La spiaggia di Rimini, dal boom degli anni Sessanta ad oggi, ne ha fatta di strada in tema di sensibilità ambientale. Anche perché il mare e la sabbia e la loro tutela danno da ‘mangiare’ a migliaia di famiglie, tra gestori di stabilimenti balneari e ristoratori. GEA ne ha parlato con Mauro Vanni, presidente della cooperativa bagnini di Rimini, presidente nazionale di Confartigianato imprese demaniali e gestore del Bagno 62. Innanzitutto serve un quadro d’insieme: sui 15 km di costa riminese si trovano 240 stabilimenti balneari, 160 a sud del porto, che fa da spartiacque, e 80 a nord. E praticamente tutti i gestori, da 20 anni a questa parte, hanno mostrato interesse alle tematiche ambientali e della sostenibilità.
“Tutto è partito nel 2003 con Agenda 21 – spiega Vanni -, in quell’occasione la Provincia di Rimini fece promozione e investimenti per rendere le spiagge più ecologiche. Si cominciò con la raccolta differenziata dei rifiuti, con un progetto di Hera (multiservizi dell’Emilia Romagna, ndr): pratica che dura ancora oggi ed è seguita da tutti gli affiliati. Vennero quindi distribuiti a tutti i Bagni i raccoglitori per recuperare vetro, carta e plastica e da allora non si è più smesso. Poi il Comune di Rimini propose di rendere accessibili tutti gli stabilimenti, eliminando le barriere architettoniche“. In questo caso furono costruite passerelle fino alla battigia e realizzati ingressi e bagni per le persone diversamente abili. Poi sempre nei primi anni 2000 iniziò a diffondersi la pratica dell’installazione di pannelli fotovoltaici, grazie ai finanziamenti della Provincia di Rimini, per sfruttare energia pulita e risparmiare sulla bolletta.
“Più recentemente invece – prosegue Vanni – alcuni di noi hanno anche applicato riduttori di flusso nei rubinetti per risparmiare acqua. E sempre in tema idrico diversi stabilimenti fanno la raccolta delle acque reflue grigie, cioè quelle di docce e lavandini, per riutilizzarle per irrigare il verde o come acqua per gli scarichi del bagno“. Infine, come ulteriore servizio al cliente, sono state realizzate cabine e tabelle informative per non vedenti.
Tutte queste iniziative, a distanza di quasi 20 anni dalla loro prima applicazione, hanno poi portato benefici anche dal punto di vista economico? Una domanda che si porta dietro una risposta immediata: “I pannelli fotovoltaici, l’illuminazione con lampade a led e la raccolta delle acque reflue hanno portato a un risparmio notevole – spiega Vanni -. E pure la raccolta differenziata portò i suoi benefici anche perché all’inizio della sperimentazione il Comune di Rimini fece uno sconto del 5% sulla tassa per la raccolta rifiuti a tutti quelli che si adeguavano. Insomma, gli investimenti fatti sono stati ampiamenti ripagati“.
C’è sensibilità sull’uso di particolari materiali per sedie, sdraio o ombrelloni anche se, spiega Vanni, “alcuni esperimenti non hanno avuto successo, penso ad esempio agli ombrelloni in paglia. In questo particolare settore servono infatti materiali resistenti, che reggano l’usura; ma so che alcuni bagnini hanno invece posizionato pedane amovibili realizzate in materiali vegetali come l’ulivo. Ma più in generale quasi tutti gli stabilimenti hanno arredi in legno, materiale ecologico per eccellenza; certo questo richiede una maggiore cura“.
Vanni spiega che gli stabilimenti che seguono tutte le linee di Agenda 21 sono circa 5 o 6, mentre sono una cinquantina (quindi poco meno di un quinto) quelli che hanno installato pannelli fotovoltaici. Sono invece una decina quelli che riutilizzano le acque grigie, mentre sul fronte della differenziata e della piena accessibilità alla spiaggia, tutti si sono adeguati.
Ma i villeggianti dimostrano una sensibilità green? “Il cliente in generale è distratto – annota Vanni – soprattutto quello italiano; apparentemente gradisce iniziative di questo genere, ma poi si adatta poco. Alcuni sono più attenti, penso ad esempio agli stranieri, ma molti in vacanza non vogliono limitazioni, non vogliono pensieri. Pensi ad esempio che ad ogni ombrellone è applicato un posacenere, ma non sa quanti mozziconi di sigaretta troviamo sotto i lettini…“.
Infine, la nota dolente: la ‘Bolkestein’, vale a dire la direttiva europea del 2006, recepita dall’Italia nel 2010, ma mai applicata. Ma ora il governo ha deciso che le spiagge (demanio pubblico) dal 2024 dovranno essere date in concessione solo attraverso bandi pubblici. Questo potrebbe frenare i gestori di stabilimenti dal fare investimenti green: “Noi viviamo in questo limbo da decenni – conclude Vanni – nonostante tutto nel tempo abbiamo migliorato sempre di più i servizi, ma ancora adesso il settore non esprime tutto il suo potenziale. Chi ha ristrutturato, ha mostrato attenzione al green, ma servono politiche a sostegno del comparto. Quando abbiamo acquistato i primi pannelli solari, costavano l’ira di dio e non duravano tantissimo, ora invece sono più performanti. La sostenibilità ambientale ha anche un costo economico, quindi in futuro, da parte di chi ci amministra, serviranno certezze e sostegni per continuare sulla strada tracciata e dalla quale non si può tornare indietro“.