L’agricoltura coltiva il sale: coordinamento Confagricoltura-Saline di mare

L’intesa, per dimostrare che anche la coltivazione del sale marino è attività agricola, culminerà con gli Stati generali della salicoltura italiana, il prossimo anno.

Il governo si impegna a valorizzare il settore della salicoltura. Lo garantisce Patrizio La Pietra, sottosegretario al Masaf, dal palco di Confagricoltura. Il comparto, infatti, ha molto a che fare con l’agricoltura. I cento chilometri di saline, in tutta Italia, sono campi coltivati a tutti gli effetti: il sale sciolto nel mare ha bisogno di circa cinque anni per formarsi nelle vasche, una volta essiccato.
Per dimostrare che anche la coltivazione del sale marino è attività agricola, nasce il coordinamento tra gli imprenditori agricoli e della produzione del sale marino italiani. Confagricoltura e le società di gestione delle Saline di mare dell’Italia formalizzano a Palazzo della Valle, a Roma, la loro collaborazione.

L’intesa prevede anche la realizzazione di iniziative nei territori delle saline e attività di valorizzazione di tutti gli aspetti legati alla salicoltura e alla multifunzionalità delle saline, che sono attrattiva anche turistica nelle rispettive regioni. Il progetto culminerà con gli Stati generali della salicoltura italiana, il prossimo anno.

Insieme a Confagricoltura, cinque partner: Atisale Spa che, con le saline di Margherita di Savoia (Puglia), tra le più grandi di Europa con 4.500 ettari in produzione, e di Sant’Antioco (Sardegna), si configura come il maggior produttore di sale marino italiano; Saline Luigi Conti Vecchi, nella Laguna di Santa Gilla a due passi da Cagliari, con quasi 2.800 ettari in produzione; Sosalt Spa con le saline nella fascia costiera tra Trapani e Marsala, circa 1.000 ettari in produzione e maggior produttore di sale marino in Sicilia; il Parco della Salina di Cervia, oltre 800 ettari di estensione, fulcro dell’economia del Ravennate e della Romagna per oltre 150 anni, che tanto ha fatto per la valorizzazione del sale marino italiano; Isola Longa, la maggiore salina di mare del Trapanese, situata nell’omonima isola dell’arcipelago dello Stagnone, che produce oltre 23.000 tonnellate di sale ogni anno. Ai soggetti firmatari si aggiungono inoltre, come sostenitori, le saline di Trapani Oro di Sicilia, Ettore e Infersa ed Isola di Calcara.

Dal 2019 anche la Francia ha inserito la “saliculture” nelle attività agricole nazionali attraverso la modifica del Codice rurale e della pesca marittima.

Il sale può essere sale marino, ottenuto nelle saline tramite l’evaporazione dell’acqua e coltivato e prodotto in modo totalmente naturale, oppure salgemma, estratto nelle miniere sotterranee. Questo si presenta in forma solida, e viene tritato, pulito e preparato per le varie applicazioni.

In Italia la produzione di sale marino corrisponde a poco meno del 30% della produzione totale: mediamente quasi 1,2 milioni di tonnellate/anno su un totale di oltre 4 milioni di tonnellate.
Anche in Europa la produzione di sale marino è circa il 10% della produzione di sale totale. I principali Paesi produttori di sale marino nella UE sono la Francia e l’Italia, seguiti da Spagna e Grecia.
Il sale, oltreché per uso alimentare, viene impiegato nell’industria metallifera, vetraria, chimica, cartaria, farmaceutica, nell’edilizia, nel settore tessile, nella cosmetica e nei detersivi, come antighiaccio nel disgelo stradale. Nell’ambito alimentare vale la pena ricordare che il sale è elemento intrinseco e necessario nei prodotti di alta qualità, quali prosciutti e formaggi.
Oggi abbiamo presentato al governo ed al Parlamento una realtà economica importante, rilevante anche per la tutela dell’ambiente, ma poco conosciuta”, spiega il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, nel corso del convegno ‘L’agricoltura coltiva il sale’, organizzato a Roma. La salicoltura, ha ricordato il presidente, è “un‘attività anche di coltivazione e questo ne fa un’attività agricola: su questo lavoreremo”, aggiunge ricordando come si tratti di “un percorso dovuto e per questo presentiamo una richiesta al governo” affinché venga riconosciuta come attività agricola.