
A esaltarlo sono i due che lo hanno annunciato: Bruxelles da un lato e Washington dall’altro. In conferenza stampa, il commissario europeo al Commercio, Maros Sefcovic, si è mostrato sicuro del risultato ottenuto dalla lunga trattativa sui dazi e ha spiegato che con gli Stati Uniti d’America l’Unione europea ha raggiunto “il miglior accordo che potesse ottenere in circostanze molto difficili”. Allo stesso modo, per la Casa Bianca si tratta del “raggiungimento di un accordo commerciale storico”. Per Sefcovic rappresenta “un risultato migliore di una guerra commerciale totale”, dato che “il mondo prima del 2 aprile non c’è più e bisogna adattarsi alla nuova realtà” e l’ipotesi paventata dal presidente Donald Trump di una tariffa al 30% avrebbe significato “un’enorme tensione politica, molte Pmi sottoposte a una pressione drammatica e la potenziale perdita di centinaia di migliaia, se non milioni, di posti di lavoro”.
Per il caponegoziatore, l’accordo trovato “porta una rinnovata stabilità e apre le porte a una collaborazione strategica” ed “è il risultato di mesi di sforzi autentici e instancabili, senza pari nella loro intensità e pari solo all’importanza del nostro commercio transatlantico il cui valore di 1,7 trilioni di dollari sottolinea quanto fosse alta la posta in gioco”, afferma Sefcovic in conferenza stampa. Per Washington, “l’accordo del presidente Trump con l’Unione europea realizza riforme strutturali e impegni strategici storici che andranno a beneficio dell’industria americana, dei lavoratori e della sicurezza nazionale per generazioni”. Inoltre, “segna una modernizzazione generazionale dell’alleanza transatlantica e garantirà agli americani livelli di accesso al mercato dell’Unione europea senza precedenti”. Il presidente Trump “ha raggiunto un altro accordo che posiziona gli Stati Uniti come destinazione preminente al mondo per investimenti, innovazione e produzione avanzata”, riporta il sito della Casa Bianca.
Ma a Bruxelles e tra i Ventisette, i primi umori che si registrano non sono altrettanto positivi. Il primo ministro francese, François Bayrou, è quello che ha usato tra le parole più dure: “È un giorno buio in cui un’alleanza di popoli liberi, riuniti per affermare i propri valori e difendere i propri interessi, decide di sottomettersi”, ha commentato. Fortemente critico verso la conduzione europea del negoziato, il primo ministro ungherese, Viktor Orban: “Non è stato Donald Trump a raggiungere un accordo con Ursula von der Leyen, ma piuttosto Donald Trump a mangiarsi Ursula von der Leyen”, ha dichiarato il leader ungherese in una diretta Facebook. Il cancelliere tedesco, Friedrich Merz, si dice “non soddisfatto di questo risultato” perché i dazi del 15% “causeranno danni ingenti all’economia tedesca”. Allo stesso tempo, “non credo sia una cosa positiva, ma era evidente, vista la situazione iniziale con gli Stati Uniti, che non fosse possibile ottenere di più”, ha aggiunto. Il primo ministro socialista spagnolo Pedro Sánchez ha dichiarato di “(sostenere)” l’accordo commerciale, ma “senza alcun entusiasmo”.