“Se il calo dei prezzi dell’energia continuerà, l’inflazione complessiva potrebbe scendere sotto il 3% verso la fine dell’anno”. Questa frase la diceva a febbraio Fabio Panetta, fino a ieri solo membro del consiglio della Bce ma da oggi e per i prossimi 6 anni governatore della Banca d’Italia al posto di Ignazio Visco, in scadenza dopo due mandati. Il Consiglio dei ministri ha scelto l’ex direttore generale di Via Nazionale, con un dottorato di ricerca in Finanza conseguito presso la London Business School, le cui pubblicazioni e ricerche sono apparse su The American Economic Review, The Journal of Finance, The Journal of Money, Credit and Banking e The European Economic Review. Negli ultimi mesi è diventato però famoso per essere una delle colombe all’interno del Comitato Esecutivo di Francoforte. Mentre i banchieri centrali del Centro-Nord Europa spingevano per rialzi dei tassi aggressivi allo scopo di riportare l’inflazione al 2%, l’economista nato a Roma ha sempre frenato per evitare di portare il Vecchio Continente in una recessione profonda.
Proprio per evitare di andare a sbattere, qualche mese fa, Panetta citò una canzone di Lucio Battisti per avvertire: “Quello che non vogliamo è ‘guidare come un matto di notte con i fari spenti’”. Intervenuto a un consesso londinese, disse che “i rischi per le prospettive di inflazione sono ora più equilibrati rispetto al momento delle nostre proiezioni di dicembre. Il contesto economico sta cambiando. Gli shock dell’offerta hanno iniziato a invertirsi, con i prezzi delle materie prime energetiche e alimentari in calo rispetto ai picchi dello scorso anno e le strozzature dell’offerta che si sono allentate. Ci vorrà del tempo perché ciò si rifletta pienamente nei prezzi al dettaglio in tutta l’economia e, in ultima analisi, nell’inflazione core”. E così poi è stato. Per cui, ribadì a fine inverno, non leghiamoci “le mani in un momento in cui le prospettive dell’inflazione possono cambiare rapidamente”. Bisogna evitare “il rischio di una stretta eccessiva. Dopo molti anni di bassa crescita, far precipitare l’economia in una recessione su vasta scala potrebbe innescare una distruzione permanente della capacità produttiva e danneggiare le future opportunità di lavoro, soprattutto per i membri vulnerabili della società. Anche se successivamente corretto, un simile inasprimento sarebbe molto costoso, data la scarsa flessibilità dell’economia europea”.
Un concetto che aveva comunicato anche a fine 2022: “La politica monetaria deve essere inasprita per garantire che l’inflazione non diventi radicata. Ma l’impatto degli shock attuali sull’output gap è chiaramente poco chiaro. Sarebbe fuorviante basare un inasprimento aggressivo su presupposti che non possono essere motivati in modo conclusivo. Le conseguenze di possibili errori potrebbero non essere percepibili oggi, ma diventerebbero evidenti nel tempo. Potrebbe quindi essere troppo tardi per invertirli completamente”. Il suo ragionamento andava contro l’ala integralista tanto cara al mondo tedesco. “Se dovessimo comprimere la domanda in modo eccessivo e persistente, correremmo il rischio di spingere anche la produzione permanentemente al di sotto del trend, indipendentemente dal fatto che gli shock iniziali siano stati temporanei o meno (anche se non è stata necessaria una dura reazione politica). E ciò – sottolineò il neo governatore di Bankitalia – non potrebbe essere facilmente annullato da un successivo allentamento delle politiche, anche perché le espansioni non ricostruiscono l’offerta tanto quanto le contrazioni la distruggono”.
Panetta è stato l’uomo che per conto della Bce ha studiato l’introduzione di un euro digitale, una risposta ufficiale alle criptomonete deregolamentate. Ma da sempre è paladino della transizione energetica. Riferendosi ai mega rincari di petrolio e gas, sosteneva che “shock come questo dovrebbero rafforzare la determinazione dell’UE ad accelerare la transizione verde, piuttosto che rallentarla, e ad eliminare rapidamente la sua dipendenza dai combustibili fossili russi. I notevoli progressi compiuti sull’intensità energetica dopo gli shock petroliferi nei primi anni ’70 ci danno motivo di essere ottimisti sul fatto che progressi simili possano essere raggiunti in risposta allo shock attuale”.
L’ormai ex membro del comitato esecutivo della Bce è stato colomba anche contro chi ha sempre tentato di frenare l’accelerazione green: “La transizione verde è spesso presentata come una minaccia per aspetti fondamentali della nostra vita quotidiana, comprese le opportunità di crescita o il potere d’acquisto. Questa narrativa negativa è ingiustificata. La coincidenza divina non è un sogno irrealizzabile: più verde può significare più economico. Ciò dipende in modo cruciale dalle politiche che adottiamo. Se adeguatamente gestita, la risposta globale alla crisi climatica può aumentare la produttività e la crescita attraverso diversi canali: migliorando l’allocazione delle risorse, migliorando le condizioni di salute e stimolando il progresso tecnologico”.
Ora però c’è una colomba in meno all’Eurotower. Prima c’erano Visco e Panetta. Per adesso rimane solo quest’ultimo.