Conti Eni migliori delle attese nonostante calo prezzi energia: Bene gas e rinnovabili

Il Cane a sei zampe migliora infatti la guidance, ovvero la stima di previsione, del settore Ggp sull'Ebit rettificato

L’utile netto del primo semestre cala del 32% e quello del secondo trimestre del 49% per il crollo del prezzo del gas e per il ridimensionamento delle quotazioni del petrolio rispetto a un anno fa, eppure i conti di Eni battono le attese. E dovrebbero essere ancora meglio nei prossimi mesi. Il Cane a sei zampe migliora infatti la guidance, ovvero la stima di previsione, del settore Ggp (gas e gas naturale liquefatto) sull’Ebit rettificato – margine lordo – nell’intervallo 2,7 e 3 miliardi nell’anno, rispetto alla precedente previsione di 2- 2,2 miliardi, e per Plenitude & Power: in particolare l’Ebitda proforma rettificato di Plenitude è rivisto al rialzo a circa 0,8 miliardi rispetto alla precedente guidance superiore a 0,7 miliardi.

Non a caso l’amministratore delegato Claudio Descalzi si è mostrato soddisfatto di fronte ai conti: “Nel secondo trimestre 2023 Eni ha ottenuto eccellenti risultati operativi e finanziari in un contesto di mercato meno favorevole. Sottolineiamo questa resilienza dopo che Eni, nel precedente e ben più positivo scenario, era stata in grado di coglierne al meglio le opportunità. Oltre ad aver raggiunto traguardi finanziari positivi, Eni ha realizzato importanti progressi nella attuazione della propria strategia in tutti i settori di attività. L’utile operativo adjusted del secondo trimestre, pari a 3,4 miliardi e che sale a 4,2 miliardi includendo il contributo delle JV/collegate, è stato trainato dai solidi risultati di una E&P in crescita e da un’altra eccellente performance di Ggp. Mentre lo scenario di mercato ha condizionato la raffinazione e la chimica, Sustainable Mobility e Plenitude – ha precisato il numero uno di Eni – continuano a registrare crescita di utili e di capacità in linea con il piano e nonostante le volatili condizioni esterne. Il flusso di cassa adjusted è stato rilevante, 4,2 miliardi, ben superiore alle esigenze di finanziamento degli investimenti di 2,6 miliardi. Nel primo semestre 2023, anche scontando il fabbisogno del capitale circolante, abbiamo ottenuto circa 3 miliardi di flusso di cassa discrezionale, in grado di coprire quasi per intero l’esborso per il dividendo 2023”.

Descalzi ha rimarcato che “le iniziative di trasformazione strategica che stiamo implementando stanno portando benefici ai nostri risultati, e il 2023 ha registrato ulteriori significativi avanzamenti. Oltre a espandere la nostra capacità di bioraffinazione con la JV di Chalmette negli Stati Uniti e all’acquisizione di Novamont nella chimica verde, a giugno abbiamo annunciato l’acquisizione di Neptune Energy. Il portafoglio di Neptune, focalizzato sul gas, complementare a livello geografico/operativo a quello Eni e a ridotto profilo di emissioni operative, rappresenta una eccezionale combinazione rispetto ai nostri obiettivi di medio/lungo termine, e comporterà significativi benefici operativi e finanziari”.

Sul fronte green, tra aprile e giugno i volumi di lavorazione bio pari a 140 mila tonnellate registrano un decremento del 3% rispetto all’analogo periodo del 2022: i maggiori volumi lavorati presso la bioraffineria di Gela, a seguito della fermata nel 2022, sono stati più che compensati dalle minori lavorazioni della bioraffineria di Venezia a seguito di fermate programmate. Nel primo semestre tuttavia i volumi di lavorazioni bio aumentano del 17% rispetto al periodo di confronto, beneficiando dei maggiori volumi lavorati presso la bioraffineria di Gela. Poi la capacità installata da fonti rinnovabili è pari a 2,5 GW, in aumento di circa 1 GW rispetto al 30 giugno 2022, mentre la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili è stata pari a 980 GWh nel secondo trimestre, +318 GWh rispetto al corrispondente periodo dello scorso anno. E i punti di ricarica dei veicoli elettrici installati sono 16.600, raddoppiati rispetto al giugno 2022, in linea con il piano di potenziamento dell’infrastruttura di rete. Plenitude ha così conseguito l’utile operativo adjusted di 133 milioni di euro, in aumento del 19%.

Ora, ha concluso Descalzi, “considerando l’andamento del primo semestre e il chiaro progresso dei nostri settori di attività, che porta a un miglioramento nella previsione dei risultati ad anno intero, si confermano i solidi fondamentali sulla cui base corrispondere a settembre la prima rata trimestrale del dividendo annuo di 0,94 euro per azione, aumentato rispetto all’esercizio precedente, nonché proseguire il programma di riacquisto di azioni da 2,2 miliardi avviato a maggio”. Il titolo, partito al rialzo dopo i conti, alla fine arretra e chiude in rosso a -0,52%, ma a pesare sull’andamento è anche l’andamento del prezzo del petrolio, in calo durante il pomeriggio prima di passare in verde attorno alle 18 dopo la chiusura di Piazza Affari.