“Il clima non è di destra né di sinistra. Sta cambiando a causa dell’uomo e lo sta facendo sempre più rapidamente. Dobbiamo essere rapidi anche noi nella risposta”. Lo dice, intervistato da Repubblica, Andrea Rinaldo, professore dell’università di Padova — idrologia e costruzioni idrauliche — e dell’Accademia dei Lincei, che domani in Svezia riceverà il Stockholm Water Prize, considerato il premio Nobel per gli studi sulle risorse idriche. È la prima volta che un italiano si aggiudica questo riconoscimento. L’esperto spiega di essere “contento” di incontrare Greta Thunberg: “Ammiro ciò che dice e dovremmo ascoltarla di più. Domani citerò anche lei nel discorso davanti al re”.
Quello del clima, dice Rinaldo, è un problema “drammatico. I negazionisti hanno esaurito gli argomenti. Alluvioni e siccità sono ormai più frequenti delle scadenze elettorali. È ora che la politica se ne occupi mettendo da parte le divisioni”. La soluzione? Certo, quella di fondo è “fermare le emissioni”, ma “più realistico è cercare di adattarci al cambiamento con soluzioni pratiche. In Italia, un territorio complicato, questo vuol dire ad esempio decidere dove deve esondare un fiume in piena. Non possiamo lasciare la scelta a lui, ma creare bacini da allagare in emergenza. Ci vorrebbe un tavolo di esperti al di sopra delle parti, come si fece a Parigi per la rivoluzione urbanistica”.
Nel nostro Paese, Venezia è una priorità. “L’idea della fragilità – dice Rinaldo – è scritta nel nostro dna. Oggi prevediamo che il mare sarà più alto di un metro fra cento anni. Far restare viva e vitale Venezia non sarà facile. Nel resto del mondo intanto il ghiaccio antartico si è ridotto quest’anno come mai aveva fatto prima. E se perdiamo la Groenlandia, altro che un metro di innalzamento del mare. Ne avremo sette”.