Terremoto in Marocco, corsa contro il tempo per cercare sopravvissuti

Le squadre di soccorso cercano tra le macerie e il fango. Il bilancio delle vittime è quasi di 3mila morti. Il Papa: "Signore gli dia forza per riprendersi"

E’ corsa contro il tempo in Marocco per cercare eventuali sopravvissuti sotto le macerie e sotto le frane causate dal violento terremoto che, ad oggi, ha causato la morte di oltre 2.900 persone. A cinque giorni dal disastro, le speranze di trovare persone vive si affievoliscono ogni minuto che passa. Il terremoto che venerdì sera ha colpito la regione dell’Alto Atlante, a sud-ovest della città turistica di Marrakech, ha provocato, secondo l’ultimo rapporto ufficiale, anche 5.530 feriti.
Di fronte alla portata del disastro, paesi stranieri come Spagna, Gran Bretagna, Qatar ed Emirati Arabi Uniti stanno inviando squadre di ricerca e soccorso, ma il tempo stringe. La Croce Rossa, dal canto suo, ha lanciato un appello per fondi di circa 100 milioni di euro per sostenere le operazioni di soccorso, dopo aver liberato un milione di franchi svizzeri dal suo Fondo di emergenza per sostenere le attività sul campo della Mezzaluna Rossa marocchina.

“Il mio pensiero va al nobile popolo marocchino che ha sofferto questi terremoti. Preghiamo per il Marocco, preghiamo per gli abitanti che il Signore dia loro la forza di riprendersi dopo questo terribile ‘agguato’ che ha passato“, ha dichiarato Papa Francesco al termine dell’Udienza generale.

Il terremoto ha devastato soprattutto molte abitazioni di villaggi situati in zone montuose, a volte molto difficili da raggiungere, come quello di Ineghede. Ad Amizmiz, a circa un’ora a sud-ovest di Marrakech, ieri i soldati hanno distribuito tende ai residenti le cui case erano state distrutte o danneggiate. Le tendopoli che cominciano ad apparire vicino alle case distrutte o gravemente danneggiate mostrano che gli aiuti stanno arrivando, ma lasciano i sopravvissuti incerti sul loro destino, e alcuni temono l’arrivo della pioggia. Il capo del governo marocchino, Aziz Akhannouch, ha assicurato lunedì che i cittadini che hanno perso la casa riceveranno un risarcimento.

Nel frattempo, l’esercito marocchino ha allestito ospedali da campo per curare i feriti nelle zone senza sbocco sul mare, come nel villaggio di Asni, nella provincia di Al-Haouz, a poco più di un’ora da Marrakech. Le squadre del Ministero delle Attrezzature sono ancora al lavoro per riaprire le strade che portano ai piccoli villaggi montuosi di questa provincia. “La strada che porta alla città di Ighil, epicentro del terremoto, e al vicino villaggio di Aghbar, è stata riaperta oggi“, ha detto un funzionario del ministero.

Il terremoto ha raggiunto la magnitudo 7, secondo il Centro marocchino per la ricerca scientifica e tecnica (6,8 secondo l’Istituto americano di geofisica, USGS). È il più potente mai misurato nel Regno ed è considerato anche il più sanguinoso da quello che distrusse Agadir, sulla costa occidentale, il 29 febbraio 1960. Vi morirono dalle 12.000 alle 15.000 persone, ovvero un terzo della popolazione della città.