Dalla transizione energetica al fondo ‘perdite e danni’: i 5 nodi della Cop28 che si apre domani a Dubai

Al centro dei negoziati ci saranno anche il Fondo per il clima, il metano e i sistemi alimentari, con l'obiettivo di riuscire a limitare il riscaldamento a 1,5°C rispetto all’era preindustriale

Temperature record, inondazioni catastrofiche nel Corno d’Africa o addirittura incendi devastanti nelle foreste del Canada: di fronte alle conseguenze del cambiamento climatico, i leader mondiali sono chiamati, più che mai, a forti risposte collettive.

Ecco cinque cose a cui prestare attenzione alla Cop28, il vertice sul clima delle Nazioni Unite, che si aprirà domani a Dubai.

1. TRANSIZIONE ENERGETICA. Tutti gli occhi saranno puntati sui termini adottati per la transizione energetica, dai combustibili fossili alle rinnovabili. Una transizione cruciale per riuscire a limitare il riscaldamento a 1,5°C rispetto all’era preindustriale, l’obiettivo più ambizioso dell’accordo di Parigi. Durante la COP26, a Glasgow nel 2021, le parti hanno concordato una riduzione della quota di carbone. Da allora, gli attivisti e alcuni governi hanno spinto affinché venissero nominati il ​​petrolio e il gas, ma resta ancora da trovare la formulazione esatta. Le aspettative ruoteranno anche attorno agli impegni dei paesi per triplicare le loro capacità di energia rinnovabile entro il 2030 – un obiettivo recentemente sostenuto dal G20, poi ribadito da Stati Uniti e Cina in una dichiarazione congiunta all’inizio di questo mese – e a raddoppiare il tasso di miglioramento dell’energia. efficienza.
Idealmente, questi impegni dovrebbero assumere la forma di una risposta ad una valutazione tecnica dell’accordo di Parigi pubblicata all’inizio di settembre, che ha evidenziato gli sforzi decisamente insufficienti compiuti finora.

2. FONDO PERDITE E DANNI. La svolta più importante della COP27 a Sharm-el-Sheikh, in Egitto, è stata la creazione di un fondo destinato a compensare le ‘perdite e i danni’ dei paesi particolarmente vulnerabili ai disastri climatici e storicamente meno responsabili delle emissioni di gas effetto serra. Ma l’attuazione di questo nuovo fondo si sta rivelando complessa e i negoziati slittano da un anno. Tra le questioni da risolvere: chi dovrebbe pagare? Chi ne trarrà beneficio? Chi dovrebbe essere responsabile della sua gestione?
All’inizio di novembre è stato trovato un fragile compromesso sul suo funzionamento e il presidente degli Emirati della Cop28, Sultan Al Jaber, ha recentemente dichiarato che spera che possa essere approvato dai paesi fin dall’inizio della Cop28, al fine di creare uno slancio positivo.

3. FINANZIAMENTI PER IL CLIMA. Gruppi di esperti stimano che il mondo dovrà investire più di 3mila miliardi di dollari all’anno entro il 2030 per raggiungere gli obiettivi climatici. Ma finora i paesi sviluppati sono lontani da questo, sia che si tratti di investimenti per la transizione energetica o di adattamento alle conseguenze del cambiamento climatico.
Nel 2009, i paesi ricchi, principali responsabili delle emissioni e storici colpevoli della crisi climatica, hanno promesso di raggiungere i 100 miliardi di dollari all’anno per i paesi più poveri entro il 2020. Un obiettivo finalmente “probabilmente” raggiunto lo scorso anno, con due anni di ritardo, secondo l’OCSE. La Cop28 dovrebbe anche gettare le basi per un nuovo obiettivo di finanziamento successivo ai 100 miliardi, anche se le parti non saranno obbligate a prendere una decisione quest’anno.

4. METANO. Il metano è un potente gas serra, il secondo maggior contributore al cambiamento climatico dopo la CO2, ma che finora ha ricevuto molta meno attenzione. Cina, Stati Uniti ed Emirati Arabi Uniti devono organizzare congiuntamente un vertice sul metano e altri gas serra, oltre alla CO2, durante la Cop28. Potrebbe portare a un inasprimento dell’impegno preso nel 2021 di ridurre le emissioni di metano di almeno il 30% rispetto al 2020.

5. SISTEMI ALIMENTARI. La Cop28 sarà anche la prima a concentrarsi così tanto sui sistemi alimentari globali, responsabili di circa un terzo dei gas serra emessi. La produzione alimentare e la sua distribuzione sono quindi minacciate dalla siccità, oltre ad altri disastri climatici.

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