“Agendo di nascosto, approfittando del favore delle tenebre per evitare eventuali controrisposte istituzionali, il Presidente della Provincia Autonoma di Trento e della Regione, il dottore commercialista Maurizio Fugatti, raggiunge il suo unico obbiettivo, uccidere gli orsi secondo il programma provinciale che prevede l’abbattimento di otto individui l’anno. Non ci sono parole per esprimere compiutamente l’orrore e il dolore per questa esecuzione e per le altre che l’hanno purtroppo preceduta, però facciamo nostre quelle del Ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin: «l’uccisione non è mai una soluzione», e partiamo da qui”. Lo scrive in un suo intervento su La Stampa il geologo e divulgatore Mario Tozzi. Che continua: “C’erano comunque soluzioni alternative alla pena capitale? Certamente, a iniziare dalla deportazione degli individui «problematici» in altre zone disposte ad accoglierli, o la sterilizzazione, non certo la prigionia in gabbioni angusti e improbabili che portano solo alla follia e alla morte. Alternative valide se i veri motivi dell’esecuzione non fossero, in realtà, la vendetta e il calcolo politico”.
Tozzi continua: “Ma prima di queste considerazioni, l’uccisione proditoria dell’orsa è condannabile per una ragione di fondo: il progetto europeo Life Ursus è stato accettato (e finanziato) senza alcuna opposizione, neanche da parte dell’attuale presidente scanna-orsi. Prevedeva l’attuazione di una serie di misure precauzionali che vanno dai cassonetti per i rifiuti anti-intrusione ai cani da guardiania all’educazione della popolazione: quasi nulla è stato fatto in termini di prevenzione e questa è una gravissima responsabilità degli stessi amministratori comminatori della pena capitale. Come si possono accogliere progetti di ripopolamento dei grandi carnivori e poi pretendere che gli orsi si comportino come Yoghi e non respingano chi si avvicina troppo ai propri cuccioli? Amministratori ipocriti che non hanno il coraggio di sostenere che l’unico orso buono è quello ucciso (e magari mangiato…) e che non riescono a assicurare una convivenza fra sapiens e fauna selvatica”.