Consorzio Parmigiano Reggiano: Impossibile sintetizzare con semaforo complessità alimenti

Secondo il presidente il Nutriscore "semplifica troppo" e c'è il rischio che le patatine fritte possano ricevere il semaforo verde, mentre cibi come il Parmigiano vengano indicati come poco salutari

Parmigiano reggiano

Nel cantiere della Commissione Europea alcuni provvedimenti sono destinati ad avere importanti ricadute sulle nostre abitudini alimentari. È il caso del Nutriscore, un sistema di etichettatura elaborato in Francia che utilizza l’immagine di un semaforo per assegnare un colore, e dunque il ‘via libera’ oppure lo ‘stop’, a ciascun alimento a seconda del suo livello di zuccheri, grassi e sale, calcolati su una base di riferimento di 100 grammi di prodotto. Secondo le intenzioni dell’ideatore, il consumatore in questo modo avrebbe modo di capire immediatamente quali cibi sono più salutari e quali meno. Di fatto, le indicazioni semaforiche potrebbero penalizzare prodotti che stanno alla base della dieta mediterranea Made in Italy, perché una valutazione che prende in considerazione unicamente l’apporto di grassi, zuccheri e sale su una quantità fissa di nutrimento non tiene conto delle dosi consigliate e in genere consumate. Ne consegue che a prodotti come l’olio extravergine di oliva, verrebbe assegnato un Nutriscore rosso. E persino formaggi come il Grana, da sempre considerati così salutari da essere inseriti nelle diete dei bambini, finirebbero nella categoria ‘dei cattivi’. Quale soluzione adottare, allora? GEA ne ha parlato con Riccardo Deserti, direttore generale del Consorzio Parmigiano Reggiano.

Qual è la posizione del vostro Consorzio sull’adozione dell’etichettatura Nutriscore?

“Il tema del Nutriscore nasce dal bisogno giusto, fortemente sostenuto dall’Italia e dai suoi produttori, di aiutare i consumatori europei a seguire un’alimentazione sana e corretta. Le informazioni, però devono essere trasmesse in modo appropriato. Per esempio, le campagne di informazione europee, condotte in tanti paesi tramite informatori medici o nelle scuole, sono fondamentali. Naturalmente, anche le etichette posizionate sui prodotti sono utili per comunicare dati che il consumatore può sfruttare per compiere le sue scelte alimentari”.

Allora, dove nasce il problema?

“Un’etichetta a semaforo che sintetizza con i colori rosso, giallo e verde semplifica troppo. Noi del Consorzio del Parmigiano Reggiano e molti altri produttori della filiera agroalimentare italiana sosteniamo che non è corretto indicare il contenuto di zuccheri, sale e grassi su 100 grammi di prodotto, perché la dose giornaliera giusta da assumere varia da alimento ad alimento. Ci sono cibi ricchi di grassi, destinati però a essere consumati in porzioni piccole, come l’olio di oliva; altri, invece, sono abitualmente e quotidianamente mangiati in quantità maggiori, come la pasta. Partendo da una base di 100 grammi, allora, si rischia di indicare come poco salutari alimenti che in realtà sono consumati in porzioni minime e viceversa. Così, per assurdo, le patatine fritte potrebbero ricevere il semaforo verde, mentre cibi come il Parmigiano, che hanno una dose giornaliera consigliata attorno ai 30 grammi al giorno, verrebbero indicati come poco salutari. Il vero problema è educare a un bilanciato comportamento alimentare e questo vuol dire anche far conoscere anche le dosi da assumere”.

Il Nutriscore prende in considerazione il sale, i grassi e gli zuccheri presenti nei cibi. Ritiene che siano parametri sufficienti per stabilirne la salubrità?

“Certamente no. Un ulteriore tema legato al Nutriscore è infatti quello della completezza. Parlare solo di zuccheri, sale e grassi, ancora una volta, è semplificatorio. Non si fa cenno, infatti, a vitamine, probiotici o altri nutrimenti. Per quanto riguarda i grassi, non si entra nel merito di quelli saturi o insaturi”.

Pare che, se sarà adottato, il Nutriscore non verrà apposto sui prodotti Dop o Igp, quindi forse il Parmigiano Reggiano non corre il rischio di ricevere questa etichetta.

“Sì, la questione è dibattuta. D’altronde, i prodotti Dop e Igp sono per legge trasparenti nelle loro etichette, che devono riportare tutti gli ingredienti della loro composizione. Anche i loro sistemi di produzione sono noti. Per questi alimenti il Nutriscore non avrebbe dunque molto senso”.

In alternativa al Nutriscore l’Italia ha proposto l’adozione del Nutriinform, etichetta che non valuta i singoli cibi, quanto piuttosto quanto incidono nell’ambito della dieta.

“Il Nutrinform è migliore rispetto al Nutriscore perché consente di superare il problema del mettere a confronto prodotti che tra di loro non sono paragonabili, considerando la dose giornaliera dei nutrienti. Ma in generale, non basta un’etichetta per dare tutte le necessarie indicazioni relative a un prodotto. Ci vogliono programmi di educazione alimentare, come quelli previsti dalla ‘Next Generation’ europea. Soluzioni come quella del Nutriscore avvantaggiano una parte dei produttori, creando uno scontro, per esempio tra chi opera nel mondo delle proteine vegetali e chi invece in quello delle proteine animali”.

Le etichette sono, per definizione, piccole e sintetiche. Secondo lei quindi bisognerebbe rinunciare a inserire informazioni utili su questi cartellini?

“Qualche informazione, naturalmente, va inserita anche sull’etichetta, dal momento che è sensato indicare i rischi collegati all’abuso di determinati alimenti. Il tema di fondo però è quello di non criminalizzare alcuni alimenti senza che ci siano basi oggettive”.

Che cosa proponete, quindi, come consorzio?

Il sistema delle etichette deve essere supportato da una reale politica per l’educazione alimentare. Nelle scuole, sul retro delle confezioni, sui siti web legati al prodotto, nei punti vendita, occorre innescare un circuito positivo che faccia conoscere i danni che una cattiva alimentazione può arrecare alla salute. Sarebbe corretto assegnare il semaforo ad ogni cittadino in base al suo comportamento alimentare. Come Consorzio siamo da tempo impegnati a comunicare i valori positivi del Parmigiano Reggiano, utile per la crescita, per contrastare l’osteoporosi e per mille altri motivi. Abbiamo un programma che ci porta nelle scuole, organizziamo visite per far conoscere questo formaggio, far vedere come nasce, insegnare la sua tradizione”.

Alla fine pensa che il Nutriscore verrà adottato?

“Credo che difficilmente sarà approvato. Il dibattito attorno a questo provvedimento, però, deve essere un’opportunità da cogliere, per discutere e avviare una reale politica informativa”.