Non c’è data ancora per il primo acquisto congiunto di energia da parte dell’Unione europea. Anche se una piattaforma energetica comune, oggi, è più importante che mai di fronte alle minacce della Russia, che è pronta a tagliare completamente le forniture all’Europa.
Sulla scia dell’acquisto comune dei vaccini durante la pandemia Covid-19, di fronte alla crisi energetica connessa alla guerra in Ucraina, Bruxelles ha lanciato lo scorso 7 aprile una piattaforma energetica a cui gli Stati membri possono aderire su base volontaria per negoziare e cercare approvvigionamenti di gas (e poi anche idrogeno e gas naturale liquefatto) prima del prossimo inverno per mantenere anche i prezzi più contenuti potendo gestire la domanda a livello comunitario e non nazionale.
La realtà è anche che, proprio come è stato per l’acquisto congiunto di vaccini, la Commissione europea cerca attraverso la piattaforma comune anche di evitare che ci sia concorrenza tra i Paesi membri dell’Ue nell’acquisto di forniture, data la necessità di accelerare con la diversificazione dei fornitori e riempire le riserve. La Russia è il più grande fornitore di gas all’Europa. Fino allo scorso anno, Bruxelles ha importato da Mosca il 40% delle sue forniture di gas. Con l’inizio della guerra di Russia in Ucraina e l’impegno dei leader Ue a porre fine alla dipendenza dai combustibili fossili russi entro il 2027 (nel piano RePowerEu), la percentuale si è già ridotta a meno del 30%, che però richiede uno sforzo ulteriore di compensazione.
La piattaforma è stata lanciata e il lavoro organizzato attraverso una serie di task force che saranno istituite su base regionale: la prima è nata a Sofia, in Bulgaria, per monitorare il fabbisogno di gas ed elettricità, i prezzi e i flussi del gas in Bulgaria e con i vicini dell’Europa sudorientale; la seconda è stata creata all’inizio del mese per occuparsi dei Paesi dell’Europa centro-orientale (Italia, Austria, Germania, Repubblica ceca, Ungheria, Polonia, Slovenia, Croazia e Slovacchia) insieme a Ucraina e Moldavia. Ora però mancano gli acquisti comuni e la Commissione Ue, interpellata, sceglie di non commentare.
Fonti europee spiegano che in questo momento si stanno studiando ancora varie formule per rendere operativa la piattaforma, che sta richiedendo più lavoro giuridico e tecnico di quanto la Commissione si sarebbe aspettata. Questo perché gli acquisti comuni non sono in capo ai governi ma agli operatori privati, quindi “occorre trovare un veicolo giuridico che consenta loro di agire”.
Martedì scorso, gli Stati membri dell’Ue hanno dato via libera al piano per una riduzione volontaria del 15% della domanda di gas (sulla media dei consumi degli ultimi cinque anni) tra agosto e marzo, per prepararsi a possibili interruzioni dell’approvvigionamento questo inverno da parte di Mosca. Nel testo dell’accordo raggiunto al Consiglio energia, i governi hanno aggiunto l’esortazione ad accelerare sugli acquisti comuni di gas, anche perché serviranno ad aiutarli a riempire le riserve come richiesto da Bruxelles all’80% della capacità entro il primo novembre (la media europea è poco sopra il 66%, mentre l’Italia è sopra il 71%), mentre Mosca continua a centellinare il gas all’Europa continuando a ridurre i flussi dal gasdotto Nord Stream 1, che collega la Russia direttamente alla Germania settentrionale attraverso il Mar Baltico.