Se durante un anno non si costruissero armi, finirebbe la fame nel mondo. Lo ha detto uno studioso a Papa Francesco, qualche mese fa. In un Pianeta segnato da conflitti diffusi che sembrano non conoscere una fine, la sfida della lotta alla crisi alimentare per Jorge Mario Bergoglio è più urgente che mai.
Calamità naturali, conflitti armati, corruzione e sfruttamento della terra “ostacolano la produzione alimentare, minano la tenuta dei sistemi agricoli e minacciano pericolosamente l’approvvigionamento nutrizionale di intere popolazioni”, osserva ricevendo in udienza i partecipanti alla Conferenza della Pontificia Accademia delle Scienze sulle crisi alimentari e umanitarie. Si tratta di situazioni aggravate dagli strascichi della pandemia di Covid-19, mentre, denuncia il Pontefice, si assiste al “declino della solidarietà fraterna, determinato, tra l’altro, dalle pretese egoistiche insite in alcuni attuali modelli economici”.
Secondo l’ultimo rapporto delle Nazioni Unite sullo Stato della Sicurezza Alimentare e della Nutrizione pubblicato a luglio scorso, nel mondo il numero delle persone che soffrono la fame è salito a 828 milioni nel 2021. Un aumento di circa 46 milioni di persone dal 2020 e 150 milioni di persone dallo scoppio della pandemia.
Il dossier fornisce nuove prove di come il mondo si stia allontanando ancora dall’obiettivo di porre fine alla fame, all’insicurezza alimentare e alla malnutrizione in tutte le sue forme entro il 2030. I numeri dipingono un quadro cupo: circa 2,3 miliardi di persone (29,3 per cento) hanno vissuto in condizioni di insicurezza alimentare moderata o grave nel 2021, 350 milioni in più rispetto a prima dello scoppio della pandemia. Quasi 924 milioni di persone (l’11,7 per cento della popolazione mondiale) hanno affrontato gravi livelli di insicurezza alimentare, un aumento di 207 milioni in due anni.
Si stima inoltre che circa 45 milioni di bambini al di sotto dei cinque anni abbiano sofferto di deperimento, la forma più mortale di malnutrizione, che aumenta il rischio di morte dei bambini fino a 12 volte. Inoltre, 149 milioni di bambini al di sotto dei cinque anni hanno avuto deficit di sviluppo a causa di una mancanza cronica di nutrienti essenziali nella loro dieta, mentre 39 milioni erano in sovrappeso. Guardando al futuro, le proiezioni indicano che, nel 2030, quasi 670 milioni di persone (l’8 per cento della popolazione mondiale) dovranno ancora affrontare la fame, anche prendendo in considerazione una ripresa economica globale. E’ sostanzialmente un numero simile al 2015, quando l’obiettivo di porre fine alla fame, all’insicurezza alimentare e alla malnutrizione entro la fine di questo decennio fu lanciato nell’ambito dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile.
“Auspico che la vostra Conferenza ci aiuti tutti ad uscire meglio dalle crisi che stiamo attraversando – è la speranza del Papa -, non solo concentrandoci sulle soluzioni tecniche, ma soprattutto ricordando quanto sia essenziale sviluppare un atteggiamento di solidarietà universale fondato sulla fraternità, sull’amore e sulla comprensione reciproca”.
Le crisi e i conflitti, ricorda, sono cose diverse: “Da un conflitto è difficile uscire costruttivamente. Invece dalle crisi si può uscire, si deve uscire, ma a due condizioni: non si può uscire da soli, o usciamo insieme o non possiamo uscire. E, dall’altra parte, da una crisi si esce per migliorare, sempre per andare avanti, per progredire”.