Oggi è l’Overshoot Day, ovvero la giornata dell’anno in cui come comunità umana globale finiamo di consumare tutte le risorse che la natura sul nostro Pianeta è in grado di generare nel ciclo delle stagioni sui 365 giorni. Da domani inizieremo a erodere le riserve, in pratica a consumare ciò che ci servirebbe domani. Angosciante? Non necessariamente. Sicuramente è un dato che ci deve far riflettere e preoccupare. Ma come quando andiamo dal medico, è meglio sapere: questi dati aiutano a comprendere la situazione e a trovare i correttivi, le cure e le medicine giuste.
Nel 1970, appena 52 anni fa, la richiesta di risorse e servizi ecosistemici portava a consumare le risorse generate dalla natura il 29 dicembre: abbiamo, quindi, accelerato in maniera enorme il consumo di risorse. Ma abbiamo anche imparato a comprendere il problema e le sue origini. È necessario quindi utilizzare la nostra intelligenza e creatività, le crescenti conoscenze (non solo tecnologiche) per migliorare la condizione di vita delle persone senza compromettere il futuro prossimo, quasi immediato. Questo non è angosciante, ma positivo e potenzialmente entusiasmante.
Come viene calcolata la data? Ogni anno il Global Footprint Network calcola il numero di giorni di quell’anno in cui la biocapacità della Terra è sufficiente a soddisfare l’impronta ecologica dell’umanità. Si divide, quindi, la quantità di risorse ecologiche che la Terra è in grado di generare per la domanda dell’umanità per quell’anno (energia, materie prima, agricoltura, ecc…) e moltiplicando per 365, il numero di giorni in un anno. Questo dato è ovviamente, la media globale. Ovviamente, il dato non è uguale per ogni Paese.
La situazione divisa per singole nazioni rivela dati interessanti. Questi dati, in particolare, svelano quale sarebbe la data di esaurimento delle risorse rigenerate annualmente se tutto il mondo consumasse energie come avviene in quel Paese. Per l’Italia la data limite è stata raggiunta il 15 maggio, sta quindi nella parte di mondo che consuma in maniera ancora più pesante della media globale attuale. Ma c’è chi fa molto peggio di noi. Il Qatar è il Paese che consuma da record: se tutta l’umanità consumasse come il Paese della Penisola arabica, quest’anno avremmo già esaurito le risorse il 2 febbraio; per il Lussemburgo la data è il 14 febbraio. Subito dopo, in questa classifica, Stati Uniti, Canada ed Emirati Arabi: 13 marzo. Australia il 23, Belgio 26, Finlandia 28 e Danimarca 31 marzo. Per la Cina il 2 giugno.
Dalla parte opposta della classifica, i Paesi più virtuosi – tra quelli che hanno un consumo superiore alla capacità di rigenerazione, sono quindi esclusi quelli che consumano meno – sono: Giamaica (20 dicembre), Ecuador (6 dicembre), Indonesia (3 dicembre), Cuba (25 novembre), Iraq (24 novembre), Guatemala (14 novem,bre), Egitto (11 novembre) e Colombia (8 novembre). Il dato sui singoli Paesi si basa sulle elaborazioni del National Footprint and Biocapacity Accounts, che presenta dati sull’impronta ecologica e sulla biocapacità dal 1961 al 2018. Lo scarto di 4 anni è dovuto alla necessità di elaborare i dati e al processo di rendicontazione delle Nazioni Unite.
Non tutti i Paesi hanno un giorno di superamento della soglia. Consumano meno di quanto la Terra produca i Paesi più poveri: dall’Afghanistan al Bangladesh, dal Camerun alla Costa d’Avorio. È evidente, quindi, che si pone una necessità strategica: coniugare la crescita delle condizioni di vita con la gestione oculata delle risorse. Sostenibilità a 360 gradi.
Spiega il Global Footprint Network: “Il nostro pianeta è finito, ma non le possibilità umane. La trasformazione verso un mondo sostenibile e a zero emissioni di carbonio avrà successo se applicheremo i più grandi punti di forza dell’umanità: la lungimiranza, l’innovazione e l’attenzione reciproca. La buona notizia è che questa trasformazione non solo è tecnologicamente possibile, ma è anche economicamente vantaggiosa e rappresenta la nostra migliore opportunità per un futuro prospero”. Ancora: “Abbiamo identificato cinque aree chiave: Pianeta in salute, Città, Energia, Cibo e Popolazione. Queste stanno definendo con forza le nostre tendenze a lungo termine, tutte plasmate dalle nostre scelte individuali e collettive”.
(Photo credits: Olivier MORIN / AFP)