Sostenibilità, transizione, ambiente. Tutte parole che spopolano nel dibattito pubblico degli ultimi anni. Spesso, però, si dà per scontato un elemento fondamentale per abbandonare l’era del carbonio e convertirsi all’energia pulita, ovvero la natura. Il cosiddetto “capitale naturale”, che è anche il titolo di un convegno organizzato da Edison a Milano per dimostrare il percorso della società nella lotta ai cambiamenti climatici e nella tutela della biodiversità. Come ha sostenuto, nel suo intervento, Andreas Kipar – architetto, docente e paesaggista, fondatore di Land – “il paesaggio non è più una cornice romantica, ma torna a essere produttivo per agricoltura, foreste, ambiente, energia. Green Deal vuol dire ‘going local’, tornare al locale. La gran parte degli impianti Edison infatti si trova infatti nelle zone interne. Siamo così di fronte a un rinascimento ambientale ed ecologico”, aggiunge Kipar. “Dobbiamo rendere visibile quello che ora appare invisibile. Da un modello centralizzato, bisogna accelerare verso un modello aperto che dialoga col territorio. Come? Partendo dagli oltre 200 impianti di Edison presenti sul territorio italiano, che coprono il 18% del territorio nazionale”.
La politica sostenibile di Edison ha visto proprio i 10 chilometri intorno alle proprie strutture diventare il terreno per investimenti green. Un’area che vale “55mila chilometri quadrati”, una zona dove “si può tornare al connubio territorio-energia per promuovere nuovi paesaggi produttivi. Ora i cittadini possono tornare a casa, alla natura, e usare al meglio quello che sta intorno a loro, dalle città alle campagne”, ha specificato Kipar.
Natura, energia, vita. “Negli anni scorsi abbiamo condotto un’analisi della vulnerabilità ecologica e del rischio biodiversità nei pressi dei nostri siti di generazione elettrica, esaminando un raggio di 10 km per ognuno degli oltre 200 nostri impianti: per ciascun sito produttivo è stato creato un profilo di biodiversità che tiene conto delle specie animali e vegetali presenti, degli habitat e biomi riconosciuti a livello scientifico, e delle aree naturali sottoposte a tutela”, sottolineano da Edison. “Ecologia e biodiversità sono state un po’ banalizzate in questi anni. Però la riduzione della biodiversità porta a un impoverimento del controllo e della regolazione all’interno degli ecosistemi. Salvaguardare la biodiversità significa salvaguardare gli ecosistemi, conservare i servizi ecosistemici che generano materiali e servizi per l’economia e quindi benefici sociale”, spiega Anna Occhipinti, professoressa di ecologia e coordinatrice del team di ricerca Ecologia Marina all’università di Pavia, durante il suo intervento che ha rivelato un numero terrorizzante proprio in funzione biodiversità. Un recente studio tedesco ha “monitorato 150 aree, studiando 16 servizi ecosistemici. Ebbene, c’è stato un declino del 68% delle specie dal 1970 al 2016. L’impatto antropico è determinante, in particolare quello dell’industria”.
Industria che, con le sue emissioni a livello globale, genera cambiamenti nella natura. “Abbiamo avuto ghiacciai che si sono ritirati di un km d’estate, cosa mai successa. Quello che è successo quest’anno di solito accadeva in tre anni”, puntualizza Valter Maggi, professore di glaciologia all’università Milano-Bicocca e vicepresidente comitato glaciologico italiano.
La situazione ambientale è sotto gli occhi di tutti, per questo Edison è in prima fila nella transizione. Anche per provare a restituire quello che da oltre un secolo il settore energetico ha sottratto alla natura. La sostenibilità, come precisa Elena Guarnone (Head of Sustainbility del gruppo), è “responsabilità delle aziende”. La restituzione al territorio è al centro, ad esempio, del progetto “i sentieri del vento”, dove gli impianti per la produzione di energia dialogano con i paesaggi che li ospitano. “Per questo, nel corso del 2021, abbiamo partecipato alla pubblicazione della Guida turistica dei parchi eolici italiani, un progetto pensato da Legambiente – si legge sul sito della società – per far scoprire territori speciali, poco conosciuti e che rappresentano oggi uno dei laboratori più interessanti per la transizione energetica. L’impianto Edison che ha trovato spazio in questa vetrina è il parco eolico di Santa Luce in provincia di Pisa“.
Barbara Terenghi, vicepresidente esecutivo Sustainbility Edison, ricorda così i target verdi della società: produrre energia pulita e accessibile, lottare contro il cambiamento climatico e difendere la biosfera. Senza quest’ultima, tra l’altro, “non si riesce nemmeno a risolvere il problema della fame” nel mondo, spiega Terenghi: “Cambiamento climatico e perdita della diversità sono due questioni da affrontare in modo parallelo. Il primo problema infatti si fortifica al crescere dell’altro, e viceversa”. Il tempo per operare è sempre meno e il 2030 è vicino, ovvero la data target che l’Unione Europea si è data con la strategia 30X30 per arrestare la perdita di biodiversità. La strategia Ue mira a rafforzare “la resilienza delle nostre società rispetto a minacce future quali effetti dei cambiamenti climatici, incendi boschivi, insicurezza alimentare ed epidemie”. A fine anno, a Montreal, la Cop15 della biodiversità proverà a dare una accelerata. Edison non aspetta altro per incrementare le proprie politiche ambientali.
Photo credit: Edison