Ischia, Piano: Non è fatalità, il governo inizi da qui a rammendare Italia

“Nel momento del cordoglio e del lutto bisogna dire subito due cose che solo in apparenza sembrano contraddirsi: non è stata una fatalità, ma quelli che ora gridano ‘dagli al colpevole’ e ‘ piove governo ladro’ sono gli stessi che, quando li metti in guardia, quando gli spieghi che c’è da aver paura, fanno gli scongiuri, si toccano. Ma possiamo accettare l’idea di affidare le nostre case, la nostra terra e le nostre vite al cornetto rosso, alla zampa di coniglio, ai toccamenti?”. Lo dice l’architetto Renzo Piano commentando i fatti tragici di Ischia. “Nessuno venga a dirci che la tragedia di Ischia è stata una fatalità, innanzitutto perché non si costruisce così sulla ‘polvere’. Sempre quando si edifica in discesa ci vuole una speciale attenzione all’acqua, anche se costruisci sulla roccia. E io che sto costruendo sulla roccia del Monte Bianco vicino a Chamonix, so che ci vogliono competenze molto raffinate. Figuriamoci a Ischia, alle pendici del monte Epomeo, che è di tufo”, aggiunge a Repubblica. “Sono un edificatore, so tutto sui muri, su come rinforzarli e come aiutarli a resistere. So di meno su come mitigare gli effetti di una frana. Ma ho imparato che rammendare il territorio fragile non solo è possibile dovunque e comunque: è necessario. Non si elimina il rischio, ma lo si limita, lo si prevede senza fare gli scongiuri e magari lo si governa pure”, prosegue ancora Piano. Che poi lancia un appello: “Visto che sono senatore a vita e sono pure un vecchiaccio, io vorrei rivolgermi a questo governo che è nato con una forte maggioranza e che ha dunque la mano salda per sfidare localmente, quando occorre, l’impopolarità e permettersi un orizzonte e un pensiero strategico. A questo governo affido il mio appello bipartisan per un piano di lunga durata di rammendo idrogeologico e boschivo del territorio italiano a rischio. Il rammendo cuce, non è dispendioso e accende luci, contagia con l’emulazione, insegna. Non interventi irrealistici, ma piccoli cantieri di contenimento e di speranza, una scuola di rinascita e di risparmio, alla genovese”.