
Lo strato di ozono si sta ricostituendo e il buco dovrebbe scomparire completamente nei prossimi decenni. Secondo il bollettino dell’Organizzazione meteorologica mondiale (OMM) delle Nazioni Unite, nel 2024 il buco nell’ozono sopra l’Antartide era più piccolo rispetto agli ultimi anni, “una notizia scientifica incoraggiante per la salute delle popolazioni e del pianeta”. “Oggi lo strato di ozono si sta riprendendo” e “questo progresso ci ricorda che quando le nazioni tengono conto degli avvertimenti della scienza, è possibile compiere progressi”, ha commentato il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres.
Lo strato di ozono stratosferico filtra i raggi ultravioletti del sole che possono provocare tumori, alterare il sistema immunitario e persino danneggiare il Dna degli esseri viventi. A metà degli anni ’70, i clorofluorocarburi (CFC), un tempo ampiamente utilizzati negli aerosol e nei frigoriferi, sono stati identificati come i principali responsabili dell’assottigliamento dello strato di ozono, creando ogni anno dei “buchi”, uno dei quali particolarmente ampio sopra l’Antartide.
Negli ultimi decenni, tuttavia, la cooperazione globale ha dato all’ozono la possibilità di ricostituirsi. Secondo l’OMM, “il basso livello di impoverimento dello strato di ozono osservato nel 2024 è in parte dovuto a fattori atmosferici naturali”. L’organizzazione ritiene tuttavia che la tendenza positiva osservata nel lungo periodo “rifletta il successo dell’azione internazionale”.
Il Protocollo di Montreal (Canada), firmato nel 1987, ha permesso di eliminare ad oggi oltre il 99% del consumo e della produzione della maggior parte delle sostanze chimiche che riducono lo strato di ozono, secondo l’OMM. Pertanto, lo strato di ozono dovrebbe tornare ai valori degli anni ’80 “entro la metà di questo secolo”, afferma l’organizzazione, spiegando che ciò ridurrà il rischio di cataratta e cancro della pelle, ma anche il degrado degli ecosistemi legato all’eccessiva esposizione ai raggi UV.
Il buco nell’ozono sopra l’Antartide ricompare ogni primavera. L’anno scorso ha raggiunto il suo picco il 29 settembre, con un deficit di ozono pari a 46,1 milioni di tonnellate, un livello inferiore alla media registrata nel periodo 1990-2020.
“Se le politiche attuali rimarranno in vigore, lo strato di ozono dovrebbe tornare ai valori del 1980 (prima della comparsa del buco) entro il 2066 circa sopra l’Antartide, nel 2045 sopra l’Artico e nel 2040 nel resto del mondo”, aveva indicato all’inizio del 2023 l’Onu Ambiente nella sua ultima stima quadriennale.