Una discarica nel deserto. Il deserto di Atacama, nel nord del Cile, è diventato il ricettacolo di tonnellate di vestiti usati, ma anche di auto e pneumatici fuori uso provenienti da tutto il mondo e abbandonati, in quella che è diventata una vera minaccia per il suo ecosistema. Migliaia di vestiti ricoprono le aride colline che circondano il comune di Alto Hospicio, nella regione di Tarapaca, circa 1.800 km a nord di Santiago. Nella vicina città di Iquique si accumulano altre migliaia di auto smantellate provenienti da Stati Uniti, Giappone o Corea, mentre in altre zone del deserto, che si estende per oltre 100.000 km2, il paesaggio è deturpato da centinaia di pneumatici.
Il Cile è specializzato da più di quarant’anni nel commercio di abiti usati, tra vestiti buttati dai consumatori, destoccaggio e opere di beneficenza da tutto il mondo. Secondo la dogane cilena, nel 2021 sono entrate nel Paese circa 46.285 tonnellate di indumenti usati. I vestiti, come le macchine, entrano dalla zona franca del porto di Iquique e dono destinati al mercato dell’usato cileno o a quello di altri paesi dell’America latina. La maggior parte delle auto viene riesportata in Perù, Bolivia o Paraguay. Tuttavia, molti finiscono nelle strade di Iquique o sui fianchi delle colline circostanti.
Più della metà dei vestiti e delle scarpe prodotti, a basso costo e in catena, soprattutto in Asia, finiscono sparpagliati nel deserto a causa della congestione del circuito di riciclo. Regolarmente, queste ‘discariche selvagge’ vengono date alle fiamme per ridurre i fastidi, provocando però dense nuvole di fumo tossico. “Questi incendi sono molto tossici, perché ciò i fumi sono creati da plastica bruciata“, ha detto Paulín Silva, avvocato che a marzo ha presentato una denuncia contro lo Stato cileno presso un tribunale dedicato alle questioni ambientali. Originario di Iquique, Silva denuncia in particolare la passività del governo di fronte a queste discariche che, assicura, costituiscono “un rischio ambientale” e “un pericolo per la salute umana”. “Sono le persone senza scrupoli di tutto il mondo che vengono a scaricare qui i loro rifiuti“, ha incalzato Patricio Ferreira, il sindaco di Alto Hospicio, una delle città più povere del Cile. “Abbiamo ripulito una zona e ci stanno inquinando in un’altra area”, si è lamentato sentendosi impotente di fronte al problema. “Ci sentiamo abbandonati. Sentiamo che la nostra terra viene sacrificata”.
Nonostante sia considerato uno dei deserti più aridi del mondo – con precipitazioni che in alcune zone non raggiungono i 20 millimetri all’anno – l’Atacama ospita un ecosistema unico. Nella sua parte più arida, vicino alla città costiera di Antofagasta, gli scienziati, tra cui la biologa cilena Cristina Dorador, hanno scoperto forme di vita estreme: microrganismi capaci di vivere quasi senza acqua o sostanze nutritive nonostante la radiazione solare. Questi microrganismi potrebbero detenere i segreti dell’evoluzione e della sopravvivenza sulla terra, ma anche su altri pianeti, secondo loro.
In alcune zone vicino alla costa, la nebbia permette lo sviluppo di vegetazione e animali vertebrati, ha continuato Pablo Guerrero, professore di botanica all’Università di Concepcion e ricercatore presso l’Istituto di Ecologia e Biodiversità (IEB). “L’esistenza della vita in questi luoghi è, in un certo senso, un evento fortuito”, ha indicato considerando che si tratta di una regione dove l’ecosistema è “molto fragile“. “Qualsiasi cambiamento o diminuzione del regime delle precipitazioni e della foschia ha immediatamente conseguenze per le specie che vi abitano”.
Dozzine di specie di fiori a predominanza viola fioriscono quando le precipitazioni sono superiori alla media. I loro semi, sepolti sotto la sabbia, possono sopravvivere per decenni in attesa che un minimo di acqua germogli e poi fiorisca. A causa dei cambiamenti climatici, ma anche dell’inquinamento e dell’avanzata delle città, alcune specie di cactus sono però scomparse.
“Ci sono specie di cactus che sono considerate estinte. Sfortunatamente, questo è un fenomeno che vediamo su larga scala e con un deterioramento sistematico negli ultimi anni“, ha continuato Guerrero.