“Io ho la sensazione che saranno le elezioni europee più partecipate di sempre”. Nicola Procaccini, presidente dei Conservatori e Riformisti europei, responsabile del dipartimento Ambiente ed energia di Fratelli d’Italia, motiva la sua convinzione con una ragione di “politica domestica, perché si tratta di una sorta di tagliando per il governo” e una di natura “contenutistica, perché c’è sempre più una presa di coscienza di quanto possano contare le decisioni di Bruxelles sulle nostre vite”. Fatta questa premessa, Procaccini – ospite di GeaTalk, il format video di GEA, – smonta nella sua veste di eurodeputato quanto è stato fatto nell’ultimo quinquennio, pur riconoscendo l’impatto tremendo della pandemia e di due guerre: “Sicuramente non mancano le giustificazioni ma il giudizio resta critico proprio per la gestione di queste guerre e per il Green Deal, condizionato da un furore ideologico che si è rivelato dannoso”. L’esempio è quello delle materie prime per la transizione energetica, ma anche della gestione dei migranti: “Se ci fosse stato un po’ più di realismo, un po’ più di pragmatismo nei lavori della Commissione europea in questi cinque anni, diversi problemi che oggi abbiamo di fronte sarebbero meno paurosi e meno gravi di quanto lo siano”.
Bocciata quindi Ursula von der Leyen, che però è in sintonia con la premier Giorgia Meloni, il futuro potrebbe esse Mario Draghi. Il nome è molto in voga in queste settimane anche se pare raccolga consensi unanimi in Italia: “Non è stato detto che siamo contrari, è stato detto che al momento è prematuro parlarne e che al netto dell’autorevolezza di Draghi bisogna vedere quale sarà il ruolo. Perché ci sono ruoli più o meno politici”, il distinguo di Procaccini. Che si concretizza in una poltrona diversa da quella immaginata di successore di von der Leyen: “La mia sensazione è che la sua figura sia più collocabile nel Consiglio europeo che non nella Commissione europea, francamente non riesco a pensarlo in quel ruolo”.
Il 10 giugno l’Europa potrebbe avere connotazioni profondamente diverse da oggi. “Il mio pensiero desideroso è chiaramente che si sposti un po’ più a destra il punto di equilibrio, che si possa tornare all’Europa confederale che era stata immaginata quando è nata l’Unione Europea – confessa l’esponente di FdI -. Quindi tutto il contrario del super Stato federalista che invece altri sostengono legittimamente. Noi questo non lo condividiamo e quindi speriamo che possa emergere una una posizione politica che torni a essere quella di un’alleanza di nazioni. Che fanno poche cose insieme, ma serie e importanti”. Il traino è quello della presidente del Consiglio: “Giorgia Meloni è probabilmente l’unica capace di parlare con tutti al Consiglio Europeo, perché non ha la puzza sotto il naso che hanno altri, non dà le patenti ai governi democraticamente eletti, ragiona con tutti in maniera serena, aperta e paritaria e questo le consente sicuramente di avere una influenza certificata anche oggi dal Time, che la la definisce una delle persone più più influenti del pianeta”.
Sul tema ‘verde’ e sulla gestione economica di questo passaggio ormai ineludibile, Procaccini calca la mano, per il futuro ci vuole “il contrario di quanto è stato fatto” e sottolinea che “se la transizione ecologica la facciamo soltanto noi e non siamo in grado di condizionare gli altri, rischiamo di avere risultati velleitari in termini di protezione dell’ambiente e nello stesso tempo rischiamo di condizionare pesantemente non soltanto la produzione economica, ma anche le ricadute sociali e le ricadute sull’ambiente stesso”. Per le case green auspica “buon senso” e lo motiva, l’eurodeputato di Fratelli d’Italia: “Sono obiettivi così utopistici che lasciano un po’ il tempo che trovano. Noi portiamo – e chissà per quanti anni porteremo – sulla pelle i segni del Superbonus 110% che ci ha consentito di ristrutturare e quindi rendere più performanti in termini energetici meno del 10% del numero di abitazioni che si dovrebbe adeguare secondo la Direttiva Case Green. Questo l’abbiamo fatto ad un costo che graverà sui nostri figli e sui figli dei nostri figli”. Più o meno è lo stesso disagio creato dalla nuova Pac, che ha provocato la protesta dei trattori e ha messo a ferro e fuoco Bruxelles: “Da questo radicalismo ideologico di cui Timmermans è stato forse il massimo rappresentante ne sono derivate regolamenti e direttive che più o meno con cadenza trimestrale-quadrimestrale avevano come obiettivo quello di colpire i lavoratori della natura, quindi agricoltori, allevatori, pescatori. È un atroce paradosso”, denuncia Procaccini.
Paradossale, dice, è anche quanto successo alla National Conservative Conference, fermata a Bruxelles da un intervento della polizia. “E’ stata una scena surreale“, confessa Procaccini. “E’ arrivata la polizia ha cercato di sgomberare una sala dove c’erano peraltro cardinali, intellettuali. Questo racconta di un clima bruttarello che spero non non degeneri ulteriormente perché anche in Italia ci sono più o meno quelle stesse sensazioni. Mi riferisco agli scontri all’università, che ci sia un estremismo a sinistra che stia sempre più montando e secondo me dovrebbe preoccuparci“.