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World Food Day

World Food Day, 828 milioni di persone soffrono la fame. Fao: “Nessuno resti indietro”

“La situazione è gravissima, ma le piccole azioni possono fare una grande differenza", ha detto il direttore generale dell'organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura, Qu Donyu

Sono 828 milioni le persone che oggi nel mondo soffrono la fame e 3,1 miliardi quelle che non possono permettersi una dieta sana. E, ancora, 193 milioni (erano 135 lo scorso anno) gli individui con grave insicurezza alimentare. Alla vigilia del World Food Day – che si celebra ogni anno il 16 ottobre per ricordare la fondazione della Fao – l’organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura ha aperto a Roma la settimana di appuntamenti dedicati a ‘Non lasciare indietro nessuno’, che è il tema scelto quest’anno.

Centinaia di iniziative correlate sono in corso in circa 150 Paesi del mondo, dove l’invito all’azione è stato lanciato in oltre 50 lingue, tramite tabelloni digitali e iniziative creative di branding, visibili, tra l’altro, presso l’aeroporto internazionale di Kigali-Gregoire, la statua del Cristo Redentore a Rio de Janeiro, le cascate del Niagara e Piccadilly Circus a Londra.

Questa Giornata mondiale dell’Alimentazione – ha detto il direttore generale della Fao, Qu Donyu, all’evento di presentazione – non ha precedenti nella storia” perché “stiamo affrontando numerose sfide sovrapposte”, dai “disastri naturali e causati dall’uomo” a “due anni di pandemia globale“, fino “all’interruzione delle catene di approvvigionamento” e “all’impatto della guerra in Ucraina. Ci resta un’economia debole“, che “ha spinto sull’orlo della fame i più vulnerabili“. Ma è lo stesso Qu Dongyu a lanciare un segnale di speranza: per la prima volta, ha detto, “stiamo assistendo a una maggiore e rafforzata volontà” sulla sicurezza alimentare “da parte di tutti i politici, società e partner chiave, dai Paesi sviluppati a quelli in via di sviluppo, dalle nazioni ricche a quelle povere, a livello locale, nazionale, regionale e globale“. Insomma, “la situazione è gravissima”, ma “le piccole azioni possono fare una grande differenza e una goccia d’acqua riflette la luminosità del sole“. E, come ha ricordato il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, la collaborazione di tutti consentirà di passare “dalla disperazione alla speranza e all’azione”.

Di unità ha parlato anche Papa Francesco nel messaggio inviato alla Fao. Per affrontare il tema della fame è necessario “lavorare e camminare insieme”, perché “se una parte di umanità soffre, le altre soffrono con lui”. Servono, quindi, strategie a lungo termine, senza perdere di vista il fatto che “al centro di ogni strategia ci sono le persone, con storie e volti concreti, che vivono in un determinato luogo; non sono numeri, dati o statistiche infinite”.

Non lasciare nessuno indietro” significa avere “un approccio olistico”, intervenendo su più fronti contemporaneamente. A cominciare dai sostegni alle piccole aziende agricole, che producono oltre un terzo dei generi alimentari mondiali e rappresentano l’80 percento dei produttori in tutto il mondo. La trasformazione dei sistemi agroalimentari è fondamentale, ha ricordato a GEA il vicedirettore generale della Fao, Maurizio Martina e servono “politiche che aumentino la produttività e proteggano le risorse naturali. La crescita nel settore agricolo è necessaria per ridurre la povertà e la fame in molti paesi a reddito medio-basso“. E anche per il capo dello Stato, Sergio Mattarella, “occorre lavorare per rendere più resilienti e sostenibili i sistemi alimentari”. Questa trasformazione punta a eliminare la povertà, porre fine alla fame e alla malnutrizione, ridurre le disuguaglianze, promuovere un’occupazione e servizi dignitosi nelle zone rurali, sostenere la parità di genere, garantire la tutela sociale, sopprimere lo sfruttamento del lavoro minorile, sostenere la produzione di cibo a livello locale per le popolazioni vulnerabili nei paesi afflitti da crisi alimentari e aiutare le popolazioni indigene e rurali, che sono i custodi di buona parte della biodiversità terrestre.