Green deal, Lancini (Lega): “Una bella cosa, ma l’industria non è pronta”

L’europarlamentare della Lega, membro della commissione Commercio internazionale, non ha dubbi: “Ci stiamo facendo del male da soli”

Danilo Oscar Lancini

“Il Green Deal è una bella cosa, ma il mondo produttivo non è pronto”. Danilo Oscar Lancini nella transizione sostenibile ci crede, ma non nel modo in cui l’Europa intende puntarci. L’europarlamentare della Lega, membro della commissione Commercio internazionale e membro sostituto della commissione Industria, non ha dubbi. “Ci stiamo facendo del male da soli”, confida nell’intervista concessa a GEA, a cui spiega che si è finito per perdere di vista la realtà.

Che rischi pongono guerra in Ucraina e crisi energetica derivante per la transizione verde e il Green Deal europeo?
“Di accelerarla nei tempi, e di peggiorarla negli obiettivi. Solo che l’industria non lo sa, non tutta almeno. Lo sanno bene quelli dell’acciaio, che pagheranno il prezzo più alto”.

Quindi il Green Deal non serve più?
“L’obiettivo di tutela climatica è giusto, ma stiamo esagerando in termini di tempo e obiettivi. C’è bisogno di programmazione, ma per le aziende programmazione vuol dire cinque-dieci anni, non cinque-dieci mesi”.

Perciò anche uscire gradualmente dalla dipendenza energetica russa, invece di un embargo immediato, non è la giusta risposta?
“Non sono termini compatibili con il mondo produttivo di oggi. Quando si pongono degli obiettivi occorre offrire un’alternativa, che non c’è. Si parla di idrogeno, ma quale? Quello verde è quello che deriva da elettricità prodotta da eolico e fotovoltaico, che non abbiamo. Succederà che delle aziende chiuderanno, altre delocalizzeranno per produrre in Paesi extra-europei che non hanno i nostri standard, col risultato di aver perso eccellenza, lavoro, e vedere vanificato lo sforzo do sostenibilità per via Paesi che se ne fregano dei nostri standard. Le regole europee sono giuste, intendiamoci. Ma si è trasformato un giusto interesse nell’ambiente in una questione ideologica. Ci sono regole giuste che però nessun altro segue. Rischiamo di non essere competitivi su altri mercati, e di darci la zappa sui piedi”.

Quindi il problema per la transizione verde è che è stata a livello Ue? La vorrebbe a livello Wto, magari?
“Quante volte gli americani hanno rispettato l’organizzazione mondiale del commercio?”.

Il gas naturale liquefatto degli Stati Uniti è una valida alternativa a quello russo?
“Ce lo vendono al 30% in più del gas che compriamo adesso. Ma dal punto di vista climatico invece quanto ci costa? Viene trasportato per nave, che usano carburanti a elevate emissioni di CO2, e prima ancora viene estratto attraverso la frantumazione delle rocce, che è devastante per ambiente e impatto ambientale. Dov’è la coerenza con questa scelta? Oltretutto, siccome le navi inquinano, ci metti il sistema Ets, e quindi il costo finale aumenta. Ci sarà un aumento dei costi dell’energia, ma se aumenta il prezzo dell’energia poi aumenta tutto”.

Ha detto che non abbiamo fotovoltaico né solare. Ma stiamo investendo all’estero su questo…
“Ma non possiamo immaginare di trasportare energia elettrica per migliaia di chilometri. Possiamo produrci idrogeno per poi immetterlo nelle nostre reti. Ma dimentichiamo che produciamo in casa degli altri, che non è proprio affidabile. Anche qui, dov’è la coerenza con l’indipendenza energetica e strategica?”.