Nuova “estate militante” per Elly Schlein. E sfida Meloni su Green deal, Pnrr e autonomia

La segretaria del Pd guarda a "un grande piano industriale europeo" nel quale guidare "una conversione ecologica giusta"

Prima le elezioni europee, poi le amministrative e ora il successo dei laburisti in Gran Bretagna. Dalle parti del Pd inizia a tirare aria nuova e positiva, così la segretaria, Elly Schlein, nonostante le fatiche della doppia campagna elettorale ravvicinata, chiede comunque uno sforzo alla sua squadra per continuare l’opera sui territori, una nuova “estate militante” per “battere il ferro finché è caldo“. Sperando di avere al suo fianco le altre opposizioni, da Avs al Movimento 5 Stelle, ma anche Azione e Iv. Partendo dalla raccolta firme per il referendum abrogativo dell’Autonomia differenziata, dopo aver depositato stamane in Cassazione, assieme ai partiti di minoranza e sindacati il quesito referendario. La riforma Calderoli “sancisce che ci sono cittadine e cittadini di serie A e di serie B, a seconda di dove nascono, limitando l’accesso a servizi fondamentali come la sanità pubblica, la scuola, il trasporto pubblico locale“, dice nella sulla sua relazione alla Direzione nazionale del Partito democratico. “Ma è una battaglia, insisto, che interessa tutto il Paese e non soltanto il Sud e le aree interne – aggiunge -. Anche il mondo produttivo, al Nord, capisce benissimo l’assurdità di rischiare 20 politiche energetiche diverse, quando dovremmo ridurre la frammentazione e lavorare per una politica comune europea sull’energia“.

Ne approfitta per togliersi un altro sassolino dalle scarpe: “Il governo schiaffeggia da un anno e mezzo le autonomie locali, tagliando sui Comuni: volevano togliere altri 250 milioni già prima delle elezioni, la nostra denuncia e protesta li ha fermati, ma solo temporaneamente“. Dunque occhi aperti, soprattutto sui fondi di Coesione: “Un atteggiamento vessatorio e punitivo verso le Regioni che loro non governano, come stiamo vedendo con il vergognoso sequestro dei fondi per Campania e Puglia“, denuncia.

C’è molta Europa nelle parole di Schlein, che fiuta le difficoltà del governo, della premier e la sua maggioranza nel negoziato per la composizione della nuova Commissione Ue. “L’Unione europea ha bisogno di un nuovo inizio e di rilanciare con grande coraggio e lungimiranza e il disegno di integrazione verso l’Europa federale, di andare avanti sui diritti sociali, sulla sostenibilità ambientale, sul rinnovato protagonismo per promuovere la pace e la cooperazione internazionale – sostiene -. Lavoreremo con il nostro gruppo parlamentare e i partiti nostri alleati e seguiremo con grande attenzione e preoccupazione anche le mosse della presidente del Consiglio, perché appare evidente che l’interesse dell’Italia e l’interesse della sua famiglia politica non coincidono affatto. Anzi, sono in palese contraddizione“.

Intanto a Bruxelles lancia messaggi chiari, come capo del partito che offre la delegazione più ampia di europarlamentari ai Socialisti, seconda forza d’Europa dietro il Ppe. “Vogliamo l’Europa degli investimenti comuni. Il Next Generations Eu non può essere una parentesi di solidarietà e innovazione che si chiude sotto la spinta dei suoi alleati nazionalisti, l’Italia ha bisogno di investimenti comuni europei, lo sa bene il nostro mondo produttivo e industriale, perché abbiamo una vocazione industriale, abbiamo il sapere e la creatività degli artigiani, delle maestranze e l’intelligenza delle mani e delle teste, ma da soli non abbiamo il margine fiscale che altri Paesi hanno già messo in campo per creare nuove filiere strategiche: penso alle rinnovabili e i sistemi di accumulano, le batterie“.

Avanti deve andare anche il Green deal: “Per un grande piano industriale europeo, in cui rilanciare la nostra manifattura, guidando una conversione ecologica giusta e la trasformazione digitale senza lasciare nessuno indietro e creando anche buone imprese e lavoro di qualità“. Perché, sottolinea Schlein, il Gd “non è meno industria, ma un tipo diverso di industria in cui l’Italia può fare da guida, come ha sempre fatto sull’economia circolare“.

Parole che poi rimbalzano sulle questioni interne, di casa Italia. “Non è negando l’emergenza climatica che aiuteremo imprese, lavoratori, agricoltori. Come quelli alluvionati che dopo più di un anno stanno ancora aspettando i ristori al 100% promessi da Giorgia Meloni, che non sono mai arrivati“, attacca. Promettendo: “Li aiuteremo ottenendo tutti gli investimenti comuni europei che servono a prenderli per mano e accompagnarli, passo dopo passo, in tutti i cambiamenti che sono necessari per rinnovare i propri processi e le competenze per ridurre gli impatti negativi sul pianeta“. La sfida del Pd è aperta e lanciata.