Edilizia in crisi nell’eurozona ma l’Italia questa volta stupisce

La flessione dura ormai da 32 mesi, invece nel nostro paese c'è una inversione di tendenza

Continua la forte contrazione del settore edile nell’eurozona. Secondo l’indice Pmi di dicembre, gli ordini nuovi hanno subito una significativa diminuzione, con ripercussioni evidenti sull’attività complessiva del settore. Questo rallentamento ha portato a una contrazione più marcata dell’occupazione e degli acquisti, con i tre principali segmenti monitorati – edilizia residenziale, edilizia non residenziale e ingegneria civile – che hanno risentito di una riduzione dell’attività. In particolare, il settore residenziale continua a rappresentare il segmento più debole. Le pressioni sui prezzi hanno intanto registrato un lieve aumento rispetto al mese di novembre, toccando il livello più alto degli ultimi dieci mesi, ma rimanendo comunque al di sotto della media storica. Anche i tempi di consegna da parte dei fornitori sono aumentati per il secondo mese consecutivo, un altro segnale di difficoltà per il settore. Le aziende si mostrano infatti fortemente pessimiste riguardo le prospettive per il prossimo anno.

L’indice complessivo di attività delle costruzioni nell’Eurozona Pmi, che misura le variazioni mensili nell’attività del settore, ha mostrato una lieve crescita da 42,7 a novembre a 42,9 a dicembre, segnalando però una continua riduzione dell’attività, che ormai dura da 32 mesi consecutivi.

Il calo dell’attività è stato particolarmente marcato in Germania e in Francia, con quest’ultima che ha registrato la contrazione più forte da aprile. Tuttavia, l’Italia si distingue positivamente, con un’inversione di tendenza che ha visto un primo incremento dell’attività da marzo. Nonostante una continua contrazione nell’edilizia residenziale, che ha registrato il calo più forte, l’attività commerciale e l’ingegneria civile hanno mostrato segnali di rallentamento più contenuti, con contrazioni più lente rispetto ai mesi precedenti, risentendo dell’effetto cantieri legati al Pnrr.

A fine 2024, il settore edilizio italiano ha visto una ripresa, segnando una crescita sia nell’attività che nei nuovi ordini. A dicembre, le aziende hanno continuato a incrementare il loro organico per rispondere all’aumento dei nuovi ordini, con il tasso di crescita dell’occupazione che ha raggiunto il livello più alto in nove mesi, sebbene in modo solo marginale. Tuttavia, nonostante questo miglioramento, la fiducia nel futuro del settore è rimasta cauta, con il grado di ottimismo che è diminuito rispetto a novembre. L’indice Pmi del settore edilizio italiano, che misura le variazioni mensili dell’attività, è però aumentato da 48,5 a novembre a 51,2 a dicembre, tornando sopra la soglia critica di 50,0 per la prima volta in nove mesi. Ciò ha segnato la fine della contrazione, con l’industria edilizia italiana che ha chiuso l’anno in espansione.

L’aumento dei volumi di nuovi ordini è stato il fattore principale alla base di questa ripresa, con un tasso di crescita che è stato il secondo più forte del 2024, dopo gennaio. Jonas Feldhusen, Junior Economist presso Hamburg Commercial Bank, ha sottolineato che non solo il settore italiano, ma anche quello dell’eurozona ne trarrà vantaggio e ha evidenziato che è “dall’estate del 2024, quasi in coincidenza con l’inizio del taglio sui tassi di interesse della Bce, che si è registrato un andamento al rialzo dell’Indice PMI edile. E noi della HCOB Economics prevediamo nel 2025 ancora due tagli dei tassi di piccola portata da parte della Bce”. Guardando ai prossimi 12 mesi, “le imprese edili hanno mostrato una cauta fiducia, ma la percentuale di quelle ottimiste è solo lievemente maggiore rispetto a quelle che hanno espresso pessimismo. Eppure – ha concluso l’economista – l’Indice sulle Previsioni Future resta nettamente al di sotto della media storica”

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