Coltivare con le radici fuori dal terreno, nebulizzate con acqua e sostanze nutritive in un ambiente completamente controllato, riducendo al minimo l’impiego di pesticidi e con un risparmio idrico del 98% rispetto alle colture tradizionali? È possibile, grazie alla tecnologia aeroponica usata e sviluppata da Agricooltur, una giovane start up torinese, nata nel 2018 dall’idea di Bartolomeo Marco Divià, Stefano Ferrero e Alessandro Boniforte, che hanno unito le loro diverse competenze. “I vantaggi offerti da questo sistema rappresentano la soluzione ideale a ‘gamma zero’, a zero chilometri e a zero residuo: i nostri prodotti arrivano in vendita al consumatore senza esser stati recisi mantenendo così un incredibile standard di freschezza” spiega a GEA il Ceo Divià. Perché nella produzione aeroponica “le nostre piante crescono in appositi vassoi di coltivazione dove il veicolo nutrivo anziché essere la terra è l’acqua vaporizzata, pochissima e arricchita dei nutrienti necessari all’accrescimento.”
A differenza dell’idroponica, dove le radici delle piante vengono immerse completamente nell’acqua, l’aeroponica “permette invece di sfruttare dei volumi di acqua inferiori poiché è nebulizzata e la pianta riesce in maniera più efficiente ad assorbire le sostanze nutritive necessarie allo sviluppo. Ad esempio, una pianta di basilico coltivata in aeroponica permette di risparmiare 285,5 litri d’acqua al chilo di prodotto, un’insalata 312,5 chili d’acqua. Una serra produttiva arriviamo anche a risparmiare diversi milioni di litri d’acqua all’anno.” Il vantaggio della tecnologia, inoltre, non sembra essere solo il risparmio idrico, ma anche quello dei fertilizzanti perché quello non necessario alla pianta non viene disperso nei terreni come succede per le agricolture tradizionali. Un altro punto di efficienza importante è il controllo dell’ambiente, ovvero “come temperatura, umidità, immissione e saturazione dell’aria creano il miglior habitat possibile per le piante in coltivazione e minimizzano la proliferazione di malattie e dei fitofagi di vario genere.”
Sembrerebbe la soluzione perfetta per affrontare la grande siccità che sta colpendo molti Paesi europei a causa degli effetti del cambiamento climatico. “Una delle nostre sfide è rendere il progetto esportabile ovunque”, ammette Divià. Per questo Agricooltur ha creato delle piccole cialde essiccate, con una shelf life di cinque mesi, spendibili ovunque. “Cosa succede se si apre un sito ad esempio a Dubai? Noi saremmo in grado di progettare e realizzare una delle nostre serre altamente tecnologiche, con controllo da remoto e provvedere al refill delle materie prime per la coltivazione autonoma tramite le cialde e fertilizzanti. La coltivazione aeroponica potenzialmente potrebbe essere utilizzata per qualsiasi prodotto agricolo”. Sicuramente, però, come viene detto da Divià “per una produzione massiva, penso al mais, vi sarebbe un dispendio economico troppo elevato.”
Agricooltur si concentra sul B2B attraverso partnership imprenditoriali che vedono l’azienda impegnata in diversi settori: dal Real Estate, con il progetto Forrest in Town a Milano, alle scuole con percorsi specifici di sensibilizzazione dei ragazzi ai temi di sostenibilità e ambiente. L’offerta per le aziende si completa portando una produzione agricola all’interno della sede che non solo permette di avere ortaggi freschi alla mensa aziendale ma di avere un impatto di estrema rilevanza sui criteri ESG, “influendo positivamente sui rating di sostenibilità aziendale nei parametri Environmental e Social”, continua Divià. E poi, la capillarità sul territorio arriva sviluppando un sistema di Franchising Agri Tech, una proposta innovativa rispetto alle tradizionali Vertical Farm. Urbancooltur, azienda agricola di Agricooltur, nasce come pilot di un Franchisee per la commercializzazione dei prodotti finiti rivolgendosi al canale Ho.Re.Ca e Gdo. I siti di coltivazione Agricooltur sono presenti a Carignano (TO), a Milano CityLife e a Genova nella Radura della memoria. E poi “stiamo per installare un sito di coltivazione al Mind a Milano, polo dell’Innovation Center e un sito a Roma Ostiense”, conclude Divià. La sfida del futuro per Agricooltur sarà quella di portare le coltivazioni ancora più vicine al consumatore per affermare in maniera definitiva il concetto del cm 0.