“Nella notte tra domenica e lunedì si è verificato un fenomeno tipico dei crateri sommitali, un’eruzione con fenomeni esplosivi che durano poche ore. Nel corso di questa attività si è registrato un fenomeno più intenso intorno alle 11.20 della mattina che ha generato un flusso piroclastico nella valle del Bove”. Così Stefano Branca, direttore dell’Osservatorio Etneo dell’Ingv. “Dal 2022 abbiamo una rete di monitoraggio da remoto che è in grado di monitorare di continuo l’Etna e di valutare in automatico quando far scattare l’allarme molto prima che inizi il fenomeno. Domenica notte un software basato su alcuni parametri ci ha segnalato che si stavano iniziando a superare le soglie di allerta. In automatico è stato inviato un messaggio alla Protezione Civile di Palermo, che ha avvertito le autorità locali in modo da chiudere gli accessi dei turisti alle aree del vulcano al di sopra dei 2500 metri”, spiega in una intervista a La Stampa. E ancora: “Non ci sono conseguenze. Si tratta di un fenomeno che avviene in un’area sommitale desertica e il livello di pericolosità è limitato a quell’area. L’allerta diffusa molto tempo prima consente di disporre le interdizioni necessarie, quindi è tutto predisposto in modo da evitare ogni impatto sulla popolazione”.