L’ex ceo di Volkswagen a processo per lo scandalo ‘Dieselgate’: è accusato di ‘frode organizzata’

Nel 2015 il gruppo ha ammesso di aver truccato 11 milioni di auto in modo che avessero livelli di emissioni di ossido di azoto molto più bassi di quelli reali

Si apre oggi in Germania il processo penale all’ex capo della Volkswagen Martin Winterkorn per il ‘Dieselgate’, a quasi nove anni dopo la rivelazione di questo scandalo di motori truccati che ha scosso il settore automobilistico. Winterkorn, oggi 77enne, è accusato di “frode organizzata”. Nel settembre 2015, Volkswagen ha ammesso di aver truccato 11 milioni di auto in modo che avessero livelli di emissioni di ossido di azoto molto più bassi di quelli reali. L’ex capo della principale casa automobilistica europea rischia fino a 10 anni di carcere presso il tribunale di Brunswick, nel nord del Paese, non lontano dalla storica sede della casa automobilistica a Wolfsburg.

Il processo, inizialmente previsto per l’autunno del 2021 insieme ad altri quattro ex dirigenti, è stato rinviato e separato a causa delle fragili condizioni di salute di Winterkorn in seguito a diverse operazioni. Chiamato a testimoniare di recente in un altro processo civile contro Volkswagen, è apparso molto debole nel quarto e ultimo giorno di udienza, secondo quanto riferito da un avvocato presente.

Winterkorn ha guidato l’impero Volkswagen dal 2007 al 2015 prima di dimettersi dopo lo scoppio dello scandalo. Sotto la sua guida, il gruppo e i suoi marchi VW, Audi, Skoda e Bentley, tra gli altri, sono passati da 330.000 a oltre 600.000 dipendenti e le vendite sono aumentate da 6,2 a 10 milioni di veicoli in tutto il mondo.
E’ accusato di aver permesso la vendita di veicoli dotati di software di manipolazione, nonostante fosse a conoscenza della loro esistenza. Si tratta di nove milioni di veicoli, con danni stimati in diverse centinaia di milioni di euro. La presunta frode si estende dal 2006 al 2015, ma l’accusa ha mantenuto solo una parte di questo periodo contro l’imputato.

Winterkorn dovrà inoltre rispondere di falsa testimonianza davanti a una commissione parlamentare d’inchiesta per aver dichiarato di essere venuto a conoscenza dell’esistenza dei dispositivi truccati solo nel settembre 2015. L’accusa sostiene che, invece, era stato informato all’inizio dello stesso anno.

Infine, è accusato di manipolazione del mercato: una volta scoperta la frode sui motori negli Stati Uniti nell’estate del 2015, Volkswagen ha rischiato pesanti multe e un calo del prezzo delle azioni. Tuttavia, gli investitori sono stati avvertiti solo il 22 settembre dello stesso anno, dopo l’esplosione dello scandalo. E’ chiaro che il punto cruciale del processo sarà determinare esattamente quando Winterkorn è venuto a conoscenza dell’enorme frode e come ha gestito le informazioni.

Tra i testimoni attesi ci sono Hans Dieter Pötsch, ex direttore finanziario di Volkswagen, e Herbert Diess, arrivato nel luglio 2015 a capo del marchio VW. I due dirigenti hanno evitato un processo penale nel 2020 grazie a un accordo finanziario di 9 milioni di euro con la giustizia.

Il gruppo Volkswagen, da parte sua, “non è coinvolto nel processo”, ha dichiarato un portavoce del gruppo all’AFP. Dal 2015, il gruppo di Wolfsburg ha dovuto pagare circa 30 miliardi di euro in rimborsi, risarcimenti e spese legali, soprattutto negli Stati Uniti, dove il gruppo si è dichiarato colpevole di frode e ostruzione della giustizia.

L’ex amministratore delegato di Audi Rupert Stadler, l’unico alto dirigente di Volkswagen a essere processato finora, è stato condannato a Monaco di Baviera a una pena detentiva sospesa e a una multa di 1,1 milioni di euro nel giugno 2023. Durante il processo, si è dichiarato colpevole di non aver interrotto la vendita di veicoli del marchio premium pur sapendo che era stato installato un software fraudolento.