Limitare l’impatto dell’attuale crisi energetica sul pianeta. È quanto si è ripromessa di fare l’Onu, esortando gli Stati europei a evitare un ritorno all’utilizzo dei combustibili fossili per far fronte al caro-bollette. “Mentre i prezzi dell’energia salgono, minacciando di colpire i più vulnerabili con l’avvicinarsi dell’inverno, alcuni Stati membri dell’Ue si stanno rivolgendo a investimenti in infrastrutture e fornitura di combustibili fossili. Sebbene questo impulso sia comprensibile, esorto l’Ue e i suoi Stati membri a considerare le conseguenze a lungo termine della costruzione di infrastrutture per i combustibili fossili“, ha dichiarato l’Alto Commissario ad interim, Nada Al-Nashif, nel suo discorso di apertura alla 51esima sessione del Consiglio per i diritti umani, invitando gli Stati europei ad accelerare lo sviluppo di progetti di efficienza energetica e di energie rinnovabili. “Non c’è spazio per tornare indietro di fronte all’attuale crisi climatica“, ha ricordato loro.
Il 28 luglio scorso l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato una risoluzione che riconosce il diritto degli esseri umani a un ambiente pulito, sano e sostenibile. Il voto ha fatto seguito all’adozione nel 2021 da parte del Consiglio dei diritti umani di una risoluzione per il riconoscimento universale del diritto umano a un ambiente sano.
L’Europa è duramente colpita dall’aumento dei prezzi mondiali dell’energia. Alimentata prima dalla ripresa post-covid, ora è la guerra in Ucraina a far temere carenze con la graduale cessazione delle consegne di gas russo. Nel 2021, circa il 40% delle importazioni di gas dell’Ue proveniva dalla Russia: ora rappresentano il 9%. In vista dell’inverno, alcuni paesi, tra cui la Germania, hanno annunciato un maggiore utilizzo del carbone. Se il cancelliere Olaf Scholz ha assicurato di non rinunciare al suo obiettivo di abbandonare questo tipo di energia inquinante nel 2030, e ha escluso “una rinascita dei combustibili fossili, in particolare del carbone“, tuttavia il suo utilizzo sembra più che mai un’alternativa necessaria per riscaldare le popolazioni europee. La neo premier britannica, Liz Truss, ha infatti annunciato una revisione della politica ‘green’ attuata dal predecessore Boris Johnson: nel maxi piano per contenere il forte aumento delle bollette e del costo della vita la prima ministra ha previsto anche la riapertura di centrali a carbone e la fine del divieto di fracking (la modalità di estrazione del gas dal sottosuolo). Non solo. Ha anche annunciato che il piano di emissioni zero entro il 2050 sarà rivalutato in linea con gli obiettivi energetici e di crescita.
Rivalutato anche il nucleare: sempre Berlino ha deciso di ‘congelare’ il progetto di chiusura degli ultimi impianti nucleari ancora in funzione, mettendo in standby due dei tre reattori. Almeno fino alla primavera, come si è trovato costretto ad accettare il ministro ‘verde’ all’Economia Robert Habeck, in modo che possano essere disponibili come riserve all’occorrenza.