La temperatura sale ancora, con una media di 1,2°C. E presto, tra il 2030 e il 2035, il riscaldamento globale raggiungerà +1,5°C, rispetto all’era preindustriale. Questo decennio che verrà sarà dunque ‘cruciale’ per garantire un futuro vivibile al pianeta.
La pubblicazione del rapporto di sintesi (Syntesis Report) del Sesto Rapporto di valutazione sui cambiamenti climatici dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc) dell’Onu rappresenta una revisione completa, per la quale centinaia di scienziati hanno lavorato otto anni, di tutto ciò che l’uomo sa rispetto alla crisi climatica in atto. La fotografia è chiara: siamo al punto di non ritorno, ma le soluzioni sono ancora possibili, a patto di intervenire ora. “Il ritmo e la dimensione di ciò che è stato fatto negli ultimi cinque anni e i piani attuali sono insufficienti per affrontare il cambiamento climatico“, bollano gli esperti. Di fatto, se nel 2018 l’Ipcc aveva lanciato l’allarme su cosa sarebbe accaduto se non si fosse riuscito a contenere il riscaldamento globale entro 1,5° C tagliando le emissioni globali di circa il 45% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2010, cinque anni dopo la sfida è diventata ancora più grande a causa della continua crescita di emissioni di gas serra. “Ogni aumento della temperatura si trasforma rapidamente in una escalation di pericoli” aggiungono gli scienziati ricordando che “ondate di calore più intense, nubifragi e altri eccessi meteo aumentano i rischi per la salute umana e gli ecosistemi“. “L’insicurezza per cibo e acqua legata a fattori climatici è stimata in crescita con l’aumento di calore. E quando i rischi si combinano con altri eventi avversi, come pandemie o guerre, diventano più difficili da gestire“, avverte l’Ipcc. “Questo Rapporto di sintesi sottolinea l’urgenza di intraprendere azioni più ambiziose e dimostra che, se agiamo ora, possiamo ancora garantire un futuro sostenibile e vivibile per tutti” ha dichiarato il presidente dell’Ipcc Hoesung Lee. “La bomba climatica scandisce i secondi, ma il rapporto Ipcc è una guida pratica per disinnescarla. Il limite di 1,5° C è realizzabile, ma ci vorrà un salto di qualità nell’azione per il Clima” ha commentato il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres.
La sintesi per i decisori politici è stata elaborata ad Interlaken, in Svizzera, la settimana scorsa nella 58/a sessione dell’Ipcc. Dopo una settimana di trattative, che hanno sforato andando oltre due giorni interi rispetto alla conclusione programmata venerdì e hanno comportato deliberazioni 24 ore su 24, i delegati hanno approvato il testo di 37 pagine che offre ai responsabili politici una panoramica dello stato delle conoscenze sulla scienza del cambiamento climatico. Nel rapporto infatti non ci sono di fatto novità di rilievo dal punto di vista scientifico, ma riunisce appunto le evidenze scientifiche in una forma più breve ed è diretto ai decisori politici, per indicare una strada da percorrere per limitare il riscaldamento globale. Inoltre, il documento è la base di partenza per gli accordi che si discuteranno a fine novembre a Dubai durante il prossimo vertice delle Nazioni Unite sul Clima, Cop28, quando verranno valutati i progressi compiuti dalle nazioni per ridurre le emissioni di gas serra in seguito all’accordo sul Clima di Parigi del 2015. “Esistono molte opzioni per ridurre i gas serra e frenare il cambiamento climatico provocato dall’uomo e sono già disponibili”, spiega l’Ipcc, secondo cui “le scelte dei prossimi anni saranno decisive per decidere il nostro futuro e quello delle future generazioni“. E anche l’attivista ambientalista Greta Thunberg avverte: “Il fatto che coloro che sono al potere vivano ancora nella negazione e vadano attivamente nella direzione sbagliata, alla fine sarà visto e ricordato come un tradimento senza precedenti”.
La questione delle “perdite e danni” causati dal riscaldamento globale e già subiti da alcuni Paesi, in particolare i più poveri, sarà uno dei temi di discussione della COP28. “La giustizia climatica è fondamentale perché coloro che hanno contribuito di meno al cambiamento climatico sono colpiti in modo sproporzionato”, ha affermato Aditi Mukherji, uno degli autori della sintesi. Per questo arriva l’appello di Guterres ai paesi ricchi, perché continuino nell’impegno di raggiungere la neutralità da carbonio entro il 2040, in modo che le economie emergenti possano arrivarci entro il 2050. “Ci sono sufficienti capitali per ridurre rapidamente i gas serra se vengono ridotte le barriere esistenti e la chiave per farlo sono i fondi pubblici dei governi e chiari segnali agli investitori. Finanza, tecnologia e cooperazione internazionale possono accelerare l’azione climatica. Investitori, banche centrali e regolatori finanziari possono fare la propria parte“. Cambiamenti nei settori alimentare, elettrico, dei trasporti, industriale, edile e nell’uso del suolo, aggiungono gli esperti di Clima dell’Onu, possono tagliare i gas serra e rendere più facile avere stili di vita a bassa impronta di carbonio che migliora salute e benessere. “Una migliore comprensione delle conseguenze del sovraconsumo può aiutare le persone a fare scelte più consapevoli”, aggiungono.
Il rapporto analizza anche diverse soluzioni: la transizione dai combustibili fossili alle rinnovabili, la gestione sostenibile delle foreste e dell’agricoltura, la protezione delle foreste. “Spesso assistiamo ai dibattiti che prendono in considerazione, come alternative, le possibilità di assorbimento delle emissioni (tramite rimboschimenti o tecnologie CCS – Carbon Capture and Storage) o la loro riduzione – commenta Lucia Perugini ricercatrice di CMCC-Centro Euro-Mediterraneo sui cambiamenti climatici – oppure che creano una competizione tra una fonte di energia rinnovabile e l’altra. Ma scienza è chiara: dobbiamo sfruttare tutte le opzioni a disposizione e dobbiamo farlo ora”. Come sottolinea Elena Verdolini, senior scientist del Cmcc e autrice del rapporto Ipcc sulla mitigazione “non siamo in linea con gli obiettivi definiti dall’Accordo di Parigi, ma le evidenze scientifiche dimostrano che già oggi abbiamo a disposizione tecnologie e soluzioni per raggiungere quanto concordato nell’accordo di Parigi”. Tecnologie e innovazioni, però, da sole non bastano: “Sono invece necessari anche cambiamenti comportamentali”, oltre al fatto che “le politiche climatiche sono veramente efficaci solo se coordinate con quelle industriali, sanitarie, finanziarie, fiscali”.