Spendiamo di più per mangiare di meno. Ad agosto, nonostante le ferie che hanno segnato un forte recupero del turismo italiano, le vendite al dettaglio sono calate – in termini di volumi – dell’1,1% e – a livello nominale – dello 0,4%. L’inflazione figlia del caro-bollette inizia a farsi sentire. E le famiglie cominciano a tagliare i consumi. “Su base tendenziale, alla crescita delle vendite in valore corrisponde, per il terzo mese consecutivo, una diminuzione dei volumi, in riflesso dell’accelerazione della crescita dei prezzi al consumo registrata nello stesso periodo”. Tradotto: i prezzi in salita magari indicano un incremento (non ad agosto) delle vendite al dettaglio, in realtà sta calando lo shopping. In particolare per gli alimentari, appunto, nonostante un aumento delle vendite in valore del 6,8% rispetto ad agosto 2021, il volume degli acquisti si riduce del 3,5%. E benché comprino meno, i consumatori quando vanno a fare la spesa optano per negozi più economici, come i discount che segnano la performance più alta (+9,5%) fra gli esercizi commerciali.
Più di un italiano su due (51%) taglia la spesa nel carrello a causa dell’aumento record dei prezzi trascinato dai rincari energetici e dagli effetti della guerra in Ucraina, che riduce il potere d’acquisto dei cittadini, secondo i risultati dell’indagine condotta da Coldiretti, dalla quale si evidenzia che un altro 18% di cittadini dichiara di aver ridotto la qualità degli acquisti, costretto ad orientarsi verso prodotti low cost per arrivare a fine mese.
Come segnala Confesercenti, i dati Istat riportano una caduta che anticipa un’ulteriore contrazione, più marcata, che le attività commerciali ci stanno segnalando anche per settembre ed i primi giorni di ottobre. L’inflazione al consumo sta, purtroppo, facendo il suo lavoro, segnala l’associazione dei commercianti: le famiglie spenderanno di più, fino a quando sarà possibile, per avere una quantità di beni che diminuisce, mentre l’esplosione delle bollette fa diminuire gli acquisti anche nell’extra-alimentare. Se continua così, spiega Confesercenti, tutti i consumi verranno interessati: i recenti dati Istat sul risparmio delle famiglie hanno mostrato come queste abbiano eroso, nel secondo trimestre, già oltre 2 punti di propensione al risparmio per mantenere un certo livello di acquisti.
Risorse che si esauriranno nei prossimi mesi: l’autunno sarà dunque il banco di prova della capacità di resilienza delle imprese della distribuzione commerciale, anche se i piccoli sono già in debito d’ossigeno. Gli esercizi di vicinato registrano, infatti, un crollo in volume del -4% rispetto ad un anno fa, concentrato in particolare nel comparto non alimentare, mentre continua l’ascesa del commercio elettronico che opera in regime di completa deregulation. Meno consumi, negozi in difficoltà, imprenditori/produttori in crisi. Questo mix, condito dal caro-bollette e da un repentino aumento dei tassi (prestiti e mutui più cari) annunciano recessione assicurata. Restano da capire l’entità e la velocità.