Parla sempre con garbo, Carlo Calenda. Ma anche con quella lucidità espressiva, a volte chirurgica, che appartiene al manager più al politico. Per esempio, chiacchierando con GEA della posizioni Ue in tema di ambiente, etichetta Franz Timmermans come “il più incapace dei commissari europei” perché “sta costruendo una serie di regole molto astratte, perché ha violato il principio di neutralità tecnologica sostenendo che dobbiamo andare con l’elettrico. Doveva fissare il limite emissivo. Aveva la biobenzina, l’idrogeno… perché l’ha scartato, su quale presupposto? Mette blocchi sempre più rigidi, ma senza dare modo alle aziende di raggiungere quegli obiettivi e senza spiegare come“. Poi la sentenza: “È uno dei principali artefici della prossima deindustrializzazione europea“.
Dopo un mese di campagna elettorale, Calenda è stanco e raffreddato, viaggia con le pastiglie per curare il mal di gola, eppure non molla, indaffaratissimo nel quartier generale di Azione. Come leader del Terzo Polo si sta esponendo affinché Mario Draghi resti al suo posto e intanto detta la linea per la risoluzione dei problemi cogenti: “Siamo in una situazione di grave difficoltà – spiega – perché da un lato l’inflazione continuerà a colpire, collegata ai prezzi dell’energia, dall’altro non sarà facile contenerla perché è importata. Su questo capitolo bisognerà continuare a investire soldi per appiattire i costi dell’energia e delle materie prime”. Se avesse un’azienda cosa si augurerebbe? “Lo scostamento di bilancio”, risponde tranchant.
Price cap e disaccoppiamento dei costi dell’energia sono i provvedimenti che vanno adottati a stretto giro: “Il disaccoppiamento va fatto ma è un procedimento complicato perché bisogna costruire un obbligo di vendita dell’energia a un prezzo prefissato al Gse, in modo da sganciarla dall’indicizzazione al prezzo del gas”, attacca Calenda. Ma non basta, “in questo modo si fa scendere il prezzo dell’energia di circa il 40%, però vanno messi altri 15 miliardi, ogni circa 2-3 mesi per appiattire ulteriormente per le aziende e gli esercizi energivori. È un impegno grave, per questo da 25 giorni dico a tutti i leader politici di fermare la campagna, sederci, dare a Draghi un mandato chiaro, altrimenti non può agire”, argomenta. Però non c’è verso, “perché è stata tutta fatta sull’allarme democratico, peppa pig, il presidenzialismo e altre idiozie“.
L’indipendenza dalla Russia passa attraverso rigassificatori e trivellazioni nei giacimenti dell’Alto Adriatico, ma c’è chi dice no (cit. Vasco Rossi). E su questo punto Calenda fatica a comprendere: “È un paradosso di cui sono responsabili non solo i 5 Stelle, che hanno bloccato e rifatto la mappa di dove si poteva trivellare, ma ricordo tutta la destra italiana Meloni, Salvini e Berlusconi a favore del referendum sulle trivelle che prevedeva addirittura la chiusura dei pozzi già aperti“. Con una postilla: “Nel 2017 avevo previsto due navi rigassificatrici, oggi ne abbiamo trovata solo una e costano un sacco di soldi, allora te le tiravano dietro”. E le rinnovabili? “C’è una cosa banalissima che si potrebbe fare ora per il fotovoltaico: dare libertà di installazione, senza preventiva autorizzazione, su tutti i capannoni italiani, su tutte le strutture di produzione, per autoconsumo. Il problema è che questi politici non hanno mai lavorato un giorno fuori dalla politica e questo lavoro non riescono a farlo e se non riesci a farlo non implementi niente“.
I rigassificatori sono un nervo scoperto per il leader del Terzo Polo, per il quale non sarebbe fuori logica adottare estremi rimedi: “Destra e sinistra non stanno solo bloccando la nave di rigassificazione a Piombino, ma anche un tratto di gasdotto fondamentale che deve passare nel mare. Il problema è che non si vuole fare niente“. Poi la proposta secca: “Vogliamo discutere con la comunità, io sono l’unico ad essere andato a Piombino. Dopodiché si decide e si esegue. E se è il caso, come ho fatto col Tap, si mette la polizia a proteggere il cantiere“. Anche il nucleare è un tema caldo. Calenda è il principale sponsor di questa forma energetica pulita, nonostante quasi tutti la osteggino: “Il problema delle scorie? Non esiste. Viene risolto in modo molto semplice: utilizzando stoccaggi geologici sicuri e dando compensazioni ai territori che ricevono il deposito“.
L’ultima riflessione è una speranza: “Dobbiamo arrivare al 10% per fermare la Meloni“… Un colpo di tosse, una sistemata ai capelli, un’occhiata al cellulare e si ricomincia. In fondo, manca poco al 25 settembre