Tanto freddo, poco vento: il prezzo dell’energia elettrica si impenna

Caloriferi a tutto gas e boom della domanda di elettricità Inevitabile una impennata dei costi. E la Ue trema

Gelo in mezza Europa. Nevica a Londra. Temperature in picchiata. Caloriferi a tutto gas e boom della domanda di energia elettrica. Inevitabile una impennata dei prezzi della luce, dato che parecchie abitazioni nel Vecchio Continente si riscaldano con l’elettricità. In Italia il Pun, prezzo unico nazionale, oggi e domani sarà di 422 euro per megawattora, una quotazione che non si vedeva da fine estate, quando il valore del gas era alle stelle, la siccità aveva prosciugato le centrali idroelettriche e ridotto ai minimi la produzione eolica. Anche in questi giorni, la produzione di energia dal vento è ai minimi termini. Non parliamo di fotovoltaico. Infatti anche nella Svezia green il prezzo dell’energia elettrica è addirittura superiore a quello italiano: 439 euro/Mwh nel Sud dello stato scandinavo. Quotazione simile nella Norvegia, primo fornitore europeo di gas. A Stoccolma oggi l’eolico ha funzionato al 36% delle capacità e l’idroelettrico al 65%. Ad Oslo l’idroelettrico è invece girato al 55%.
In Gran Bretagna, per timore di black out, sono state riattivate d’urgenza centrali a carbone, con l’eolico usato al 28% della sua potenza. Carbone che invece ha ormai sostituito il metano russo in Germania. Nella classifica, aggiornata quasi in tempo reale da Electricity Maps, emerge come il 44,95% dell’elettricità tedesca è prodotta dal carbone, rappresentando il 75,87% delle emissioni, secondo Paese europeo per intensità di carbonio. In Polonia invece la luce deriva per l’81% dal carbone, ovvero il 92,45% delle emissioni.
In Italia la prima fonte per produzione di energia elettrica resta il gas (46,72%). In Francia invece il 59% dell’elettricità deriva dal nucleare. Piccolo particolare: le centrali lavorano ancora a metà della loro potenza. Risultato: La Francia non ha mai importato così tanta elettricità come nella settimana dal 5 all’11 dicembre. Compreso dall’Italia, che continua a beneficiare di importanti forniture via gasdotto da Algeria, Azerbaigian e pure dalla Russia.
Gli stoccaggi di gas comunque sono scesi dalla fatidica soglia di 90%. Secondo i dati di Agsi, Aggregated gas storage inventory, le riserve – aggiornate al 10 dicembre – sono scese in Italia all’87,86%, mentre la media europea è calata a 88,48 per cento. Il prezzo ad Amsterdam del Ttf in realtà è sceso di oltre il 3% a circa 135 euro/Mwh, avendo in parte scontato l’arrivo del freddo artico e quindi la riduzione delle scorte. E’ invece salito di oltre il 10% il prezzo del gas in America, proprio in vista di temperature gelide nei prossimi giorni.
Picchi o non picchi meteorologici, l’Unione Europea dovrà affrontare un potenziale deficit di quasi 30 miliardi di metri cubi di gas naturale nel 2023, afferma l’Aie in un nuovo rapporto pubblicato oggi. Ma secondo l’Agenzia questo divario può essere colmato e il rischio di carenze evitato attraverso maggiori sforzi per migliorare l’efficienza energetica, distribuire energie rinnovabili, installare pompe di calore, promuovere il risparmio energetico e aumentare le forniture di gas. Nel frattempo l’energia elettrica torna a impennarsi e a gennaio non sembra esserci speranza di vedere una riduzione della bolletta.