In Francia Macron e Le Pen bocciati dalle associazioni ambientaliste

I due candidati al duello finale non hanno convinto gli ambientalisti della capacità di attuare riforme adatte a raggiungere gli obiettivi dell’accordo di Parigi

Macron e Le Pen

I prossimi cinque anni saranno cruciali per raggiungere gli obiettivi dell’accordo di Parigi sul cambiamento climatico, una sfida che, secondo gli osservatori, finora non è stata raccolta dai due candidati alle elezioni presidenziali francesi. “Questi risultati del primo turno delle elezioni presidenziali del 2022 sono una sconfitta per il clima e più in generale per l’ambiente”, dichiara Greenpeace Francia su Twitter.

I due candidati al duello finale, il presidente uscente Emmanuel Macron e la rappresentante del Rallemblement National Marine Le Pen, non hanno convinto gli ambientalisti e gli attivisti del cambiamento climatico della loro capacità di attuare le riforme necessarie per raggiungere gli obiettivi dell’accordo di Parigi. Per la Francia, questo significa una riduzione del 40% delle emissioni di gas serra entro il 2030 rispetto al livello del 1990. “Sarà compito del prossimo governo impostare la nazione su una traiettoria coerente con l’accordo di Parigi. Se non riusciremo a farlo nei prossimi cinque anni, possiamo buttarli nella spazzatura”, avverte Matthieu Auzanneau del think tank The Shift Project.

L’ultimo rapporto degli esperti del clima delle Nazioni Unite (IPCC) ha anche evidenziato la necessità di agire nei prossimi anni se vogliamo contenere il riscaldamento globale. Diverse organizzazioni hanno interrogato i candidati sulle loro intenzioni, o almeno hanno esaminato i loro programmi. Questi due candidati “non avevano interesse a dare visibilità al riscaldamento globale in questa campagna, e ci sono in parte riusciti”, osserva Simon Persico, docente a Sciences Po Grenoble. Durante il prossimo mandato, la Francia lavorerà alla prima legge quinquennale di programmazione energetica e climatica (LPEC), per fissare le priorità delle politiche climatiche ed energetiche del paese. Con l’ambizione dell’Europa di ridurre le emissioni del 55% entro il 2030, la Francia dovrà probabilmente accelerare il proprio ritmo.

USO MASSICCIO DELL’ENERGIA NUCLEARE

Emmanuel Macron conta in particolare sul “proseguimento della costruzione delle prime sei centrali nucleari di nuova generazione, moltiplicando per 10 la nostra energia solare e installando 50 parchi eolici offshore entro il 2050”. Mira anche a “costruire un settore francese di produzione di energia rinnovabile” e difende l’idrogeno e l’auto elettrica. L’istituto I4CE – che ha interrogato i candidati sul budget che dedicheranno alla transizione ecologica – ritiene tuttavia che il programma di Macron “non contenga misure fiscali e ne abbia pochissime di regolamentazione per incoraggiare le famiglie e le imprese a investire sul clima”. Climate Action Network pensa che “nessuna misura che vada nella direzione di un greening del bilancio dello Stato è stata presentata” e deplora la volontà di perpetuare la riduzione delle tasse di produzione legate al piano di recupero post-Covid, “ancora senza alcuna contropartita ambientale o sociale”.

Nel suo opuscolo programmatico sull’ecologia, Marine Le Pen afferma che “la Francia rispetterà gli impegni dell’accordo di Parigi, con i mezzi che sceglierà, al ritmo e secondo le tappe che deciderà”. Una delle sue misure chiave è una “moratoria” sulle turbine eoliche e sul fotovoltaico, oltre allo smantellamento dei parchi eolici esistenti, preferendo affidarsi all’energia idroelettrica e geotermica per le energie rinnovabili. Per lottare contro la precarietà, difende “la detassazione parziale del carburante”, una misura che è “assolutamente controproducente” per la trasformazione del sistema dei trasporti, secondo Greenpeace Francia.

Sia Marine Le Pen che Emmanuel Macron fanno molto affidamento sul nucleare per decarbonizzare la produzione di elettricità. Ma The Shift Project fa notare che le capacità proposte dal primo (100 GW) non sono realistiche rispetto alle previsioni dell’industria entro il 2050. “Qualsiasi strategia di uscita dai combustibili fossili deve essere molto forte su posti di lavoro, equità, sobrietà e governance. Per il momento, non sappiamo quasi nulla di ciò che i candidati propongono in questi settori fondamentali”, insiste Matthieu Auzanneau.