Quasi 400 milioni di ettari andati in fumo, oltre 250 persone uccise, 6,5 miliardi di tonnellate di CO2 rilasciate nell’ambiente. È questo il bilancio disastroso degli incendi boschivi del 2023, trainati non solo da Canada e Hawaii, ma anche dal continente europeo e dalla sua impennata di roghi rispetto alla media degli anni precedenti.
Nel corso dell’anno agli sgoccioli, il continente americano ha conosciuto una stagione di incendi da record, con quasi 80 milioni di ettari bruciati (al 23 dicembre) – una superficie pari a una volta e mezza quella della Spagna – e 10 milioni in più rispetto alla media annuale 2012-2022 alla stessa data, secondo quanto reso noto dal Global Wildfire Information System (Gwis). A trascinare il bilancio negativo è stato il Canada, con 18 milioni di ettari in fumo – un terzo delle dimensioni della Francia continentale – a causa delle condizioni più secche e calde causate dal cambiamento climatico. Si sommano poi gli incendi di agosto alle isole Hawaii, che hanno praticamente raso al suolo la città turistica di Lahaina (a Maui), causando la morte di 97 persone.
Sul continente europeo è stata superata la media 2006-2022 del numero cumulativo di incendi boschivi nei Paesi Ue del 55% (al 9 dicembre), come registrato dal servizio di gestione delle emergenze (Ems) del programma satellitare Ue Copernicus. I dati più recenti riferiscono di un +79% in Italia e di un +204% in Francia (al 16 dicembre). Oltre alle aree solitamente esposte – come il bacino del Mediterraneo – sono state devastate altre regioni prima più protette, come Tenerife, e questo ha aumentato il numero di persone a rischio e le popolazioni più vulnerabili. È così che l’Emergency Events Database (Em-Dat) dell’Università Cattolica di Lovanio ha classificato il 2023 come “l’anno più letale del 21° secolo”.
Va poi considerata la questione ambientale. Più incendi si registrano, meno tempo ha la vegetazione per ricrescere e più le foreste potrebbero perdere la loro capacità di assorbire anidride carbonica, fino al 10%. In aggiunta, quando gli alberi bruciano, rilasciano improvvisamente nell’atmosfera tutta la CO2 che hanno immagazzinato: circa l’80% del carbonio generato dagli incendi boschivi viene riassorbito dalla vegetazione che ricresce nella stagione successiva, mentre il restante 20% contribuisce all’accumulo di CO2 nell’atmosfera, alimentando il riscaldamento globale in una sorta di circolo vizioso. Dall’inizio del 2023 gli incendi hanno rilasciato circa 6,5 miliardi di tonnellate di anidride carbonica, anche se questo dato va contestualizzato rispetto ai 36,8 miliardi di tonnellate per l’uso di combustibili fossili e cemento.