Bertone (Acqua Sant’Anna): “Introdurre cauzione per la plastica, valore ambientale e sociale”

Per l'ad e presidente dell'azienda è un materiale che non va demonizzato ma riciclato

Acqua Sant’Anna, negli ultimi anni, ha fatto della sostenibilità uno dei suoi focus più importanti. La volontà di andare in questa direzione arriva direttamente da Alberto Bertone, presidente e amministratore delegato, che da sempre punta sugli investimenti per potenziare l’efficienza e l’automazione allo stabilimento aziendale di Vinadio (Cuneo). E così, per esempio, l’azienda è stata la prima al mondo a creare una bottiglia di acqua minerale da 1,5 litri rivolta al mass market senza utilizzare neanche una goccia di petrolio, ma realizzata con un biopolimero di origine vegetale, che conserva le stesse caratteristiche tecniche delle comuni plastiche, ma si dissolve dopo l’uso in meno di 80 giorni nei siti di compostaggio industriale. L’approccio sostenibile dell’azienda è globale: preferenza per la logistica su rotaia, impiego di robot a guida laser elettrici anziché a gasolio per la gestione del magazzino, stabilimento costruito secondo i principi della bioarchitettura e bioedilizia, pulizia con ghiaccio secco, camion a LNG Bio. L’ultima battaglia, in ordine di tempo, di Bertone è quella per il recupero e riutilizzo della plastica introducendo una cauzione. E per spiegarne l’utilità, in un’intervista concessa a GEA, l’imprenditore fa un esempio molto semplice e efficace: “La cauzione in Italia esiste da anni per i carrelli della spesa. Senza li vedremmo sparsi dappertutto, invece li riportiamo al posto giusto”.

Secondo Bertone, introducendo il deposito i rifiuti dall’essere un problema diventerebbero una risorsa, con “un valore economico, ambientale e sociale. Penso alla Germania o agli Stati Uniti, dove esiste da anni: le persone che vivono di carità recuperano le bottiglie e vanno a recuperare loro la cauzione. Così diamo una mano all’ambiente e creiamo un veicolo sociale per aiutare chi versa in in situazioni difficili. Pare che lo Stato italiano voglia votare contro la legge europea, ma mi sembra una cosa assurda, non riesco a capirne i benefici”.

Il riciclo, quindi, è uno dei grandi cavalli di battaglia di Bertone e di Sant’Anna. Cosa che sembra quasi strana, pensando all’impegno sul fronte delle bio bottiglie compostabili. Ma, nel tempo, l’amministratore delegato ha cambiato idea. “Il problema è recuperare e non buttare via. Con un mondo che va verso il riciclo, la bio bottiglia non serve più. Non abbiamo bisogno di qualcosa che si dissolva, ma che si possa mantenere e riutilizzare. Anche dal punto di vista economico, con il compostaggio il mio bene sparisce, mentre se riciclo è come se avessi dei soldi in mano”. Per l’amministratore delegato piemontese, quindi, la plastica non va demonizzata. “Bisogna stare attenti a non avere pregiudizi – spiega – perché penso sia il migliore dei materiali con cui costruire contenitori. E’ meglio del vetro, del tetrapak, dell’alluminio: costa meno, è infrangibile, trasparente e leggera. L’importante è trovare il modo di riciclarla efficacemente”.

Navigare velocemente sul mare della sostenibilità, obietterebbero molti imprenditori, ha dei costi. Ma non la pensa così Bertone: “I benefici sono superiori ai costi. Non si tratta di spese, ma di investimenti che rendono: visto che il mondo va in questa direzione, allora andiamoci noi per primi. Ogni volta che abbiamo fatto qualcosa per l’ambiente, alla fine ci ha dato un ritorno economico. Faccio l’esempio del riscaldamento: abbiamo deciso di riscaldare lo stabilimento trasportando il calore dei nostri macchinari. Certo, abbiamo speso per i lavori, ma ora quanto stiamo risparmiando, in ambienti che si trovano in alta montagna e nei quali i portoni sono sempre aperti?”. E, ancora, il recupero dei materiali di scarto: “Con la differenziata fatta in maniera corretta, che all’inizio sembrava difficilissima, ora abbiamo trasformato un costo elevatissimo in un guadagno elevato, recuperiamo un milione di euro all’anno dalla vendita di materiali che invece una volta avremmo pagato al chilo per smaltirli”.

C’è un fattore, però, su cui c’è poco da fare. Ed è quello legato al clima, che preoccupa non poco chi dell’acqua fa il centro della sua vita imprenditoriale. Con l’utilizzo del ghiaccio secco per pulire gli impianti, Acqua Sant’Anna ha già ridotto al minimo gli sprechi. Ma negli ultimi anni si sono sommati problemi ai problemi: l’aumento dei costi dei materiali, dell’energia, della CO2 per gasare l’acquaquasi introvabile, e quando c’era costava sette volte di più”. Tutti fattori che hanno pesantemente inciso sulla produzione. Però risolvibili, perché “il fattore peggiore è la siccità, alle altre difficoltà si trova una soluzione ma il fattore tempo non dipende da noi. Le sorgenti hanno avuto cali fino al 50%. E ora che piove l’acqua scivola perché non ha nevicato, va subito verso il mare. Dipende dall’uomo trovare dei modi per trattenerla”. E anche qui, la metafora di Bertone è efficace: “Se guardiamo il mappamondo, la striscia di desertificazione è sempre più ampia. E’ come vedere un uomo con la calvizie che cresce ogni giorno di più. Bisogna trovare adesso delle soluzioni, non aspettare di essere completamente pelati, Il nostro mondo ha la calvizie, bisogna correre ai ripari”.