Pnrr, a rischio certezza su tempi pagamento per pmi. Giovedì voto all’europarlamento

C'è il pressing di alcuni Paesi, una decina, capitanati dalla Germania insieme ad altri Stati, soprattutto dell'Est, per stravolgere la proposta originaria

Il 99% delle imprese europee è appeso al voto di domani in Commissione per il Mercato interno e la protezione dei consumatori all’Europarlamento. Ogni anno in Ue vengono emesse circa 18 miliardi di fatture, più di 500 al secondo. Beni e servizi sono spesso forniti con pagamenti dilazionati, ovvero il fornitore (creditore) concede al cliente (debitore) un termine per pagare la fattura (credito commerciale), dopo la consegna dei beni o il servizio concordato nel contratto. I pagamenti ritardati sono pagamenti non effettuati entro il termine concordato o legale. Colpiscono ovviamente le imprese di tutti i settori e di tutti gli Stati, ma in misura sproporzionata colpiscono gravemente le pmi. Per questo a settembre scorso la Commissione Ue ha varato una proposta di regolamento per limitare i termini di pagamento a 30 giorni.
Secondo le stime di Bruxelles “almeno il 30% delle pmi europee beneficerebbe direttamente di questa disposizione” anche se la cifra è sicuramente per difetto. La combinazione del limite massimo dei termini di pagamento con deterrenti come il pagamento automatico degli interessi e dell’aumento del compenso dovrebbe ridurre il numero di fatture pagate in ritardo, oltre a ridurre significativamente i costi associati alle seccature e al tempo trascorso a rincorrere pagatori ritardatari. Si stima che il numero di giorni-persona che un’azienda impiega ogni anno per recuperare i ritardi vari da 5 giorni in Germania a oltre 15 giorni in Spagna. Anche sulla base di ipotesi molto prudenti, si potrebbe risparmiare un totale annuo di 27,4 milioni di ore-uomo per l’economia dell’Ue, l’equivalente di 5,845 miliardi, scoraggiando i ritardi di pagamento.

Ecco, domani la Commissione per il Mercato interno e la protezione dei consumatori (IMCO) del Parlamento europeo voterà la sua relazione sulla proposta di Regolamento relativo ai ritardi di pagamento. Ma sul voto c’è il pressing di alcuni Paesi, una decina, capitanati dalla Germania insieme ad altri Stati, soprattutto dell’Est, per stravolgere la proposta originaria. Nelle ultime ore è circolata anche la voce che si possa rinviare il voto, facendo così il gioco dei tedeschi senza per altro confermare una certezza dei pagamenti in favore di quasi la totalità delle aziende continentali.

In commissione, la relatrice Roza Thun di Renew punta a individuare termini un po’ più lunghi, 60 giorni, per i prodotti a lenta rotazione. Ppe e il gruppo dei conservatori–ECR hanno invece presentato emendamenti non proprio in favore delle pmi: propongono in particolare di eliminare alcune garanzie come quelle contenute nell’articolo 4 del testo varato da Bruxelles, il quale impone che il contraente principale in una gara d’appalto dimostri alla Pa di aver pagato i subcontraenti, quasi sempre le pmi. Un’eventuale cancellazione di questa norma, considerando il caso italiano dove si moltiplicano le gare pubbliche per il Pnrr, lascerebbe le nostre piccole e medie aziende ancora nell’incertezza dei pagamenti.

Da vedere come voteranno i parlamentari italiani di Ecr (in pratica Fratelli d’Italia) e del Ppe (in primis Forza Italia). Sempre che non passi la linea tedesca e il pacchetto venga rimandato a data da destinarsi, quindi dopo le elezioni, con grave danno per il 99% degli imprenditori europei.

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