Giuseppe Pantaleo, ordinario di Psicologia sociale all’Università Vita-Salute San Raffaele e direttore dell’UniSR-Social.Lab, sostiene che il caldo possa sviluppare “stati d’ansia, che non sono propriamente paura bensì incertezza. Ne deriva un atteggiamento generalizzato di chiusura mentale, che comporta meno elasticità e flessibilità. Si tratta di una reazione corretta di fronte a una minaccia. Purtroppo il caldo estremo protratto per diversi giorni non è un problema che possiamo risolvere, quindi l’ansia non trova una soluzione. Il caldo e l’ansia che ne può derivare accentuano una sensazione di perdita di controllo, in cui tutto sembra sfuggirci di mano: le persone intorno a noi, l’ambiente, noi stessi”. Come spiega al Corriere della Sera, queste reazioni si verificano in tutte le persone: “Anche quelle che normalmente sono serene e non inclini allo scontro tendono a diventare più aggressive, intolleranti, litigiose. Si produce uno stato psicologico che tende a richiedere risposte immediate, la nostra mente va alla ricerca di punti fermi. Tutto nasce dall’incertezza di cui parlavo prima: non riusciamo ad avere uno sguardo lungo, si vive un’incapacità (temporanea) di guardare al futuro con ottimismo. I nostri orizzonti sembrano restringersi sempre più”.