Foreste in pericolo in Ue: aumentano fattori di ‘disturbo’ come vento e incendi

Secondo lo studio della Science Communication Unit, dell’Università di Bristol le perdite di legname sono cresciute di 845mila metri cubi all'anno dal 1950

Amazzonia

Vento, fuoco, scolitidi di abete rosso europeo e altri agenti biotici e abiotici (come funghi, nematodi, siccità, gelo o grandine). Tutte fonti di ‘disturbo’ per le foreste che in settant’anni, tra il 1950 e il 2019, hanno causato perdite in 34 Paesi del vecchio continente che si stimano tra 52,4 milioni di metri cubi (Mm 3) e 62,1 Mm 3 di legname ogni anno, in media. A rivelarlo uno studio finanziato dalla Commissione europea, a cura della Science Communication Unit, dell’Università di Bristol, in Inghilterra, che sottolinea come un disturbo eccessivo per l’ecosistema forestale sia dannoso, in quanto “minaccia la fornitura di servizi ecosistemici vitali, come lo stoccaggio del carbonio e la fornitura di habitat per la fauna selvatica”. Inoltre, un disturbo eccessivo “rende più difficile raggiungere obiettivi politici che dipendono da foreste sane”.

Tra cui quelli varati dalla Commissione europea nel quadro del suo Green Deal, il Patto verde per l’Europa. È del 16 luglio 2021 la strategia europea per le foreste, in cui hanno trovato spazio sia nuovi obiettivi di assorbimento della CO2, sia azioni concrete per migliorare la quantità e la qualità delle foreste sul territorio dell’Unione. Proprio gli ecosistemi forestali rappresentano i più grandi pozzi di assorbimento di carbonio, ma la Commissione Ue ha riconosciuto che quelli europei soffrono di molteplici pressioni, incluso il cambiamento climatico. Da qui arriva la proposta di piantare tre miliardi di nuovi alberi entro l’inizio del prossimo decennio, per rispondere anche all’obiettivo vincolante di rimuovere 310 milioni di tonnellate di CO2 equivalente al 2030.

I ricercatori hanno creato un database online gratuito di disturbi forestali, coprendo 34 paesi europei e utilizzando i dati di studi scientifici e una rete di esperti. Il set di dati risultante contiene 173.506 record provenienti da 600 fonti e, in particolare, migliora il quadro per paesi come Estonia, Lettonia, Lituania, Slovacchia, Slovenia e Serbia, dove i dati erano precedentemente di difficile accessibilità. Quando i ricercatori hanno esaminato i cambiamenti nelle perdite, hanno registrato alcune tendenze: ovvero che in media le perdite di legname sono cresciute di 845mila metri cubi all’anno e negli ultimi 20 anni, la quantità totale di legno danneggiato all’anno è stata in media di 80 milioni di metri cubi, abbastanza per costruire l’edificio in legno più alto d’Europa, il Mjostarnet di 18 piani, sul lago Mjosa, Norvegia, 15 volte.

Lo studio osserva che a causare il danno maggiore è stato il vento, rappresentando il 46% del volume di legname ‘disturbato’. Gli anni ’90 e 2000 hanno registrato tassi di disturbo del vento particolarmente elevati (rispettivamente 47,8 e 38,3 Mm 3/anno). Sia gli eventi estremi che i danni cronici sono aumentati durante il periodo di studio. Il fuoco è stato il secondo disturbo più significativo, rappresentando il 24% dei danni al volume di legname. Il suo impatto è aumentato in modo significativo, con ampi picchi negli anni ’70 e ’90 in poi. Fin dagli anni ’90 sono state utilizzate migliori strategie di gestione degli incendi, ma sono contrastate dagli effetti del cambiamento climatico. Anche i coleotteri della corteccia hanno causato un forte aumento del disturbo, con il 17% del volume di legname disturbato, principalmente a causa delle enormi epidemie dell’ultimo decennio. Anche il cambiamento climatico guida questa tendenza creando condizioni più ospitali per i coleotteri.

Infine, altri disturbi biotici hanno rappresentato l’8% del volume di legname danneggiato, con un forte aumento dopo gli anni ’80. Il volume medio di legname danneggiato da altri disturbi abiotici è aumentato di quasi sei volte. Alla luce di questi risultati, lo studio raccomanda ai gestori forestali e ai responsabili politici di porre nuove strategie di adattamento al centro della pratica. I ricercatori suggeriscono che è necessario un sistema paneuropeo di monitoraggio e segnalazione dei disturbi forestali armonizzato, coerente e quasi in tempo reale, che combini osservazioni da terra e telerilevamento.