“I dazi imposti sui prodotti Ue alla dogana Usa, al 10% dal 5 aprile, saliranno al 30% dal 1° agosto in assenza di un accordo tra le parti. Sono già più elevati i dazi in vigore su autoveicoli e componenti (25%), acciaio e alluminio (25% da marzo e 50% da giugno). I dazi americani potrebbero essere estesi anche ai beni attualmente esenti: prodotti farmaceutici, minerali critici, semiconduttori, legname, aerei e cantieristica navale. I paesi UE sarebbero così tra quelli più colpiti dalle nuove tariffe Usa, alla pari della Cina (aumento di 30 punti, dal 21% al 51%). Molti altri paesi sono soggetti, infatti, a dazi del 10%, mentre altri importanti esportatori negli USA godono di accordi commerciali che limitano l’entità delle tariffe (USMCA con Canada e Messico, Economic Prosperity Deal con il Regno Unito)”. Inizia così il focus contenuto nella ‘Congiuntura flash’ di luglio diffuso dal Centro studi di Confindustria.
“L’incertezza di politica economica negli Stati Uniti è più che raddoppiata sotto l’amministrazione Trump (+131% nella prima metà di luglio 2025 da dicembre 2024 l’indice Economic Policy Uncertainty), provocando un balzo anche dell’incertezza globale (+86%); entrambe sono ai massimi storici, sopra il picco toccato durante la pandemia. La minore fiducia sulle prospettive USA, prima economia globale, ha alimentato una forte svalutazione del dollaro, soprattutto rispetto all’euro (-13,7% da inizio anno)”, prosegue il report.
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