Di Maio e Cingolani in Angola e Congo: obiettivo ‘archiviare’ gas russo

Oggi e domani la missione italiana per definire nuovi accordi di partnership per la fornitura del gas, implementando la strategia nazionale di sostituire (entro il 2023) il 50% delle forniture di energia russa

gas

In Angola e Congo per continuare l’opera di smarcamento dalla dipendenza energetica dalla Russia. Dopo quello sottoscritto in Algeria l’11 aprile scorso, oggi e domani l’Italia definirà nuovi accordi di partnership per la fornitura del gas, implementando la strategia nazionale di diversificazione delle fonti che, nel giro di tre anni, dovrebbe portare il nostro Paese, assieme a una seria e strutturale politica di rilancio delle rinnovabili, a chiudere definitivamente i conti con Mosca, dal punto di vista della fornitura energetica. Non ci sarà Mario Draghi, il premier infatti è bloccato a Roma dopo essere risultato positivo al Covid-19 (è asintomatico e lavora dal proprio domicilio), ma seguirà passo dopo passo la missione affidata nelle mani di Luigi Di Maio e Roberto Cingolani. Il ministro degli Esteri conosce perfettamente il dossier, avendo già aperto le trattative da un mese, mentre il responsabile della Transizione ecologica ha il quadro completo del fabbisogno nazionale, sia per quel che riguarda gli stoccaggi sia per le necessità correnti.

Le cifre non sono state rese pubbliche, soprattutto per una questione di sicurezza nazionale, ma se i dettagli dell’intesa saranno confermati, assieme ai prossimi accordi da chiudere con Mozambico, Qatar, Egitto e Azerbaijan, il quantitativo di gas in arrivo nei prossimi tre anni dovrebbe bastare all’Italia per affrancarsi dalla Russia, con la quale i rapporti sono sempre tesi dopo l’invasione dell’Ucraina e la difficoltà di ottenere almeno un cessate il fuoco per alleggerire la pressione sulla popolazione. Le ostilità sono ancora in corso, ragione per cui l’Europa è pronta a varare un sesto pacchetto di sanzioni (incentrato proprio sul petrolio ed energia) per provare a convincere il presidente, Vladimir Putin, non solo a sospendere attacchi e bombardamenti, ma anche a ritirare la richiesta di pagare le forniture in rubli.

Angola e congo

L’obiettivo di far tacere le armi è stato ribadito anche nel pomeriggio di martedì, nella nuova videoconferenza tra il premier Draghi, il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, il presidente della Repubblica francese, Emanuelle Macron, il cancelliere tedesco Olaf Scholz, il primo ministro britannico, Boris Johnson, il primo ministro del Canada, Justin Trudeau, il primo ministro giapponese, Fumio Kishida, il presidente della Polonia, Andrzej Duda, il presidente della Romania, Klaus Iohannis, il presidente del Consiglio Ue Charles Michel, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg. I leader hanno condiviso la forte preoccupazione per il prolungarsi della guerra e l’esigenza di giungere quanto prima ad un cessate il fuoco, oltre a confermare l’importanza di uno stretto coordinamento per il sostegno all’Ucraina in tutte le sue dimensioni, con particolare riguardo al contributo al bilancio del Paese. Inoltre, ampio consenso è stato espresso sulla necessità di rafforzare la pressione sul Cremlino, anche con l’adozione di ulteriori sanzioni, e di accrescere l’isolamento internazionale di Mosca. Sottolineando l’impegno comune a diversificare le fonti energetiche, per ridurre così la dipendenza dagli approvvigionamenti russi.

Anche per questo la missione di Di Maio e Cingolani assume grande importanza. A Luanda i due ministri incontreranno il presidente della Repubblica dell’Angola, Joao Manuel Goncalves Lourenco, mentre a Brazzaville il presidente della Repubblica del Congo, Denis Sassou N’Guesso. Con il quale Draghi ha avuto in mattinata un colloquio telefonico, condividendo l’ampio potenziale del partenariato bilaterale, in particolare nel settore energetico, ripromettendosi di incontrarsi presto di persona. L’obiettivo dell’Italia è quello di sostituire (entro il 2023) il 50% delle forniture di gas russo: un terzo dall’Algeria, mentre il resto da Congo, Angola, Mozambico e gli altri Paesi africani con cui sta discutendo le nuove intese di partnership, compresi Egitto e Qatar.