Crolla lo spreco alimentare in Italia (-25%): ‘merito’ dei rincari

Nei primi otto mesi del 2023 lo spreco alimentare in Italia è crollato del 25% e si assesta a 469,4 grammi settimanali pro capite (125,9 grammi in meno rispetto all’estate 2022 e 54,7 grammi in meno rispetto alla rilevazione dello scorso gennaio). E’ quanto emerge dal Cross Country Report su cibo e spreco nel mondo, in occasione della quarta Giornata internazionale di sensibilizzazione sulle perdite e sprechi alimentari promossa dalle Nazioni Unite. L’indagine è firmata da Waste Watcher, International Observatory on Food & Sustainability. I dati attestano la criticità del periodo e l’incidenza dell’inflazione – anche e soprattutto alimentare – che si abbatte con gravi rincari sui cittadini di tutto il mondo.

Non è un caso, dunque, che lo spreco alimentare sia identificato innanzitutto come spreco di denaro in famiglia: dall’Italia agli Stati Uniti, dalla Spagna alla Germania, dal Regno Unito all’Olanda i cittadini del mondo guardano allo sperpero del cibo come a un ‘crash’ per le loro economie. Sette consumatori su 10 hanno tagliato drasticamente gli acquisti riducendo il costo della spesa e il crollo degli sprechi è stato riscontrato in otto Paesi del mondo, compresi gli Stati Uniti, che storicamente rappresentano l’area meno attenta al fenomeno. Proprio qui il calo è addirittura del 35%, arrivando a quota 859,4 grammi settimanali pro capite (-479 grammi rispetto al 2022).

Guardando in generale all’Europa, sono Spagna e Francia le nazioni più virtuose, e le ultime della classifica del ‘G8 dello spreco’ monitorato dai Waste Watcher lo scorso agosto: si collocano, rispettivamente, a quota 446 e 459 grammi. Clamoroso anche il miglioramento della Germania, che riduce lo spreco medio del 43% circa, e si porta a quota 512,9 grammi settimanali (-379,5 grammi di cibo sprecato rispetto alla rilevazione 2022). Resta contenuto, ma c’è e si nota, il miglioramento dei cittadini del Regno Unito, a quota 632 grammi settimanali (-94 grammi rispetto alla 2022).

Nella rilevazione 2023 del Cross Country Report fa il suo ingresso l’Azerbaijan, che svetta nella rilevazione, con 1116,3 grammi di cibo gettato pro capite nel corso di una settimana. Ancora una volta è la frutta fresca l’alimento più sprecato del pianeta: un dato che si dimostra plebiscitario e svetta in Italia (33%) e Spagna (40%), Paesi accomunati nelle abitudini di dieta mediterranea. Ma lo stesso accade in Germania (30%), Stati Uniti (32%), e in Francia, Olanda e Regno Unito, con l’eccezione del solo Azerbaijan dove si sprecano innanzitutto i cibi pronti. A contendersi il secondo posto di alimento più sprecato sono le insalate (in Italia al 24% e in Francia, Regno Unito e Usa), e la verdura in Olanda, ma anche cipolle, aglio e tuberi in Francia, Spagna e Azerbaijan. In Germania capita di sprecare in misura notevole affettati e pane confezionato, in Spagna pane fresco, in Azerbaijan persino la carne rossa.

Lollobrigida: Lotta a spreco cibo priorità governo. Post Covid italiani gettano meno

Ogni anno, in Italia, gettiamo in media 524 grammi di cibo a testa al mese, con un costo di filiera, dai campi alle tavole, che supera i 9 miliardi di euro. Tra gli alimenti più sprecati, la frutta fresca e il pane. Contrastare gli sprechi alimentari, favorendo la distribuzione degli eccessi a chi ne ha bisogno, è “uno degli obiettivi del Governo”, assicura il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida. All’evento ‘Il nostro impegno quotidiano’ organizzato da ‘Grande Impero’ in occasione  della decima Giornata Nazionale di prevenzione allo spreco alimentare, il 5 febbraio.  Il ministro ‘provoca’ la grande distribuzione: “Chieda di comprare meno, ma meglio. Dobbiamo investire sulla qualità. Ci siamo assunti il compito di proteggerla – insiste – stiamo cercando di fare sistema con le altre nazioni per contrastare operazioni a grande impatto mediatico”.

Il riferimento è a diverse battaglie che porta personalmente avanti in Europa, quella contro il Nutriscore, che “penalizza le eccellenze italiane“. Ma anche quella contro l’etichettatura sugli alcolici dell’Irlanda. Il documento congiunto Italia-Francia-Spagna contro l’iniziativa di Dublino che inserisce in etichetta indicazioni allarmistiche sulla salute anche per il vino, ha ottenuto l’adesione di 8 nazioni: “C’è un fronte in Europa che difende una produzione non in nome delle lobby, ma della qualità dei prodotti“, commenta Lollobrigida. Il ministro della Salute, Orazio Schillaci, sta attivando il confronto con la comunità scientifica per avvalorare la posizione di Roma con dati scientifici. Altra battaglia di Roma a Bruxelles è quella contro il cibo sintetico: “Quando si parla di prodotti sintetici di laboratorio il problema è non solo per i nostri imprenditori. Il pericolo che spesso sfugge – ricorda Lollobrigida – è che, con la standardizzazione a basso costo, chi ha potere d’acquisto, continuerà a mangiare bene, al contrario dei poveri che mangiano sempre peggio”. Lo spreco di cibo non è solo un problema etico, le sue conseguenze negative “hanno una forte ripercussione sul sistema economico, porta un avvilimento di tutta la filiera agro-alimentare con gravi conseguenze al Made in Italy“, ribadisce la Ceo di Grande Impero, Antonella Rizzato. Propone di lavorare su investimenti tecnologici come soluzione al problema.

Complici la crisi post covid e l’inflazione, però, qualcosa nelle abitudini degli italiani sta cambiando. Nell’ultimo anno, rileva l’Osservatorio Waste Watcher di Last Minute Market / Campagna Spreco Zero, l’86% degli italiani si impegna a consumare tutto quello che cucina e a mangiare anche gli avanzi. Scatta l’effetto “nidificazione”: per 1 italiano su 3 (33%) diminuiscono drasticamente le colazioni, pranzi e per 4 italiani su 10 anche l’abitudine dalla cena al ristorante (42%). Diventano centrali i temi relativi alla sostenibilità alimentare (36%): il 35% del panel ha aumentato il consumo di legumi e derivati vegetali a scapito della carne e delle proteine animali, mentre il 29% ha aumentato l’acquisto di prodotti a km0. E nonostante l’aumento dei prezzi al consumo, la spesa alimentare è infatti quella che diminuisce meno (18%), dietro solo alle spese mediche (11%) e di cura alla persona (17%). E 1 italiano su 3 presta attenzione alla riduzione del consumo di carne (26%), crollano le grandi marche, in calo del 10% nell’interesse dei consumatori, salgono i brand delle catene di vendita. Stabile la soglia di acquisto online, piccolo aumento per il biologico (+ 14%), così come per gli acquisti nei negozi rionali (+14%)

spreco alimentare

“Se lo spreco alimentare fosse uno Stato, sarebbe il terzo più inquinante al mondo”

Se lo spreco alimentare fosse uno Stato, sarebbe il terzo Stato più inquinante al mondo. Fanno riflettere le parole del sindaco di Lecce, Carlo Salvemini, delegato Anci all’Energia e ai Rifiuti. “Eppure ci misuriamo continuamente con fenomeni di malnutrizione”, osserva. “Assumere un impegno contro lo spreco alimentare diventa una questione di civiltà. L’Italia rispetto all’Europa è particolarmente virtuosa. I Comuni sono in prima fila perché sono considerati l’ente di prossimità che più di tutti possono impattare sulla filiera”, spiega presentando la Campagna di Anci finanziata dal Ministero per la Transizione Ecologica, per la diffusione della food-bag nella ristorazione.

Una alleanza tra istituzioni pubbliche, associazioni per realizzare la prima campagna nazionale di sensibilizzazione contro lo spreco alimentare, attraverso la pratica dell’asporto del cibo avanzato nei ristoranti. Secondo i dati della Fao, nel mondo, circa un terzo della produzione mondiale di cibo destinata al consumo umano si perde o si spreca lungo la filiera alimentare ogni anno; circa il 24% se misurata in calorie. Un quantitativo che corrisponde a uno spreco di circa 1,6 miliardi di tonnellate di alimenti (inclusa la parte non edibile); 1,3 miliardi di tonnellate se si considera solo la frazione edibile.

infografica spreco alimentare

Lo spreco ha un impatto ambientale devastante. “Credo sia fondamentale e preziosissima la presenza di tutti. Fare ambiente, cambiare la cultura ambientale di tutti i soggetti, è un lavoro di squadra ed è fondamentale farlo insieme, credo sia importantissimo farlo con i comuni. Il cambio culturale serve a ogni livello. Anche mangiare bene e sano vuol dire fare cultura, stare attenti alle filiere, al chilometro zero. E l’economia circolare non può che partire dalle famiglie”, commenta Vannia Gava, sottosegretario al ministero della Transizione Ecologica, partecipando alla presentazione della Campagna per la diffusione della food-bag nella ristorazione, iniziativa di Anci finanziata dal Mite, in corso a Roma. “Non possiamo sprecare suolo, non possiamo sprecare biodiversità e dobbiamo far capire che il cibo è anche salvaguardia dell’ambiente”.

Il quantitativo di acqua richiesto per produrre il cibo che viene sprecato ogni anno nel mondo è pari a circa 250.000 miliardi di litri. Un quantitativo sufficiente per soddisfare i consumi domestici di acqua di una città come New York per i prossimi 120 anni.

L’estensione di suolo agricolo necessario per produrre il cibo sprecato ogni anno nel mondo è pari a circa 1,4 miliardi di ettari, circa il 30% della superficie agricola disponibile a livello globale. Il cibo sprecato ogni anno nel mondo è responsabile dell’immissione in atmosfera di circa 3,3 miliardi di tonnellate di CO2 equivalente (CO2eq). Se lo spreco alimentare fosse un paese, sarebbe il terzo emettitore mondiale dopo Usa e China.

I dati per l’Italia, riferiti all’anno 2017, riportati all’interno del Food Waste Index Report 2021 dell’Unep, si basano su dati elaborati nell’ambito del progetto ‘Reduce – ricerca, educazione, comunicazione: un approccio integrato per la prevenzione degli sprechi alimentari’, coordinato dal Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari (Distal) dell’Università di Bologna e realizzato con risorse del Ministero dell’Ambiente (oggi Mite). I rifiuti alimentari generati a livello domestico ammontano a 67 chili pro-capite all’anno, corrispondente a circa 4 milioni di tonnellate all’anno in totale. Quelli nella distribuzione (iper e supermercati) a 4 chili pro-capite all’anno, corrispondenti a circa 240mila tonnellate all’anno in totale. Secondo l’Osservatorio Waste Watcher International il solo spreco domestico in Italia ha un valore economico stimato attorno ai 7,4 miliardi di euro, valore che raggiunge i 10 miliardi di euro all’anno considerando l’intera filiera: dal campo fino alla tavola.