Secondo l’ultimo rapporto del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (Ipcc) per raggiungere l’obiettivo dell’accordo di Parigi, ossia la limitazione del riscaldamento a non più di 1,5°C, “le emissioni globali di gas serra dovrebbero raggiungere il picco entro il 2025 e ridursi del 43% entro il 2030, mentre le emissioni di metano dovrebbero ridursi di circa un terzo rispetto ai livelli attuali entro il 2030 e di circa il 45% entro il 2040”. A spiegarlo è Domenico Gaudioso (Ispra) nel corso del webinar di Wwf ‘Le emissioni di metano in Italia. Stime e priorità di intervento’.
Affinché questo traguardo venga raggiunto occorre prendere in considerazione tutte le sorgenti responsabili dell’inquinamento da gas metano e non focalizzarsi solo su una parte di esse. Anche perché, per esempio, “la decarbonizzazione delle economie influirà sulle emissioni, ma non garantisce una riduzione oltre il 30%”, chiarisce Gaudioso.
IL GAS METANO
Secondo gas-serra di origine antropica, il più abbondante dopo l’anidride carbonica, il metano rappresenta attualmente circa il 20% delle emissioni globali, influendo sulla temperatura terrestre e sul sistema climatico in maniera incisiva. Il report del Wwf ‘Le emissioni di metano in Italia’ illustra come le concentrazioni atmosferiche del gas siano aumentate del 47% dall’epoca preindustriale ad oggi, e raggiungano attualmente i livelli più elevati degli ultimi 800.000 anni. “Sebbene il metano sia molto meno abbondante nell’atmosfera rispetto alla CO2, assorbe però la radiazione infrarossa termica in modo molto più efficiente e, di conseguenza, ha un potenziale di riscaldamento globale circa 80 volte più forte per unità di massa della CO2 su una scala temporale di 20 anni e circa 30 volte più potente su una scala temporale di 100 anni“, sottolinea il Wwf.
IN ITALIA
Per quanto riguarda l’Italia, l’esperto dell’Ispra snocciola alcuni dati esplicativi: “Nel 2019, le emissioni di metano in Italia sono state pari a 1.718,69 kt, corrispondenti a 48.123,32 ktCO2 equivalenti, il 12,9% in meno del valore registrato nel 1990. In termini di CO2 equivalente, il metano ha rappresentato il 10,3% del totale dei gas-serra“. Aggiungendo in seguito che “i settori che forniscono il contributo più rilevante alle emissioni di metano sono l’agricoltura, con il 44,2%, la gestione dei rifiuti, con il 37,9% e l’energia con il 17,9%(di cui 11,0% dalle emissioni fuggitive e il 6,9% dai processi di combustione)“.
Dalle percentuali sopraindicate emerge la necessità urgente per l’Italia di predisporre una strategia per il metano allineata a quella europea e integrata con il Pniec (Piano nazionale integrato per l’energia e il clima), che prevede misure come il sostegno alla produzione di biogas di origine agricola, la gestione dei reflui zootecnici e la produzione di biometano.
Ricapitolando, Gaudioso traccia le sue conclusioni: nel Paese “è essenziale procedere alla definizione di un quadro programmatico adeguato per la riduzione delle emissioni di metano, in particolare prevedendo un sistema di monitoraggio delle emissioni affidabile ed efficiente“. Inoltre, per l’esperto è fondamentale “sensibilizzare e diffondere le buone pratiche che sono già patrimonio delle aziende italiane e introdurre le misure previste dalla proposta di regolamento sulle emissioni di metano di origine energetica”. Senza dimenticare “l’integrazione delle misure per il settore agricolo con interventi mirati alla diffusione dell’agricoltura biologica e di altri sistemi a basso input che enfatizzano l’uso circolare dei nutrienti e interventi di riduzione della domanda di prodotti ad alta intensità di emissione (in particolare quelli legati all’allevamento bovino), attraverso il cambiamento delle diete umane, alimentazioni alternative per il bestiame e la riduzione degli sprechi alimentari“.
(Photo credits: TED ALJIBE / AFP)