” con ripercussioni pure sulla nostra salute: da non sottovalutare il rischio di malattie alle alte vie respiratorie (soprattutto in persone fragili come bambini e anziani).
Va detto che la Pianura Padana per la sua conformazione geografica, che la vede “chiusa” tra la catena alpina e quella appenninica, in caso di condizioni anticicloniche persistenti, come succede spesso in inverno o in estate, può incorrere facilmente in situazioni di inquinamento acuto nelle aree urbane, a causa della scarsa ventilazione e di un pessimo rimescolamento dell’atmosfera in prossimità del suolo. Solamente l’arrivo di una perturbazione atlantica potrebbe scardinare questa sorta di gabbia infernale e contribuire a rendere meno problematica la situazione, le precipitazioni infatti aiutano a “pulire” l’atmosfera, ma per l’arrivo di un fronte perturbato si dovrà attendere ancora qualche giorno.

Nel dettaglio, martedì 3 al nord ci saranno piogge modeste nella zona Ovest, coperto e nebbioso altrove; qualche pioggia in Toscana per quanto riguarda il Centro, cielo poco nuvoloso al Sud. Mercoledì 4, nebbia o cielo coperto in pianura, soleggiato in montagna per quanto concerne il Nord; al Centro, cielo a tratti nuvoloso, specie sulle tirreniche; bel tempo prevalente al Sud.  Infine, nebbia o nubi basse in pianura, soleggiato in montagna al Nord nella giornata di giovedì 5, quando al Centro il cielo si presenterà a tratti nuvoloso, specie sull’Alta Toscana; al Sud, prevalenza di bel tempo.
La tendenza è che l’Anticiclone sarà sempre presente su gran parte dell’Italia, per tutta la settimana.

Misure anti-Covid, crolla lo smog: in 7 città dimezzato biossido azoto

Alcune misure anti-Covid adottate all’inizio della pandemia – come lockdown e restrizioni alla circolazione – hanno portato a un drastico calo dell’inquinamento atmosferico con conseguenti benefici anche per la salute. È quanto evidenzia uno studio internazionale sull’andamento della qualità dell’aria in 47 città europee, tra cui Roma, Milano, Parigi, Londra e Barcellona, pubblicato su Nature e realizzato da numerose istituzioni di ricerca, tra cui Enea.

ANCHE LIONE Dalla ricerca emerge, in particolare, che il forte calo dei livelli di inquinamento atmosferico nel periodo monitorato (febbraio–luglio 2020) è dovuto principalmente alla limitazione degli spostamenti quotidiani in città e all’obbligo di permanenza nelle abitazioni, mentre minor impatto hanno avuto le restrizioni alla circolazione tra le regioni e ai viaggi internazionali. L’inquinante che ha subito la riduzione maggiore è il biossido di azoto (NO2), più che dimezzato in sette città (Milano, Torino, Roma, Madrid, Lisbona, Lione e Parigi). “Il calo è dovuto soprattutto al divieto della circolazione e del trasporto su strada, che rappresenta la principale fonte di emissioni di questo inquinante. Le concentrazioni di biossido di azoto hanno iniziato a precipitare fin dalla prima metà di marzo 2020, quando i governi hanno imposto le prime restrizioni; le differenze tra le città possono essere correlate solo ai diversi tempi di attuazione delle politiche di blocco e alle variazioni nella severità delle misure”, spiega Mario Adani, ricercatore Enea del Laboratorio Inquinamento Atmosferico e coautore dello studio.

MISURE MENO RIGOROSE Milano, ad esempio, ha fatto registrare per prima un calo dell’inquinamento da NO2, con concentrazioni ridotte al minimo intorno a metà marzo. “Milano e la Pianura Padana hanno i livelli di inquinamento tra i più alti d’Europa e quindi il calo di concentrazioni dovuto al lockdown è stato forte così come la riduzione di mortalità prematura”, aggiunge Adani. Londra, invece, ha avuto una diminuzione sensibile solo nella seconda metà di marzo, mentre Stoccolma ha registrato un calo inferiore a causa soprattutto di politiche meno rigorose. Ma, dopo il forte calo nei mesi di marzo e di aprile, tutte le città hanno fatto registrare un’attenuazione nelle variazioni di NO2 e di particolato (PM), pur mantenendo livelli inferiori rispetto allo scenario business as usual, ossia in assenza di qualsiasi intervento.

MORTI PREMATURE Rispetto al forte calo dell’inquinamento da biossido di azoto, lo studio evidenzia una riduzione più modesta dei livelli di PM10 e il PM2.5 mentre in alcune città, le polveri sottili hanno fatto registrare persino un leggero aumento. Le cause sono da ricercare principalmente nella complessità della composizione del particolato, che comprende anche componenti naturali e secondarie prodotte in atmosfera che non diminuiscono proporzionalmente al calo del precursore NO2. Inoltre, la maggiore permanenza delle persone in casa ha portato ad un maggior utilizzo del riscaldamento, in particolare di dispositivi alimentati a legna. Lo studio ha quantificato anche il numero di morti premature evitate a seguito della riduzione dell’inquinamento per effetto delle misure adottate dai governi Ue contro la pandemia. Da febbraio a luglio 2020 il numero totale di decessi evitati è stato pari a 486 per il biossido di azoto (NO2), 37 per l’ozono (O3), 175 per il PM2.5 e 134 per il PM10; in particolare, Milano, Parigi, Londra e Barcellona sono state tra le prime città con il maggior numero di decessi evitati da biossido di azoto (NO2) e polveri sottili. E per l’Italia, lo studio ha quantificato le morti evitate a Milano, Napoli, Roma e Torino, per ciascuno degli inquinanti analizzati. Ad esempio, a Roma sono stati evitati 18 decessi da NO2, 6 da O3, 7 da PM10 e 5 da PM2.5.