Fridays for future tornano in piazza: oggi sciopero globale per il clima

Un nuovo governo, una nuova segretaria del Partito democratico, nuove decisioni europee e nuove scelte politiche globali. A sei mesi dallo sciopero di settembre, oggi il movimento globale Fridays for Future torna in piazza con un nuovo slogan ‘La nostra rabbia è energia rinnovabile‘.

I cortei sono previsti a livello internazionale mentre in Italia manifestazioni sono state organizzate in oltre 50 città. “Dopo un periodo complesso, torniamo con un messaggio chiaro, come recita lo slogan che abbiamo scelto, ‘La nostra rabbia è energia rinnovabile’ perché vogliamo essere ascoltati: è urgente sbloccare le rinnovabili”, spiega a GEA Agnese Casadei, una degli otto portavoce. Il movimento ha infatti eletto il nuovo coordinamento formato ora da Ester Barel, Agnese Casadei e Giacomo Zattini, Marta Maroglio, Marco Modugno, Marzio Chirico, Alessandro Marconi , Davide Dioguardi. “Uno degli strumenti che aiuta molti ragazzi a incanalare la rabbia e la paura nata negli ultimi due anni è l’idea di trasformare questi sentimenti in un impegno positivo come quello per il clima”, continuano i Fridays.

A Verona, un gruppo di cittadini e cittadine ha bloccato il traffico sotto l’orologio di Corso Porta Nuova esponendo uno striscione con la scritta “La finanza fossile è un crimine. Crisi umanitaria, economica, alimentare ed ecologica”. All’iniziativa, organizzata da Ultima Generazione nell’ambito della campagna ‘Non paghiamo il fossile’, hanno preso parte due persone aderenti a Ultima Generazione, tre di Extinction Rebellion Verona, una persona aderente a Scientist Rebellion e una di Fridays for Future in supporto.

Un tema, la crisi climatica, su cui si stanno concentrando le politiche di molti governi, “che cercano di correre ai ripari dopo anni di immobilismo e, in molti casi, di negazione del problema”, aggiunge Agnese. Un esempio su tutti la siccità: “Quello che è emerso ieri dal primo tavolo sull’acqua è solo normale amministrazione. Bene, certo, che vi sia una cabina di regia ma in Italia da sempre i governi si sono mostrati incapaci a gestire le emergenze climatiche, anche in termini programmatici e strutturali. Se si fosse ragionato per tempo, alle prime avvisaglie, forse ora non si avrebbe una situazione così drammatica”.

Per il movimento, nato sulla scia delle proteste dell’attivista svedese Greta Thunberg, è questo il decennio in cui attuare la transizione ecologica. Non c’è dunque solo la “rabbia per tutto quello che poteva essere fatto” dai governi o dalle aziende. “Questo sentimento si vuole incanalare in soluzioni concrete, suggerite dalla scienza”, continua la portavoce. Quindi, “da tempo chiediamo di produrre 10 gigawatt l’anno da fonti rinnovabili perché è fattibile ma invece, come risposta, si fanno passi indietro”, spiega Agnese. A partire dal piano energetico del governo Meloni che “continua a puntare sul gas, senza oltretutto parlare mai apertamente della necessità di tassare gli enormi profitti delle multinazionali dell’oil and gas e delle aziende fossili”. Sull’opposizione invece sospende ancora il giudizio: “Staremo a vedere cosa Elly Schlein riuscirà a fare”.

Per Fridays for Future la situazione attuale ha messo sotto i riflettori i veri responsabili del collasso climatico: “Il 3 marzo denunceremo coloro che stanno estraendo risorse e profitti estremi quando migliaia di famiglie sono in condizioni di povertà energetica”. Nel mirino degli ambientalisti ci sono aziende fossili e colossi del petrolio e del gas. “Non vogliamo – continua la portavoce – che a pagare le conseguenze della crisi climatica, ma anche di quella energetica, siano le persone più in difficoltà, sia a livello nazionale sia globale. Ora vogliamo risposte”.

Ogni gruppo porterà per le strade le rivendicazioni nazionali secondo l’Agenda climatica pensata per le elezioni di settembre 2022: energia rinnovabile e Comunità energetiche; mobilità sostenibile e cura del ferro; sussidi ambientalmente dannosi e bombe climatiche; transizione ecologica e sostenibilità economica; giustizia sociale ed eco-transfemminismo. La protesta, infatti, è organizzata insieme alla galassia femminista, che vedrà un altro appuntamento e un’altra manifestazione il prossimo 8 marzo. “In molte parti del mondo, le donne sono le uniche e sole a subire gli effetti della crisi climatica – spiega Agnese – noi chiediamo leggi sull’autodeterminazione dei corpi e civiltà più educate, nel senso di accesso all’istruzione anche per le donne”.

Tra le istanze dello sciopero ci saranno poi anche il diritto a città più vivibili e meno inquinate, con il contributo di una mobilità pubblica più efficiente. “le città diventano sempre più invivibili con temperature estreme e stili di vita non consoni a una vita basata sul benessere personale e collettivo”, conclude Agnese, ricordando che per il movimento non esiste una mobilità sostenibile senza passare da investimenti “seri e capillari” sul trasporto pubblico urbano.