Ecco come il sughero può liberare il mare dal petrolio

I ricercatori della Central South University hanno scoperto le straordinarie proprietà 'anti inquinamento' di questo materiale

Le fuoriuscite di petrolio sono disastri mortali per gli ecosistemi oceanici. Possono avere un impatto duraturo sui pesci e sui mammiferi marini per decenni e creare scompiglio nelle foreste costiere, nelle barriere coralline e nel territorio circostante. Per disgregare il petrolio vengono spesso utilizzati disperdenti chimici, che però spesso aumentano la tossicità del processo. In Applied Physics Letters, pubblicato da AIP Publishing, i ricercatori della Central South University, della Huazhong University of Science and Technology e della Ben-Gurion University of the Negev hanno utilizzato il trattamento laser per trasformare del comune sughero in un potente strumento per il trattamento delle fuoriuscite di petrolio.

L’idea era quella di creare una soluzione non tossica ed efficace per la pulizia del petrolio utilizzando materiali a bassa impronta di carbonio, ma la decisione di provare il sughero è stata frutto di una scoperta sorprendente. “Abbiamo scoperto per caso che la bagnabilità del sughero lavorato con il laser cambiava in modo significativo, acquisendo proprietà superidrofobiche (che respingono l’acqua) e superoleofile (che attirano l’olio)”, riferisce l’autore Yuchun He. Ecco allora che, combinando questi risultati con i vantaggi ecologici e riciclabili del sughero “abbiamo pensato di utilizzarlo per la pulizia delle maree nere”, spiega il secondo autore Kai Yin.

Il sughero si ricava dalla corteccia delle querce da sughero, che possono vivere per centinaia di anni. Questi alberi possono essere raccolti ogni sette anni circa, rendendo il sughero un materiale rinnovabile. Quando la corteccia viene rimossa, gli alberi amplificano la loro attività biologica per sostituirla e aumentano il loro stoccaggio di carbonio, quindi la raccolta del sughero contribuisce a mitigare le emissioni.

Il sughero raccoglie l’olio senza assorbire l’acqua, per cui è possibile estrarre l’olio ed eventualmente riutilizzarlo.