“Il 2022 sottolineerà il ruolo tecnologico, scientifico, economico, ambientale, storico e artistico del vetro nella nostra società, mettendo in luce le ricche possibilità di sviluppo delle tecnologie e il loro potenziale contributo per affrontare le sfide dello sviluppo sostenibile e delle società inclusive, raggiungere la ripresa economica mondiale e ricostruire meglio dall’epidemia di coronavirus”. Parola dell’Onu, nella risoluzione con la quale ha deciso di proclamare il 2022 anno internazionale del vetro, dando un riconoscimento ufficiale a un materiale antico ma che ancora oggi rappresenta uno dei migliori esempi concreti di economia circolare.
A rendere il vetro un ‘campione’ di sostenibilità è la capacità di essere riciclabile praticamente all’infinito, senza alcuna perdita di materia o scadimento qualitativo. Si tratta dunque di un materiale permanente: a patto ovviamente che i rifiuti vengano conferiti correttamente. Un aspetto, questo, sul quale l’Italia vanta performance particolarmente brillanti, visto che il tasso di riciclo degli imballaggi di vetro nel nostro Paese ha ormai raggiunto l’80%. CoReVe (il Consorzio per il riciclo del vetro) ha quantificato alcuni dei vantaggi per l’ambiente legati al ciclo di recupero del vetro. Ad esempio, nel 2019 l’uso del rottame di vetro al posto delle materie prime vergini (sabbia, soda, carbonati) ha comportato un risparmio energetico equivalente a 2,5 milioni di barili di petrolio e mancate emissioni nell’atmosfera di circa 2,2 milioni di tonnellate di CO2. Non solo: dato che per produrre un quintale di vetro sono necessari 117 kg di materie prime vergini, contro solo 100 kg di rottami, il processo di riciclo ha consentito di risparmiare 3,6 milioni di tonnellate di materiale, un volume pari a una volta e mezza quello del Colosseo. In questo modo, diminuiscono anche gli effetti dannosi legati alle attività estrattive.
Trasparente, inerte chimicamente, impermeabile a liquidi, gas e inquinanti di varia natura, sterilizzabile: queste altre caratteristiche rendono il vetro perfetto come materiale per gli imballaggi alimentari. Non è un caso se in Italia circa l’80% della produzione di vetro sia destinata proprio alla filiera alimentare. Una produzione che è in costante crescita. Assovetro, (Associazione Nazionale degli Industriali del Vetro aderente a Confindustria) anticipando alcuni dati del prossimo Rapporto di Sostenibilità, mostra come la produzione di contenitori sia passata da 4 milioni di tonnellate nel 2016 a più di 4,4 milioni di tonnellate nel 2020, con le sole bottiglie che nei primi 9 mesi del 2021 sono arrivate a 3 milioni di tonnellate (+6% rispetto al 2020).
Le previsioni parlano di un aumento della produzione di 500 mila tonnellate di packaging in vetro l’anno fino al 2024, con investimenti annui per 250 milioni di euro per impianti e macchinari. L’aumento della produzione va di pari passo con migliori performance della filiera a livello ambientale. Sempre Assovetro, attraverso un’indagine che ha coinvolto 19 aziende (il 90% di quelle operanti nel vetro in Italia) ha analizzato l’andamento delle emissioni di CO2 equivalente per tonnellata di vetro fuso. Questo valore nel quinquennio 2016-2020 è diminuito del 6,2%, così come i consumi idrici delle aziende passati da 2,16 metri cubi per tonnellata di vetro fuso a 1,74. Numeri che confermano il sempre maggior apporto che il ciclo di vita del vetro riesce a fornire alla sostenibilità ambientale.