
La banca centrale cinese ha abbassato due tassi di interesse chiave a livelli storicamente bassi, nell’ultimo tentativo delle autorità di stimolare la crescita sullo sfondo delle tensioni commerciali con Washington e della crisi del settore immobiliare.
La Cina e gli Stati Uniti hanno concordato la scorsa settimana di ridurre drasticamente per 90 giorni i dazi doganali reciproci, suscitando la speranza degli ambienti economici di un allentamento duraturo delle tensioni. Ma lo Stato-partito cinese deve ancora affrontare una stagnazione dei consumi interni e una lunga crisi immobiliare, che minacciano il suo obiettivo di crescita del 5% circa per il 2025. Il LPR a un anno, che costituisce il riferimento per i tassi più vantaggiosi che le banche possono offrire alle imprese e alle famiglie, è stato abbassato dal 3,1% al 3%, ha annunciato martedì la Banca popolare cinese (PBoC). Il LPR a cinque anni, il riferimento per i mutui ipotecari, è stato abbassato dal 3,6% al 3,5%, secondo la stessa fonte. Entrambi i tassi erano già stati abbassati in ottobre, raggiungendo livelli storici.
Questi nuovi tagli “ridurranno l’importo degli interessi sui prestiti esistenti, alleggerendo in qualche modo la pressione sulle imprese indebitate. Inoltre, faranno diminuire il costo dei nuovi prestiti”, scrive in una nota Zichun Huang, economista di Capital Economics. “Tuttavia, modesti tagli dei tassi probabilmente non saranno sufficienti, da soli, a stimolare in modo significativo la domanda di credito o l’attività economica nel suo complesso”, osserva, precisando che le riduzioni annunciate oggi “probabilmente non saranno le ultime di quest’anno”.
Da mesi le autorità stanno cercando di attivare tutti gli strumenti a loro disposizione per dare nuovo slancio alla seconda economia mondiale. A dicembre, i principali leader cinesi, tra cui il presidente Xi Jinping, avevano individuato diversi “compiti chiave” per il 2025, tra cui una “forte” stimolazione dei consumi, la stabilizzazione del commercio estero e il contenimento del crollo del mercato immobiliare. “Quest’anno abbasseremo il tasso di riserva obbligatoria e i tassi di interesse come necessario in base alla situazione economica e finanziaria” all’interno e all’esterno del Paese, aveva anche avvertito a marzo il governatore della banca centrale cinese.
All’inizio di questo mese, quest’ultima aveva annunciato una riduzione di 0,5 punti percentuali dell’importo delle riserve obbligatorie delle banche, al fine di incoraggiare gli istituti bancari a concedere più prestiti. Segnale positivo per Pechino, la produzione industriale è aumentata del 6,1% ad aprile rispetto allo scorso anno, secondo l’Ufficio nazionale di statistica (NBS) cinese, un tasso superiore alle aspettative degli economisti intervistati dall’agenzia Bloomberg. Tuttavia, sempre secondo l’NBS, i prezzi delle nuove abitazioni sono diminuiti in 67 delle 70 città esaminate nello stesso periodo, indicando un mercato immobiliare ancora fragile. Lo spettro della deflazione grava anche sull’economia cinese: ad aprile l’indice dei prezzi al consumo è sceso dello 0,1% su base annua, dopo i cali registrati in febbraio e marzo.