Gli obiettivi climatici non sono estranei ai loro effetti sulla società, nella quale anzi possono causare gravi danni, a livello nazionale ed internazionale. Il Comitato economico e sociale europeo è tra coloro che si fanno carico dell’equità del processo.
Due o tre giorni di sfilate di capi di Stato, capi di Governo hanno aperto la conferenza sul clima Cop27. E’ giusto, sono i governi i primi a dover prendere e realizzare impegni che sono di dimensioni globali, neanche più regionali, per combattere il cambiamento climatico e far restare la terra un pianeta dove si possa vivere e prosperare.
Non sono però solo i governi i protagonisti di questo enorme lavoro, ed infatti sono centinaia gli eventi collaterali che si svolgono a Sharm el-Sheikh organizzati da associazioni di cittadini, di ambientalisti, di sindacati. Già, perché le scelte che saranno fatte dalla politica ‘di governo’ dovranno poi camminare con le gambe di cittadini, dei lavoratori, e dovranno funzionare perché i più giovani non siano penalizzati dai più vecchi.
E i più giovani non sono solo le persone che hanno meno anni e che dovranno vivere nel clima che gli si offrirà, ma sono anche quei Paesi del mondo che più di recente sono riusciti a disegnare un loro percorso di crescita economica, e che rischiano di vedersi le ali tarpate dai Paesi più ricchi, che hanno inquinato per decenni (ed hanno anche sottratto risorse un po’ ovunque nel mondo) ed ora vogliono smettere di inquinare, imponendo però delle scelte che sono basate sul rimedio ai loro errori che si vuole paghi anche chi, per decenni, non ha inquinato e solo ora ha bisogno di uno spazio per crescere. E’ un equilibrio difficile, ma va trovato.
E poi c’è la società civile, i giovani, coloro a cui queste politiche si indirizzano. E ben ha fatto una organizzazione ‘istituzionale’ della società civile europea, con il Comitato economico e sociale (Cese, o Eesc in inglese) a investire sulla Cop27. l focus scelto per il vertice in Egitto è ‘Together for implementation’ (insieme nell’implementazione), e dunque un gruppo ad hoc del Comitato economico e sociale parteciperà ai lavori con eventi ‘a latere’ e insisterà sul ruolo della società civile organizzata nell’imprimere maggiore forza all’azione dei governi. Con un occhio di riguardo alla sua componente giovanile: oltre a sei membri del Cese, farà parte della spedizione anche la rappresentante giovanile, Sophia Katharina Wiegand.
L’obiettivo è tenere alto il tema della giustizia sociale, di un’economia sostenibile che non lasci indietro nessuno, che coinvolga nelle scelte e che non cresi condizioni per le quali chi è meno ‘forte’ non riesca a tenere il passo, e, anche qui, debba pagare per le scelte dei più ricchi. E qui non parliamo solo di Paesi, ma proprio di persone.