“Poteva andare peggio. Se a bruciare fosse stato petrolio non raffinato, o se fossimo stati in un periodo di cappa estiva, i rischi per la salute sarebbero stati maggiori”. Lo dice Fabio Ferranti, dirigente dell’Ispra (l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale). In una intervista a La Repubblica spiega: “Il fumo nero indica la presenza di sostanze non bruciate del tutto. È più nocivo rispetto al fumo bianco, in cui tutto il materiale viene consumato. Contiene residui di idrocarburi e monossido di carbonio”. E ancora: “L’emergenza però è durata poco: le fiamme sono state spente in breve tempo, in zona c’era molto vento e a bruciare sono stati idrocarburi raffinati”.