Il fondo Kkr continua lo shopping in Italia: rileva il 25% di Enilive per 2,9 miliardi di euro

La società di Eni è dedicata alla bioraffinazione, alla produzione di biometano e alle soluzioni di smart mobility, tra cui il car sharing Enjoy

Kkr parla sempre più italiano. Pochi mesi fa ha speso 22 miliardi per la rete Tim, dopo aver già rilevato negli anni il 37,5% di Fibercop e quote nelle cartiere Fedrigoni e in Magneti Marelli, e ora il fondo americano mette sul tavolo circa 3 miliardi per avere il 25% di Enilive.

Enilive è la società di Eni dedicata alla bioraffinazione, alla produzione di biometano, alle soluzioni di smart mobility, tra cui il car sharing Enjoy, e alla commercializzazione e distribuzione di tutti i vettori energetici per la mobilità, anche attraverso le oltre 5.000 Enilive Station in Europa, dove sono presenti carburanti da materie prime rinnovabili, come HVOlution realizzato con olio vegetale idrogenato.

La società del Cane a sei zampe a luglio aveva firmato un accordo di esclusiva con Kkr, società di investimento di rilievo globale, e oggi è arrivata la firma definitiva dell’intesa. Secondo quanto comunicato dal gruppo italiano “il corrispettivo complessivo convenuto è pari a 2,938 miliardi di euro, da corrispondere attraverso la sottoscrizione di un aumento di capitale in Enilive riservato a Kkr pari a 500 milioni di euro e l’acquisto di azioni Enilive da Eni a fronte del pagamento di 2,438 miliardi di euro, corrispondente ad una valutazione post-money pari a 11,75 miliardi di euro in termini di Equity Value per il 100% del capitale sociale di Enilive”. L’accordo, prosegue la nota “prevede altresì che prima del completamento dell’operazione Eni effettuerà un aumento di capitale pari a 500 milioni di euro per azzerare la posizione finanziaria netta.

Questo accordo rappresenta un nuovo e importante passo avanti nella nostra strategia di business legata alla transizione energetica”, ha commentato Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni. “Enilive, insieme a Plenitude, è fondamentale per il nostro impegno nel fornire soluzioni energetiche decarbonizzate e ridurre progressivamente le emissioni generate dall’uso finale dei nostri prodotti: entrambe le Società hanno incontrato un grande interesse da parte di partner internazionali di primo piano e conseguito valutazioni di mercato importanti, e questo significa che c’è apprezzamento per come stiamo affrontando la transizione energetica. E crediamo – ha concluso – che per affrontarla con successo questa sia la strada giusta: creare dei business low o zero carbon che rispondano a una domanda reale ed esistente di prodotti energetici e crescano in modo autonomo, in ragione del successo dei loro modelli e dei loro prodotti”.

Eni potrebbe anche vendere altre quote di Enilive, perché – come spiegava in una nota di pochi mesi fa – “il forte interesse manifestato in questo periodo da primari investitori finanziari istituzionali potrebbe portare alla successiva cessione di un’ulteriore quota fino al 10% di Enilive”. L’obiettivo finale, come spiegato da Descalzi un mese fa al forum del Sole24Ore, è una quotazione in Borsa della stessa Enilive, che potrebbe seguire il percorso – per ora sospeso – di Plenitude, in attesa di tempi considerati migliori dal management per il debutto a Piazza Affari o in un altro listino. Anche Plenitude ha visto l’ingresso nel capitale del fondo svizzero Eip, che per quasi 600 milioni ha rilevato il 7,6% della divisione che integra la produzione di energia elettrica da 3 Gw di fonti rinnovabili, la vendita di energia e di soluzioni energetiche in Europa, con 10 milioni di clienti e un’ampia rete di 20.000 punti di ricarica pubblici per veicoli elettrici. Tra gli asset di Enilive figurano le bioraffinerie di Venezia e Gela di Eni in Italia, la joint venture statunitense St. Bernard Renewables con PBF Energy e 22 impianti di produzione di biometano in Italia.

Eni punta a portare la capacità di bioraffinazione di Enilive a oltre 3 milioni di tonnellate all’anno entro il 2026 e a oltre 5 milioni di tonnellate all’anno entro il 2030. A gennaio ha selezionato il suo terzo impianto di bio-conversione nel sito di Livorno in Italia e un quarto impianto nazionale è in fase di studio. Sta pianificando inoltre altre due decisioni finali di investimento internazionali in Corea del Sud e Malesia nel 2024, che le daranno più di 1 milione di tonnellate/anno di opzionalità SAF, il carburante green per aerei entro il 2026, il doppio del suo obiettivo precedente, con il potenziale di raddoppiare entro il 2030.

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