Export da 8 mld di euro nel 2022 per il vino italiano: incertezze all’orizzonte

Calano le importazioni, crescono i valori, secondo la fotografia scattata dal Nomisma Wine Monitor

Calano le importazioni, crescono i valori. Si potrebbe fotografare così il mercato mondiale del vino nel 2022 secondo i dati presentati da Nomisma Wine Monitor. L’Italia registra un record dell’export a 8 miliardi di euro e percentuali che si allineano al trend generale: crescita del 16% in Usa, del 32,7% nel Regno Unito, del 21,7% in Canada, del 25,3% in Giappone e del 9,6% in Corea. Risultati leggermente al di sotto della media in Germania (-11,9%) e in Cina (-7,2%). Dati positivi registrano anche i mercati enoici di Usa, in crescita del 18% tra gennaio e novembre 2022, Gran Bretagna (+28,4%), Canada (+16,2%), Giappone (+22,5%) e Corea del Sud (+19,2%).

Negativi i dati che provengono dalla Germania, con un calo del 4,4%, e soprattutto della Cina, che non riesce a rialzarsi ormai dal lontano gennaio 2018. Grazie ai Mondiali di calcio maschile conclusi pochi mesi fa, il Qatar rientra tra i 7 mercati del vino mondiale in grande espansione, con un incremento del 209%, insieme all’Australia (238%), Francia (215%), Italia (163%), Thailandia (146%), Vietnam (120%), India (113%), Angola (112%), Malesia (99%) e Filippine (92%). La guerra ha influenzato il mercato sulle importazioni di vino in Ucraina e in Russia, che ha continuato ad importare soprattutto da Spagna e Georgia. La crisi della Cina, acuita dalle politiche riguardanti la gestione della pandemia di Covid-19, ha prodotto un generale calo delle importazioni, in primis dall’Australia. I dati migliori li registrano Usa e Cile, con un incremento del 14,2% e del 12,8%. La Francia occupa la terza posizione del podio, tallonata dall’Italia che, nonostante gli 8 miliardi di vino esportato vede aumentare la forbice con i cugini d’Oltralpe.

I FATTORI DI RISCHIO NEL 2023. Le previsioni per il 2023 sono all’insegna dell’incertezza. E proprio il rallentamento economico globale rappresenta la principale minaccia che incombe sulle prospettive di crescita del settore vinicolo nell’anno appena iniziato. Un rallentamento temuto da mesi, anche se le previsioni di dicembre della Banca d’Italia stimavano un PIL a +0,4% sul 2022 (rispetto ad una variazione negativa (-0,2%) ipotizzata ad ottobre dal Fondo Monetario Internazionale). D’altra parte, se le quotazioni del gas e del petrolio dovessero assestarsi, anche l’inflazione dovrebbe ridursi, portando minori restrizioni nella politica monetaria delle Banche Centrali. Tutte condizioni che, unite agli investimenti realizzati grazie alle risorse del Pnrr, fornirebbero lo slancio necessario alla ripresa dei consumi, vino compreso. “Questo scenario incerto – spiega Denis Pantini, responsabile Wine Monitorporterà inevitabilmente il consumatore a compiere delle scelte. Pertanto, per decifrare le sue intenzioni contro il ‘caro vita’, abbiamo realizzato in dicembre una survey dalla quale è emerso che quasi un italiano su due farà meno acquisti di prodotti non indispensabili (46%), mentre molti altri si sposteranno su canali più economici. Ma c’è anche un 16% che non farà nessun cambiamento nella spesa alimentare. Il dato positivo è che questa quota, a giugno 2022, era ferma al 9%: ciò significa che il clima generale di fiducia è migliorato negli ultimi sei mesi. Ma c’è un altro aspetto che deve infondere ottimismo al settore vitivinicolo: tra i tagli al carrello della spesa, il vino è solo al sesto posto”.